Chi è venuto perché era uno dei pionieri, chi perché era uno degli scommettitori, chi perché era uno del ciclismo, chi perché era uno del luogo.
Chi è venuto per avere l’autografo di Nibali, chi per avere una foto con Visconti, chi per vedere Cassani, chi per salutare Bettini.
Chi è venuto perché era stato invitato, chi perché era stato sollecitato, chi perché l’ultima volta prima di questa c’era, chi perché l’ultima volta prima di questa non c’era.
Chi è venuta per assecondare il marito, chi per accompagnare il figlio, chi per portare a spasso se stesso, chi per chi per accontentare la bambina (o il bambino) che continua a essere dentro ciascuno di noi.
Chi è venuto perché aveva detto di sì, chi perché non aveva saputo dire di no, chi perché voleva sapere come sarebbe andata a finire, chi perché sapeva già come sarebbe andata a finire però voleva controllare di persona.
Chi è venuto perché Tafi è da sempre un suo amico, chi perché Sbaragli è stato il suo allievo, chi perché Magrini è il più simpatico di tutti, chi perché Nieri è il meccanico numero 1 al mondo.
Chi è venuto perché era sabato sera, chi perché era la Casa del popolo, chi perché era da un sacco che aspettava un’occasione così, chi perché ci sono così poche occasioni per esibirsi in giacca e cravatta, chi perché chiedetemi tutto ma non di venire in giacca e cravatta.
Chi è venuto per verificare se il Chiodo d’oro è veramente un chiodo, chi per appurare se il Chiodo d’oro è veramente d’oro, chi per sincerarsi se Nibali e Visconti appenderanno veramente la bici al chiodo, chi perché ha capito che Visconti l’ha appesa, almeno per il momento, ma Nibali non ha alcuna intenzione di farlo.
Chi è venuto per ricordare Stefano Benvenuti, chi per onorare Stefano Benvenuti, chi per mostrare a Stefano Benvenuti che la festa continua anche senza di lui ma è come se lui ci fosse ancora.
Chi è venuto perché fa parte del Triangolo delle Bermuda - quello che Benvenuti aveva idealmente tracciato intorno al San Baronto -, chi perché sente di appartenere a quella terra, a quella gente, a quel ciclismo, chi perché sente che quella storia sta lentamente per sfumare e tramontare.
Chi è venuto perché immaginava che ci sarebbe stato un botta-e-risposta fra Nibali e Visconti, chi perché sperava che ci sarebbe stato anche fra Cassani e Magrini, chi perché voleva essere il quarto moro con Primo, Massimiliano e Manuel Mori.
Chi è venuto comunque se la ricorderà, questa speciale edizione, a metà fra Trofeo Tandem e Chiodo d’oro, nella Casa del popolo a Stabbia di Cerreto Guidi, per quel patrimonio di umanità, per quel carico di emozioni, per quella eredità di memorie che si tramandano, che si rinnovano, che si ravvivano.
Il ciclismo, da queste parti, dove non c’è un nome che non ricordi una corsa, dove non c’è una corsa che non recuperi una sfida, dove non c’è un campanile che non rimandi a un campanilismo, farebbe impazzire americani e australiani, perfino belgi e francesi. Ma essere profeti in patria è sempre stata una missione quasi impossibile.
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