Annemiek VAN VLEUTEN. 10 e lode. Quello che ha fatto nel finale andrebbe fatto rivedere più volte nelle scuole di ciclismo. Quello che ha fatto questa fantastica ragazza alla soglia delle 40 primavere è semplicemente da urlo. Tutta la corsa andrebbe vista e rivista, ma anche analizzata. L’Olanda che insegue, che lotta e subisce, che non ce la fa a restare una volta che una con le migliori e alla fine, con un colpo d’ali, di classe, di fortuna, di quello che volete voi colgono il risultato pieno. È lo sport bellezza: è il ciclismo, e fino alla fine bisogna crederci. Questo è l’insegnamento che oggi questa prodigiosa ragazza ci ha trasmesso. Caduta nella staffetta mista di qualche giorno fa e con una microfrattura al gomito che aveva messo in dubbio la sua partecipazione, la fuoriclasse olandese non solo parte, ma lavora per le sue compagne e con l’aiuto di una superlativa Ellen Van Dijk chiude sui diversi tentativi di attacco per mettere nelle condizioni migliori Marianne Vos, l'atleta che sulla carta dovrebbe essere la capitana della nazionale olandese. Poi ci pensa lei, con un’intuizione, un colpo di classe, un colpo d’autore. Giro, Tour, Vuelta e mondiale nello stesso anno. Boom!
Lote KOPECKY. 5. La 26enne belga si trova davanti al portiere, lo supera e sbaglia clamorosamente a porta vuota. Si guarda attorno, attende, ma non si accorge della Van Vleuten che arriva a doppia velocità. Lei è doppiamente sorpresa.
Silvia PERSICO. 8. Conquista il bronzo, che vale tantissimo per la 25enne bergamasca, ma altrettanto vale per tutta la squadra azzurra, che corre con personalità e lucidità. Per la Persico bronzo proprio come aveva fatto ad inizio anno nel mondiale di ciclocross. Può solo crescere e migliorare: la ragazza ha stoffa da vendere.
Lian LIPPERT. 8. È la tedesca ad accendere la miccia sullo strappo di Mount Pleasant con Kasia Newiadoma. Sono loro due a dare fuoco alle polveri e a far esplodere la corsa. È grazie alla loro azione che in testa si forma un quintetto con la nostra Elisa Longo Borghini, Liane Lippert (Germania), Kasia Newiadoma (Polonia), Cecile Ludwig (Danimarca) ed Ashley Moolman Pasio (Sud Africa). Nell’ultimo passaggio, stessa azione fotocopia. Poi però ci sarà la foto: alla Van Vleuten.
Elisa LONGO BORGHINI. 8. La corsa è dura e lei viene fuori. Non si fa pregare, non si risparmia, ci prova in tutti i modi, ma le corse sono bastarde. Lo sa molto bene lei, lo sappiamo tutti.
Marianne VOS. 4. È la punta dell’Olanda, che si mostra spuntata e assente. Sembra il simbolo della disfatta arancione, che per questo mondiale e un arancione parecchio sbiadito. Poi arriva Annemiek, che salva tutte.
Marlen REUSSER. 5,5. Corre all’attacco, e per questo è da 7. Poi fa una sparata pazzesca per riportare in prossimità dell’ultimo chilometro il gruppetto della Van Vleuten sulle cinque battistrada. Diciamo che la svizzera si sacrifica per la causa di altri.
Vittoria GUAZZINI. 8. Al pari di Elena Cecchini si adopera per controllare corsa e tenere alta la velocità. Potrebbe pensare alla maglia iridata delle under’23, lei pensa alla maglia azzurra che porta sulle spalle come una seconda pelle, come tutte le azzurre, che per quanto mi riguarda sono tutte da applausi.
Paolo SANGALLI. 8. Cosa gli si può imputare? Niente. La squadra azzurra si muove da squadra e tutte fanno il loro sacrosanto lavoro con impegno e senso di appartenenza.