Da quando fu creata nel 1911, con il nome di Piccolo Giro di Lombardia per distinguerlo dal Lombardia "dei grandi", la classica autunnale per dilettanti e Under 23 ha cambiato sedi di partenza e arrivo e organizzatori: Milano e dintorni per quasi ottant'anni (sotto l'egida, in ordine cronologico, di Unione Sportiva Milanese, Unione Ciclo Auto Moto e Bruzzanese Brill) fino al trasferimento nel 1990 sul lago dei due rami, con Velo Club Como e Gruppo Sportivo Lario; infine, dopo due edizioni non svolte nel primo decennio del Duemila, la presa in mano da parte del Velo Club Oggiono con relativo percorso nella Brianza lecchese a partire dal 2010.
Un elemento invece è rimasto pressoché costante, anzi più di uno. Dal 1920, dando seguito a quanto fatto l'anno prima dal Lombardia professionistico, la scalata da Bellagio alla Madonna del Ghisallo, quest'ultima proclamata poi nel '49 da Papa Pio XII Santa protettrice dei ciclisti: qualsiasi siano planimetrie e altimetrie, il sacro Ghisallo c'è sempre. Immutata, inoltre, la funzione del Piccolo Lombardia come trampolino di lancio dei veri talenti verso l'olimpo di questo sport: l'albo d'oro della competizione è un viaggio in un secolo di prestigioso ciclismo.
Oltre naturalmente alla preminenza italiana per metà abbondante della sua storia, notiamo subito un'altra cosa: nessuno ha vinto più di una volta il Piccolo Lombardia. Una volta trionfato qui, il corridore è maturo per il salto nella massima categoria.
Balza immediatamente all'occhio il successo nel 1914, sull'arrivo posto allora a Sesto San Giovanni, di un 22enne Tano Belloni, uno di quei grandi pedalatori che hanno avuto la sventura di trovarsi a battagliare contro dei fenomeni: nonostante successi di rilievo, Belloni sarebbe passato alla storia come l'Eterno Secondo nella rivalità con Costante Girardengo. Ma una soddisfazione tutta lombarda se l'è tolta eccome: l'anno successivo, così come nel '18 e nel '28, si è aggiudicato anche il Lombardia dei pro. Tano Belloni è uno dei soli quattro uomini che sono riusciti a vincere sia il Piccolo che il Giro di Lombardia. Gli altri tre sono Diego Ronchini (1955 il Piccolo, '57 il Lombardia), Sean Kelly (1976 il Piccolo; '83, '85 e '91 il Lombardia) e Moreno Argentin (1979 il Piccolo, '87 il Lombardia in seguito a un primo e un secondo posto ai Mondiali).
Kelly, che in carriera ha conquistato più di una volta tutte le monumento tranne il Fiandre (dove è stato tre volte secondo) non è stato il primo straniero a vincere il Piccolo Lombardia.Tre anni prima dell'irlandese, la provincia meneghina aveva visto esultare, davanti a Gianbattista Baronchelli, il neozelandese Bruce Biddle, già quarto all'Olimpiade di Monaco: Biddle passò professionista la stagione successiva, come tanti colleghi vincitori di questa gara prima e dopo di lui, e corse sempre per squadre italiane.
Torniamo per un attimo ai decenni in bianco e nero. Nel 1923 ci fu addirittura un vincitore in maglia iridata: in un'epoca in cui le differenze tra dilettantismo e professionismo avevano contorni meno netti rispetto a oggi, Libero Ferrario partecipò al Piccolo Lombardia e lo vinse due mesi dopo essere diventato, a Zurigo, il primo italiano a vincere il Mondiale!
Nel 1926 fu il turno di Mario Lusiani, un antenato degli odierni Ganna & co. dato che nel '28 avrebbe poi fatto parte del quartetto dell'inseguimento su pista che si mise al collo l'oro olimpico ad Amsterdam battendo i padroni di casa olandesi (con Lusiani c'erano Gaioni, Facciani e Tasselli). Alla voce 1928 dell'albo piccolo-lombardo troviamo invece Luigi Marchisio, che nel '30 avrebbe conquistato il Giro d'Italia, l'ultimo in cui ancora non esisteva la maglia rosa (introdotta nell'edizione successiva da Armando Cougnet) e caratterizzato dalla celebre assenza di Alfredo Binda "profumatamente pagato per non correrlo".
Spostandoci in avanti nel tempo, anche Moser ha vinto il Piccolo Lombardia. Ma non Francesco, bensì Aldo, che nel 1953 trionfò appena 19enne su Lino Ciocchetta ed Ercole Baldini. Con quella solitaria vincente, il maggiore dei fratelli Moser si guadagnò il soprannome di Piccolo Coppi, dato che il Ghisallo era la salita preferita del Campionissimo Fausto.
Veniamo ad anni più recenti. Nel 1985 il guizzo decisivo fu di Maurizio Fondriest, che da poco aveva definitivamente scelto la bicicletta in un serrato dualismo sci-ciclismo: una decisione che si sarebbe tradotta, tra le altre cose, in un Mondiale e una Sanremo. Nel 1996, col Piccolo Lombardia nel frattempo divenuto "comasco", fu vittoriosa volata ristretta per un futuro conquistatore del Giro d'Italia: Stefano Garzelli, odierno commentatore tecnico Rai.
Il resto è praticamente attualità, col rilancio del Piccolo Lombardia da parte del team di Daniele Fumagalli e l'arrivo a Oggiono. Gli ultimi dieci vincitori ad oggi fanno tutti parte del World Tour. In ordine dal 2012 ad oggi: Jan Polanc, prezioso amico e gregario di Tadej Pogacar; Davide Villella, apprezzatissimo scalatore; Gianni Moscon, in cima a un podio con Dylan Teuns e Pierre Latour che rende Fumagalli particolarmente orgoglioso; Fausto Masnada, uno degli aiutanti di Remco Evenepoel alla trionfal Vuelta; Harm Vanhoucke, che nel post-Covid ha ben figurato sulle salite del Giro d'Italia; Alexandr Riabushenko, con Pogacar che giunse settimo; Robert Stannard, che due mesi fa ha vinto il Giro di Vallonia e poi è arrivato secondo nella classifica scalatori della Vuelta; Andrea Bagioli, una delle belle giovani promesse d'Italia; Harry Sweeny, che peraltro ha caratterizzato l'unico podio interamente straniero del Piccolo Lombardia; infine il campione in carica, Paul Lapeira che era già in orbita Ag2r Citroen e con la squadra francese a inizio 2022 è stato secondo di tappa all'UAE Tour.
Menzione speciale per i quasi-vincitori di lusso: nel 1924 fu terzo Aleardo Menegazzi, che quell'estate era stato oro olimpico su pista nel Velodromo di Vincennes in quartetto con De Martini, Dinale e Zucchetti; esattamente come Mino De Rossi nel 1952, fresco quartettista aureo di Helsinki con Morettini, Messina e Campana e secondo al Piccolo Lombardia dietro Bruno Monti; del Baldini terzo nel '53 s'è già accennato, mentre la stagione seguente il gradino più basso del podio fu di Cleto Maule, futuro vincitore del Lombardia pro; nel 1964 fu secondo al Piccolo Lombardia Luciano Armani, poi vincitore di tappa a Giro e Tour; nel 1972 secondo fu Pierino Gavazzi, poi vincitore di Sanremo e svariate tappe al Giro; nel '73 dietro Biddle ci fu Baronchelli, vincitore poi del Lombardia nel '77 e nell'86; nel 1974 e '75 fu secondo consecutivamente Beppe Martinelli, futuro bronzo olimpico e direttore sportivo di Nibali; a proposito di grandi diesse, nel '76 dietro Kelly arrivò Vittorio Algeri; nel 1984 l'argento del Piccolo Lombardia andò nientemento che al Diablo Claudio Chiappucci; nel 1987 fu terzo Fabrizio Bontempi, nell'88 fu secondo Davide Bramati; analoga sequenza: nel 1991 terzo Davide Rebellin e nel '92 secondo Gilberto Simoni. E nel decennio targato Oggiono: nel 2015 Giulio Ciccone dietro Masnada, nel 2016 Andrea Vendrame dietro Vanhoucke, nel 2017 del Pogacar 7° è salito sul podio Gino Mader, fino ad arrivare a Clement Champoussin terzo e secondo tra '18 e '19.
Domenica 2 ottobre sarà il 94esimo capitolo di questa saga autunnale che prevede il domani.
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