Storia di un uomo e dei quotidiani. “Debbo confessare, non senza vergogna, che non sono un assiduo lettore di quotidiani che, con me, sprecano la qualità migliore che possiedono, vale a dire la quotidianità. E non perché li disprezzi. Anzi, sono convinto che i quotidiani possano essere un’ottima fonte di informazione, ma soltanto se vengono letti con la dovuta attenzione e in un luogo adeguato”.
Storia di un uomo, dei quotidiani e del Tour de France. “Purtroppo questa è un’abitudine che non mi appartiene, perché in manicomio arrivavano soltanto i supplementi di alcuni giornali, immancabilmente arretrati, che ciononostante divenivano oggetto di saccheggio, casino e risse, perché nulla destava tanto interesse, entusiasmo e aggressività fra i ricoverati come le notizie e i commenti sul Tour de France: tutti si ostinavano a credere che fosse permanente e non, come succede nella realtà, limitato a qualche settimana del mese di luglio”.
Storia di un uomo, dei quotidiani, del Tour de France e dei bastoni flessibili. “Di conseguenza, l’intero contenuto del giornale veniva interpretato come se facesse riferimento al Tour de France, il che originava – com’è d’obbligo quando la cecità prende il sopravvento sul buonsenso – vivaci discussioni ermeneutiche, aggressioni a parole e a fatti, e alla fine il deciso intervento dei nostri infermieri con i loro flessibili bastoni”.
Storia di un uomo, dei quotidiani, del Tour de France, dei bastoni flessibili e di andature in bicicletta. “E allora si scatenava un fuggifuggi di ricoverati, tutti a pedalare senza bicicletta, chi al modo di Alex Zulle, chi al modo di Indurain, che, più modestamente, al modo di Blijevens o Bertoletti, e chi, per ragioni di età, al modo di Martin Bahamontes o Louison Bobet. E questo non è un buon modo per leggere il giornale”.
Eduardo Mendoza, spagnolo, è l’autore di “Il Tempio delle signore”, pubblicato 20 anni fa da Feltrinelli, in cui il protagonista/narratore salta da un agguato a un inganno, da un furto a una corruzione, da un’ingenuità a un turbamento, fino a un casuale atto di eroismo. Il Tour de France appare comicamente nelle figure dei matti che imitano, senza bici, le andature di Zulle e Indurain, ma anche di Blijlevens (sarebbe Blijevens) e Bertoletti (forse si riferiva a Bertogliati o Bertolini), nonché a Bahamontes e Bobet. Alé.
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