Gran bel nome, La Via Silente. E perché rimanga tale, la speranza è che la prima guida a “La Via Silente in bicicletta” arrivi a cicloturisti (ma anche a viandanti) consapevoli e rispettosi, e non a gitanti barbari e ignoranti.
Silente significa immerso nel silenzio. Terra e mare, boschi e parchi, coste e colline, borghi e oasi: quei 600 chilometri zitti nel Cilento, in provincia di Salerno, che vanno da Petina a San Giovanni a Piro, da Pollica a Palinuro, da Casaletto Spartano a Monte Cervati, da Morigerati ad Ascea. La Via Silente è il percorso tracciato da pellegrini convertiti (laicamente) sul Cammino di Santiago, organizzati in un’associazione omonima e adesso in questa guida – “La Via Silente in bicicletta” – scritta da Alberto Fiorin e pubblicata da Ediciclo (160 pagine, 15 euro).
Tragitto circolare, 15 tappe, 40 chilometri di media quotidiana, 12mila metri di dislivello, strade tutte asfaltate anche se talvolta dissestate. Volendo, anche giri da tre, quattro, cinque, sette giorni, abbinando o saltando frazioni, però mantenendo quelle caratteristiche – non solo il silenzio, ma anche presidi storici, tesori geografici, opere artistiche e storie esistenziali – che ne giustificano la scelta.
Ci vogliono gambe, per La Via Silente, su salite non impossibili, ma esigenti. Ci vogliono bici solide, zaini attrezzati, indumenti tecnici. Quanto al resto, fidatevi di Fiorin: indica dove mangiare e dormire, meccanici e fontane, stazioni ferroviarie e alloggi convenzionati, specialità locali e leggende indigene. Silenti sì, soli no.
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