Di quanto il ciclismo sia ormai globalizzato ne è la conferma il fatto che in questi giorni si stia correndo il Tour de la Guadeloupe, nel bel mezzo dei Caraibi. Tra le squadre partecipanti ce n’è anche una italiana, il Team Corratec di Serge Parsani e Francesco Frassi, che tra le altre cose si è aggiudicata la quarta tappa con il corridore serbo Veljko Stojnic. Per il resto la formazione toscana non è stata troppo fortunata nella sua trasferta caraibica, visto che, giunti alla quinta delle 10 tappe in programma, ha già perso 4 dei suoi 6 effettivi a causa di cadute e virus vari.
Tra i corridori che hanno dovuto alzare bandiera bianca c’è anche Stefano Gandin, una delle note più liete della più che positiva stagione d’esordio della squadra nata sulle ceneri della Vini Zabù, i cui guai sono cominciati prima di arrivare in Guadalupa. «Son caduto nell'ultima tappa della Vuelta a Venezuela e mi si è storto il coccige – ha detto Gandin -. Ho provato a tenere duro, ma quando provavo a rilanciare il dolore era troppo forte per sperare di poter andare avanti». Il 26enne di Mareno di Piave è lontano da casa ormai da 20 giorni, visto che in Guadalupa ci è arrivato direttamente dal Venezuela, dopo un viaggio piuttosto estenuante con partenza da Caracas, scali a Panama e Santo Domingo, dove però hanno cancellato il volo costringendo la squadra a dormire una notte lì, e arrivo nell’isoletta caraibica il giorno prima del via.
«Dovendo scegliere preferirei stare in Europa, per il livello generale e per la qualità dell'organizzazione, ma queste sono belle avventure, tutti posti che probabilmente non vedrei mai se non corressi in bici - continua l'ex Zalf -. Questa in Guadalupa è una bella gara, organizzata bene essendoci la matrice francese dietro, ovviamente il livello non è come quello che c'è in Europa ma ci sono tanti corridori francesi che rendono la corsa dura. I trasferimenti, essendo un'isola, sono limitati, a parte la crono della prima tappa che era in un'altra isola, le frazioni finiscono intorno alle 13-14 e quindi si ha tutto il tempo per recuperare nel pomeriggio. Le strade sono in buona condizione, non ci sono grandi salite ma tanti strappi con pendenze anche al 15-20%. Temperature? Siamo sui 30° quando c'è il sole, ma è molto variabile, ci sono tanti acquazzoni improvvisi, è un'isola molto umida, a maggior ragione ora che è un periodo invernale per loro».
La lunga trasferta è stata produttiva per Gandin, visto che in Venezuela si è aggiudicato la prima e l’ultima tappa, che si sono aggiunte alla vittoria parziale al Sibiu Tour di inizio luglio e la conquista della maglia di miglior scalatore al Giro di Sicilia. «Sono vittorie importanti, per me e per la squadra, in particolare quella al Sibiu Tour, perché c'erano 6 WorldTour nella lista partenti. La stagione finora è stata senz’altro buona, nonostante all'inizio fossi un po' demoralizzato per il fatto che non fossimo riusciti ad ottenere la licenza Professional. Con il Team Corratec mi trovo bene, mi hanno garantito un calendario importante, basti pensare a questi ultimi 20 giorni di corsa quasi consecutivi che sicuramente mi serviranno molto anche in futuro. Poi sono riuscito a vincere e questo mi ha dato molta tranquillità, anche in vista del finale di stagione dove mi piacerebbe provare a lasciare nuovamente il segno».
Ormai da qualche anno il corridore trevigiano insegue il professionismo e mai come quest’anno sembra avere tutte le carte in regola per provare a fare il grande salto. Quest’anno si è fatto valere con un calendario semi-professionistico, in attesa anche di capire se il Team Corratec proverà a trasferirsi tra le Professional: «Il mio obiettivo è passare ufficialmente professionista, o firmo almeno a livello Professional o cambio mestiere - ha spiegato ancora Gandin, il cui tono lascia però intendere che qualche buon contatto già ce l'ha -. Non ho firmato ancora nulla ma sono fiducioso e convinto che questa bella stagione che ho fatto mi possa garantire il passaggio tra i grandi nel 2023. Spero di avere un contratto il prima possibile, in modo da vivere sereno questi ultimi mesi di stagione. Non ho pensato ad alternative, ma con il titolo di studio che ho (diploma in energie rinnovabili e meccanica, ndr) non credo avrei problemi a trovare un'occupazione. Detto ciò, spero di non dover prendere in considerazione questa opzione».
Al ritorno da Guadalupa Stefano potrà godersi qualche giorno di meritato riposo, prima di fare nuovamente le valigie per una toccata e fuga negli Stati Uniti, per la Maryland Classic, e poi concentrarsi sul calendario italiano di fine stagione, dove «spero di riuscire a mettermi in mostra una volta di più».
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