Dopo il secondo giorno di riposo, il Giro d'Italia numero 105 riparte con la Pescara-Jesi, tappa che misura 196 km e si presenta divisa in due parti ben distinte. La prima metà interamente pianeggiante lungo la statale Adriatica con le difficoltà che sono costituite dagli ostacoli al traffico presenti negli abitati che si attraversano.
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La seconda parte invece non concede un attimo di respiro, costellata di piccole e medie ascese e alcuni veri e propri muri. Cambia l’altimetria e cambiano
le strade che si restringono, diventano molto più ripide e talvolta degrada un po’ il manto. Si scalano Civitanova Alta fino a Crocette di Montecosaro, Recanati, Filottrano, Santa Maria Nuova e Monsano. Da Monsano mancheranno solo 9 km all’arrivo con discesa veloce su strada ampia fino all’abitato di Jesi e rettilineo finale in leggerissima salita.
Sulla carta promette di essere una tappa spettacolare, una tappa da attacchi, una tappa da uomini tagliati per le classiche. Per riassumere il discorso in un solo nome, una tappa da Mathieu Van der Poel.
ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO
Inizio costiero per questa decima tappa in partenza da Pescara, capoluogo di provincia e comune più popoloso della regione Abruzzo. Pescara sfoggia un aspetto per gran parte moderno, anche a causa dei pesanti bombardamenti subiti durante la Seconda guerra mondiale. Tanti gli edifici novecenteschi, come la cattedrale di San Cetteo, la chiesa di Sant’Andrea Apostolo, il Palazzo del Governo e il Palazzo di Città.
Del passato di Pescara rimangono invece alcuni luoghi di culto, tra cui la basilica della Madonna dei sette dolori, il santuario della Madonna del Fuoco e la chiesa di San Silvestro papa. Tra le personalità di spicco di origini pescaresi non si possono non citare il poeta Gabriele D’Annunzio (la città ospita il Museo Casa natale Gabriele D’Annunzio, monumento nazionale dal 1927) e lo scrittore e autore per il cinema Ennio Flaiano, sceneggiatore, tra gli altri, dei film I vitelloni, La dolce vita e 8 1/2, nati dalla collaborazione con il regista Federico Fellini.
La cucina di Pescara si rifà alla tradizione abruzzese (carne ovina, arrosticini, maccheroni alla chitarra) e alla cucina marinara dell’Adriatico (coda di rospo alla cacciatora, brodetto di pesce, fritto di paranza). Tipico primo piatto dell’area del Pescarese sono gli anellini alla pecorara, una pasta servita con salsa di pomodoro e vegetali vari con aggiunta di ricotta di pecora. Per quanto riguarda i vini, la denominazione Colline Pescaresi IGT, creata nel 1995, rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della regione Abruzzo.
Usciti dalla città in direzione nord si passa subito nella provincia di Teramo per raggiungere Silvi Marina, frazione capoluogo del comune sparso di Silvi, frequentata meta di turismo balneare. Da qui segue un passaggio per Roseto degli Abruzzi, sul cui territorio insiste una parte della Riserva naturale del Borsacchio, uno degli ultimi tratti del litorale abruzzese che conserva caratteri di integrità ambientale e paesaggistica.
Circa al trentesimo chilometro della tappa si entra in Giulianova, fondata alla fine del Quattrocento dal duca di Atri Giulio Antonio I Acquaviva d’Aragona (da cui il nome), che ne fece un esempio di città ideale rinascimentale. Oggi Giulianova è meta turistica di pregio, grazie alla spiaggia Bandiera Blu, al porto turistico e alla pista ciclabile che attraversa tutto il lungomare, parte della Ciclovia Adriatica.
Tra i luoghi d’interesse è imperdibile il duomo di San Flaviano, dalla pianta ottagonale, risalente alla fine del Quattrocento. Il Palazzo Ducale, residenza estiva degli Acquaviva, affaccia sulla piazza principale del centro storico. Della fortificazione quattrocentesca della città restano oggi solo alcuni torrioni. Giulianova ospita ogni anno, in primavera, il Festival internazionale delle bande musicali, il più prestigioso del suo genere in Italia.
Lasciando Giulianova si prosegue, sempre in pianura, verso Tortoreto Lido, uno dei lidi abruzzesi maggiormente frequentati grazie agli oltre tre chilometri di spiagge di sabbia fine molto ampie, frazione del comune di Tortoreto, da cui solo nel 1956 si è distaccata Alba Adriatica, prossimo passaggio del percorso.
Alba Adriatica è conosciuta con il nome “Spiaggia d’Argento” per la particolarità del litorale sabbioso dalle splendite tonalità argentee. Comune più settentrionale d’Abruzzo, e chiamato perciò “Prima spiagga d’Abruzzo”, Martinsicuro si trova presso la foce del fiume Tronto. Sul suo territorio si trova una imponente torre costiera eretta nel Cinquecento, la torre di Martinsicuro (o torre di Carlo V), che oggi ospita il museo archeologico Antiquarium di Castrum Truentinum, che raccoglie i reperti archeologici rinvenuti nell’area Colle Marzio durante una pluriennale attività di scavi.
Da qui si passa in territorio marchigiano per raggiungere, al di là del fiume Tronto, la Riviera delle Palme e San Benedetto del Tronto, altra meta turistica di pregio che questa tappa permette di incrociare. Qui infatti si trova un’accoglienza turistica di primo livello, unita al mare insignito della Bandiera Blu e a un caratteristico lungomare.
Il porto peschereccio è tra i più importanti d’Italia per flottiglia e quantità del pescato, e ospita anche un’ampia darsena turistica. L’emblema della città è la Torre dei Guatieri, più popolarmente nota come Torrione, eretta tra il XII e il XIII secolo. Lungo la passeggiata del Molo Sud è presente una caratteristica scultura dedicata al gabbiano Jonathan Livingston, protagonista dell’omonimo fortunato romanzo di Richard Bach. Il piatto tipico di San Benedetto del Tronto è il brodetto alla sambenedettese, una zuppa di pesce con peperoni e aceto.
Si rimane ancora in provincia di Ascoli Piceno e sulla Riviera delle Palme per un passaggio presso il piccolo comune di Cupra Marittima, le cui spiagge hanno ottenuto la Bandiera Blu numerose volte (l’ultima nel 2021).
Da qui si attraversa la provincia di Fermo nei comuni di Pedaso, alla foce del fiume Aso, sede della celebre Sagra delle cozze e degli spaghetti alla marinara; poi Porto San Giorgio, che ospita Rocca Tiepolo, una fortificazione del XIII secolo oggi sede di manifestazioni culturali, e Villa Bonaparte, costruita su ordine del fratello di Napoleone, Girolamo Bonaparte, che qui visse dal 1829 al 1832; e infine Porto Sant’Elpidio, secondo comune più popoloso della provincia, nonché quello più giovane (autonomo dal 1952), con l’unico tratto di spiaggia sassoso in un litorale per la maggior parte sabbioso.
Lasciata la provincia di Fermo si giunge al primo traguardo volante di tappa presso Civitanova Marche, nella provincia di Macerata. La città è divisa in Civitanova Alta, su una collina che sovrasta la Valle del Chienti, e Civitanova Bassa, con il porto e la costa sull’Adriatico. Il percorso sale poi leggermente per arrivare proprio a Civitanova Alta. Qui si trova il Palazzo Ducale, costruito nel XVI secolo sui resti di un precedente edificio risalente al XIII secolo; all’interno conserva affreschi del pittore cinquecentesco Pellegrino Tibaldi.
Di qui il percorso svolta nell’entroterrra e inizia a salire verso il primo GPM della tappa, GPM di 4a categoria con i suoi 226 metri s.l.m., Crocette di Montecosaro si trova all’interno del comune di Montecosaro, il cui centro storico, situato in collina, conserva l’aspetto tipico di castello medievale. A valle, in frazione Montecosaro Scalo, si trova la pregevole basilica della Santissima Annunziata, uno dei capolavori dell’architettura romanica delle Marche.
Si passa poi dal poco distante Montelupone, leggermente più in basso, un borgo collinare che conserva le mura castellane con quattro porte d´ingresso e l’antica pavimentazione in pietra. Nel centro storico sorge il trecentesco Palazzetto del Podestà, con la torre civica.
Dopo un breve passaggio nella frazione Romitelli, ecco un altro GPM, sempre di 4a categoria (284 metri s.l.m.), nella città di Recanati, famosa per aver dato i natali al poeta Giacomo Leopardi. I luoghi leopardiani costellano la città, come la piazzetta del “Sabato del villaggio”, su cui si affacciano la “Casa di Silvia” e il Palazzo Leopardi, con la vasta biblioteca (oltre 20.000 volumi), o la sommità del Monte Tabor, il “Colle dell’infinito”, con il Centro mondiale della
poesia e della cultura e il Centro nazionale studi leopardiani. I vini tipici della zona, Rosso Piceno DOC e Colli Maceratesi DOC, accompagnano una cucina principalmente di carne. Piatto tipico sono i piccicasanti della tradizione contadina, dall’aspetto simile alla polenta ma preparati con farina di grano.
Si rimane poi pressoché alla stessa altitudine nel raggiungere Montefano, sorta sulle rovine di Veragra, città picena e stazione militare romana, e poi la frazione di Osteria Nuova, ultimo tratto in provincia di Recanati, piazza Leopardi. Macerata.
Si entra in provincia di Ancona per il secondo traguardo volante presso Filottrano, paese in collina, ancora cinto dalle mura del castello del XIV secolo. Segue poi una leggera “sella” altimetrica, passando per la frazione di Ponte Musone, per risalire verso il borgo poco distante di Santa Maria Nuova.
Un veloce passaggio presso Mazzangrugno, frazione di Jesi, e poi per la zona industriale Sant’Ubaldo, porta ai 205 metri s.l.m. di Monsano, GPM di 4a categoria. Situato nella valle del fiume Esino, su un basso poggio, Monsano divenne castello nel XIV secolo, e il borgo antico conserva ancora il perimetro delle mura quattrocentesche. Poco distante si trova il santuario di Santa Maria fuori Monsano, grazioso luogo di culto eretto nel XV secolo e decorato in stile barocco.
Si giunge infine a Jesi, arrivo di tappa, lungo il medio corso del fiume Esino. Jesi conserva le tracce di una storia millenaria nella pianta romana del centro storico, nelle mura di epoca medievale, negli splendidi edifici sparsi per le sue vie. La Rete Museale Urbana MJ (Musei Jesi) raccoglie e testimonia la storia della città attraverso un percorso per scoprire i tesori della città, come la collezione di opere del pittore rinascimentale Lorenzo Lotto e la splendida Galleria degli Stucchi nei Musei Civici di Palazzo Pianetti o il Museo Federico II, situato nella piazza in cui è nato l’imperatore svevo.
Sulla tavola jesina non possono mancare i vincisgrassi, una pasta farcita cotta al forno simile alle lasagne, e la porchetta, oltre all’oca arrostita, piatto tipico della mietitura, e il coniglio in potacchio, preparato con salvia, aglio e rosmarino. Per accompagnare il tutto, un buon bicchiere di Verdicchio dei Castelli di Jesi, vino bianco che ha portato il nome del territorio in tutto il mondo.
da TvRoadbook
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