Thomas DE GENDT. 10 e lode. Su un percorso che sorride agli attaccanti e ai duri, non può non esserci lui, questo fenomenale 35enne atleta belga che sembra non invecchiare mai. Su questo circuito di rara bellezza (voto a Mauro Vegni: 9), che spero possa essere non solo ripetuto, ma mantenuto per un po’ di tempo come circuito ideale e spettacolare sulle strade di Napoli, vince lui che osa più di tutti e, soprattutto, non fa valere solo la sua forza, ma la sua lucidità tattica. Napoli è il paradiso abitato da diavoli? Una cosa è certa: oggi è lui a fare il diavolo a quattro!
Davide GABBURO. 9. Non è più un ragazzino il 29enne veneto di Bovolone, ma corre con l’entusiasmo di sempre, consapevole di non essere un campione, ma nemmeno un signor nessuno. Oggi pedala con intelligenza assoluta, cogliendo l’attimo e i tempi. Fa il massimo in una tappa da pesi massimi, perché quella di oggi era frazione bellissima, nobilitata da corridori di assoluto peso. Lui si butta a capofitto e porta a casa un secondo posto che fa comodo a lui, alla Bardiani CSF Faizané, ma anche a tutto il nostro movimento che in questo Giro, dopo i terzi posti di Nizzolo e Albanese, ottiene il miglior risultato.
Jorge ARCAS. 8,5. È uno dei massimi protagonisti di giornata e si porta in albergo il ricordo di un podio di valore.
Harm VANHOUCKE. 8. Festeggia anche questo 24enne compagno di squadra di De Gendt, che vive e condivide una grande giornata di gloria.
Biniam GIRMAY. 5. Perde il treno e l’attimo, come Van der Poel. Ha una grande gamba, l’eritreo, ma sta a guardare: chi se ne va.
Mathieu VAN DER POEL. 5. Ha fretta, ha voglia e lo si vede subito. Tra i giganti, giganteggia. Figuriamoci se lo metti al cospetto di chi non è chiaramente alla sua altezza. La sua presenza non solo si vede, ma si impone. Scatta al km 8 sulla scia della discesa di Coroglio: da solo! Poi fa tutta la gara vento in faccia, con altri 19 compagni di avventura. Quindi scatta e riscatta, prima di restare lì, in attesa che qualcuno lo assista, ma si sa, nello sport è più facile farti perdere che farti vincere. Oggi lui perde. Non va al Processo, colpito da improvvisa appocundria, che è una maliconia molto napoletana, molto partenopea, che non fa male, ma da fastidio: come questa sconfitta.
Guillaume MARTIN. 8. Il filosofo si infila lemme lemme quatto quatto nella fuga di giornata, e mette per un po’ in scacco la maglia rosa Lopez. La sua azione non fa lievitare l’iniziativa del gruppo Van der Poel, ma fa drizzare le antenne allo spagnolo della Trek Segafredo. Intanto, però, alla fine si porta a casa 3 minuti e questa sera, alla vigilia del Blockhaus – dove domani il gruppo sarà abburattato, cioè si separerà la crusca dalla farina – il filosofo è quarto in classifica generale.
Andrea VENDRAME. 6,5. Joker entra nella fuga di giornata con il compagno di colori (Ag2r Citröen) Lilian Calmejane, Fabio Felline e Harold Tejada (Astana), Wout Poels e Jasha Sutterlin (Bahrain Victorious), Davide Gabburo (Bardiani Csf Faizanè), Guillaume Martin (Cofidis), Simone Ravanelli ed Edoardo Zardini (Drone Hopper Androni), Samuele Rivi e Mirco Maestri (Eolo Kometa), Biniam Girmay (Intermarché Wanty Gobert), Thomas De Gendt, Sylvain Moniquet e Harm Vanhoucke (Lotto Soudal), Jorge Arcas (Movistar), Mauro Schmid (QuickStep), Mattias Jensen (Trek Segafredo), Diego Ulissi (UAE) e Mathieu Van der Poel (Alpecin Fenix). Gara dura e difficile, chiusa con l’11° posto.
Matteo TOSATTO. 48. Oggi il tecnico della Ineos-Grenadieres fa 48, ma il regalo, forse, se lo aspetta domani, sul Blockhaus.
Matteo SOBRERO. 25. Festeggia gli anni e le 50 tappe in un Grande Giro. Auguri!
Stefano SPERONI. 1. È al suo terzo Giro d’Italia nello staff medico del professor Giovanni Tredici e di Massimo Branca – gli angeli del Giro - come uomo dei denti. Lo si sa, spesso il Giro è una lotteria, ma solo ieri è stata fatta la prima estrazione: di un dente. Il malcapitato e ben curato che dir si voglia è stato un egiziano che in questa corsa rosa è impegnato a montare e smontare transenne. È a lui che è stato estratto un molare: per non mollare.
MOTOSTAFFETTE. 5. Sono diversi i corridori che si sono lamentati con il collegio di giuria per le troppe scie, che hanno avvantaggiato e protetto diversi corridori. Sono le moto tivù transalpine dello staff televisivo che è qui ad autoprodurre l’evento rosa, ma oltre a guardarsi in giro, questi centauri dovrebbero guardarsi alle spalle, perché la corsa può essere anche falsata. Tra le moto che sono sotto osservazione quelle a tre ruote della Yamaha che, soprattutto in discesa, non sono il massimo della maneggevolezza e sicurezza. I corridori – sempre loro, chiaramente, sono loro che rischiano l’osso del collo – non le sopportano e sperano in un intervento da parte dell’Uci, che potrebbe quanto prima bandirle, prima che i corridori decidano di fare “motu proprio”.