Mathieu VAN DER POEL. 10. Il 27enne della Alpecin-Fenix, primo olandese della storia a indossare il simbolo del primato della corsa della Gazzetta nei primi 3 giorni (Erik Breukink nel 1987 e Tom Dumoulin nel 2016 si erano fermati a due) non si fa illusioni per domani, anche se obiettivi ne ha sempre. «Cosa succederà sull’Etna? E chi lo sa, ne so quanto voi – dice -. Si tratta di una salita molto lunga, impegnativa. Normalmente, non potrò tenere la maglia. Però ci sono delle altre tappe che mi sono segnato e in cui cercherò di essere protagonista, potete contarci». Per noi è davvero un conto alla rovescia: che Dio ce lo conservi.
Davide BALLERINI. 8. Aveva una missione: prendere in testa quella rotonda a 1500 metri e preparare il terreno per l’assolo di Mark Cavendish. Per il ragazzo lombardo, classe’94, che soffre di sinestesia (fa mille cose assieme), non era cosa così scontata, non tanto perché non ne sia capace, ma perché negli ultimi tempi – ma anche qui al Giro (è caduto nella prima tappa) - gliene sono successe di ogni: dal Covid prima del Tour de la Provence all’influenza che gli ha fatto saltare la Sanremo, dalla caduta alla Freccia del Brabante alla foratura alla Roubaix nella Foresta di Arenberg. Insomma, prendere una rotonda in testa poteva essere un azzardo. Non solo per lui, per tutti.
Mattia BAIS e Filippo TAGLIANI. 8. Il ragionamento fatto oggi da Davide Romani sulla “Gazzetta dello Sport” non fa una piega: Mattia Bais e Filippo Tagliani, i due attaccanti della Drone Hopper Androni Giocattoli, fino a questo momento hanno davvero visto molto poco il gruppo. Diciamo pure che è facile che i due non abbiano nemmeno mai incrociato Van der Poel e Nibali. Nei 405,2 chilometri percorsi nella tre giorni ungherese da questi due esuberanti ragazzi, c’è parecchia solitudine. Bais, 25 anni di Rovereto, è rimasto all’attacco per 354 km (l’87,3% di quelli percorsi fin qui); Tagliani, 26 anni di Gavardo, ha resistito in fuga per 338 km (l’83,4%). Loro ascoltano al mattino le parole del loro team manager Gianni Savio, così come quelle del loro direttore sportivo Giovanni Ellena, poi aspettano solo un gesto: quello di Stefano Allocchio, il direttore di corsa, quando abbassa la bandierina. Da quel momento è battaglia. Per loro. Il sogno: vincere la classifica dei traguardi volanti, quella delle fughe e poi provare a vincere una tappa. Non sarà facile, ma neanche stare tutto il giorno vento in faccia è uno spasso. Che dire? Fino a questo momento, sono più presenti del segnale orario.
Mikel LANDA. 4. È forse l’uomo più atteso, nel senso che lo stanno ancora aspettando. Il suo inizio è stato difficile al pari del compagno Pello Bilbao e di tutta la Bahrain Victorious. Hanno perso un uomo importante come Jan Tratnik, ma da domani i due saranno chiamati a muoversi, per provare a smuovere la classifica, per provare a recuperare secondi importanti per la classifica. Il Giro è ancora lungo, ma per loro lunga è già la distanza dalla maglia rosa, che però potrebbe essere prodromico di qualcosa di bello. E per dirla con Jep Gambardella: su con la vita, giù con la reminiscenza!