«Rick Zabel indossatore maglia gpm» (La sovrimpressione televisiva che indica il leader della montagna ricorda che certi corridori sono da prendere a modello).
La direzione di corsa del Giro fa sapere che Filippo Tagliani e Mattia Bais, in fuga nella prima e nella terza tappa, durante il trasferimento dall’Ungheria sono rimasti in gruppo.
Gli eredi del pittore Pollock, capostipite dell’espressionismo astratto, smentiscono categoricamente che la maglia utilizzata al Giro dalla Ef sia opera sua.
«La maglia rosa è un sogno, ma la maglia bianca non è un incubo, vero?» (Umberto Martini, inviato Rai, rivela di esser cresciuto alla scuola di Gigi Marzullo).
Primi interrogativi sul bagaglio dell’ex velocista Alessandro Petacchi, oggi commentatore della Rai: ci si chiede quanto sia grande la valigia dove trasporta tutti gli «assolutamente».
Preoccupazione in Gazzetta dopo che la Lotto ha presentato la squadra del Giro simulando la prima pagina della rosea: si teme che l’editore Cairo possa chiedere ai ciclisti di fare i giornalisti e viceversa.
Dopo la sella telescopica, le gomme che si gonfiano da sole e la gabbia per il deragliatore, è allo studio un nuovo congegno per migliorare la prestazione: il ciclista che si trasforma in base al percorso.
«Non ho ancora capito perché, quando piove, a me arriva l’acqua e a te no» (Tommaso Mecarozzi, conduttore di Prima Diretta, non ha ben chiaro il concetto di mettersi al riparo).