Tshirt bianca e bastone, microfono ad archetto e voglia di parlare. In spagnolo o al massimo in italiano, grazie, perchè l'inglese ormai è un po' che non lo allena. Egan Bernal si presenta così nel primo incontro con la stampa dopo il terribile incidente che lo scorso 24 gennaio ha stravolto la sua carriera e ha rischiato di costargli la vita.
Prima di una ride su Zwift per ringraziare a suo modo i tanti appassionati di ciclismo che lo hanno sostenuto nell'ultimo difficile periodo e non vedono l'ora di applaudirlo di nuovo con un numero sulla schiena, da Bogotà il 25enne colombiano ha risposto alle nostre domande e a quelle di altri colleghi sparsi nel mondo.
«Sto bene, sono contento di essere in vita e un po' alla volta inizio a sentirmi di nuovo un ciclista. Voglio dire grazie a tutte le persone che mi hanno scritto e inviato buone energie, sono servite davvero. La gente forse non ha idea di quello che ho passato, ma in qualche modo lo ha sentito e mi ha trasmesso la forza di cui avevo bisogno per recuperare» esordisce Egan quando gli chiediamo come sta.
«Neanche io speravo di essere in sella dopo 20 ossa rotte a poco più di due mesi dall'incidente. Un mese fa ero a letto e non sopportavo il dolore. Sui social ho cercato di mostrare i passi avanti che compivo, le cose positive che mi capitavano ma la verità è che il male era insostenibile, le notti faticosissime e non riuscivo a stare nella stessa posizione troppo a lungo. Avere con me l'energia di un paese intero, di un movimento come quello del ciclismo e soprattutto dei miei cari mi ha permesso di andare avanti e contraddire le prime terribili diagnosi dei dottori. Ovviamente ne avrei fatto a meno, ma da questo incidente ho ricevuto una lezione importante quindi per assurdo ringrazio di aver vissuto quest'esperienza».
Il vincitore del Tour de France 2019 e del Giro d'Italia 2021 non ha idea di quando potrà tornare a svolgere il suo lavoro a pieno regime: «Non so quali saranno i tempi di recupero. Non voglio mettermi fretta, fissando una data per il mio rientro in gruppo, non sarebbe l'ideale visto tutto quello che è successo. Chiaramente spero di recuperare il prima possibile ma devo ascoltare il mio corpo. Ineos Grenadiers mi supporta, da vera squadra mi darà tutto il tempo che mi serve, questo mi tranquilizza. Prima di pensare a tornare a vincere, devo rimettermi totalmente in salute e puntare a finire una corsa. Sarebbe già importante».
Cogliamo l'occasione per chiedere a Egan se ha un messaggio da mandare a chi sta vivendo un periodo difficile, come il “nostro” Sonny Colbrelli, e per farci portavoce dei fans italiani che lo attendono, prima o poi, di nuovo alla corsa rosa. «L'incidente mi ha permesso di vedere le cose da una prospettiva diversa. Prima ero concentrato solo sul ciclismo e sull'essere il miglior corridore del mondo, ma la vera priorità è stare bene e poter stare insieme a chi ci ama. Quando sei attaccato a una macchina per respirare ti senti fragile e vulnerabile, solo allora dai davvero valore a ciò che prima sottovalutavi o davi per scontato - sorridendo, ci risponde così. - Mando la mia forza a chi sta soffrendo. Bisogna avere pazienza e dare il giusto peso a ciò che ci accade. Essere costretti a lasciare l'agonismo può essere un trauma, ma è più importante essere ancora in questo mondo, attorniati dall'affetto di famiglia e amici. A volte ci dimentichiamo di cosa davvero conta. Io prima di tutto ringrazio di essere qui. Tra le persone che ho sentito più spesso quando ero in ospedale ci sono gli amici italiani, in primis Vladimir Chiuminatto (fondatore dell'Official Fan Club in Italia, ndr). Non vedo l'ora di tornare a correre da voi e sentire l'affetto dei tifosi italiani, sapete che sono legato all'Italia, ho vissuto nel Canavese e da lì ho iniziato la mia carriera nella massima categoria».
Un suo ex compagno, Chris Froome, si è espresso a favore del divieto delle bici a cronometro, a suo dire troppo pericolose. Lui che ne pensa? «Non so cosa ha detto di preciso Froomey, ma penso che le bici da crono facciano parte del nostro sport quindi vadano usate. Sono più rischiose di quelle da strada ma sono necessarie per lo spettacolo, al pubblico piacciano le prove contro il tempo. E lo dico io che sono tutt'altro che uno specialista...».
Dopo un incidente stradale spaventoso come quello di cui è stato protagonista, chiudiamo con una domanda che tutti si saranno posti. Egan, non hai paura? «Non so rispondere. Sono solo 5 giorni che esco in bici, non so se quando tornerò ad andare veloce l'avrò o meno. Ho pedalato per tutta la mia vita e non ne ho mai avuta, ho sempre pensato che gli incidenti possano succedere. Spero di non aver paura nel fare quello che amo. Di certo la paura non è stata la prima sensazione che ho provato quando sono rimontato in sella. Quale è stata? Pura felicità».