Quando lo intercettiamo sta mettendo piede sull’aereo, che lo riporterà in Italia. «Sto rientrando, mi sono in pratica dato il cambio con Adelina, la sua compagna, con Federico il papà e Luca Mazzanti, il procuratore che sono giunti a Girona e staranno vicino a Sonny che sta piuttosto bene – dice il dottor Daniele Zaccaria, medico societario del Team Bahrain -. Oggi è una giornata interlocutoria, sono stati fatti una serie di esami, ma i più importanti, compreso l’eco e la risonanza magnetica sarà effettuata domani. È chiaro che io resto in contatto con un ospedale che è una eccellenza in materia di cuore. Il reparto di cardiologia dell’ospedale universitario di Girona è diretto da Ramon Brugada, terzogenito di una famiglia di assoluti luminari».
Come ha scritto questa mattina su La Gazzetta dello Sport Filippo Maria Ricci, «Negli Anni 80 hanno analizzato e poi scoperto quella che nel 1992 è stata denominata “Sindrome di Brugada”, rara patologia genetica cardiaca con disturbi dell’attività elettrica del cuore in assenza di difetti evidenti del miocardio: può portare alla morte istantanea», insomma, Sonny non poteva davvero capitare meglio.
E come il dottor Brugada ha spiegato a Fillippo Maria Ricci, le ragioni di quanto accaduto al campione bresciano ha perlomeno tre possibilità. La prima. «Una malattia ereditaria, che può essere legata a un problema di carattere elettrico del cuore o ad altri fattori come alterazioni nelle pareti dell’organo, cicatrici o un’anomalia nelle dimensioni. La risonanza ci aiuterà a vederci più chiaro». La seconda. «Un’alterazione coronarica, cosa piuttosto rara per una persona di 31 anni, ma non da escludersi a priori». La terza. «Una malattia derivata da eccesso di pratica sportiva ad alta intensità. Per questo è stato sottoposto alla coronarografia, alla risonanza e a uno studio genetico per raccogliere le prove necessarie. Per la maggior parte degli esami avremo risposte questa settimana, per quello genetico ci vorranno 2-3 settimane». Secondo il medico catalano Sonny potrà tornare a casa entro domenica.
Il medico ha aggiunto: «Il fatto che ci sia stata una fibrillazione ventricolare ci fa pensare che il cuore sia predisposto all’aritmia. Per questo bisogna fare opera di prevenzione, proteggendo l’organo». Cosa che porta al grande quesito sul prosieguo dell’attività sportiva. Brugada si mostra molto cauto: «È troppo presto per trarre conclusioni. Bisogna prima capire cosa è successo. Sergio Aguero, che è stato seguito da mio fratello Josep al Clinic di Barcellona, non ha nemmeno perso conoscenza e ha deciso di lasciare il calcio. Christian Eriksen, caso che non conosco in dettaglio, invece è tornato in campo anche se non in Italia perché da voi i regolamenti impediscono di giocare con un defibrillatore. Ogni paziente è diverso. Bisogna però essere coscienti del fatto che il cuore ha detto basta almeno per un po’ e va ascoltato. So quanto sia difficile per un atleta pro’ passare dal disputare una volata in una grande corsa ciclistica allo svegliarsi nel letto di un ospedale, ma bisogna essere coscienti di quella che è la realtà, e accettarla. Abbiamo il compito di proteggere la salute, fisica e mentale: siamo qui per informare e raccomandare, poi ogni decisione sarà presa dall’atleta con i suoi cari e la squadra. Ci sono sportivi che hanno continuato, altri che si sono fermati. Oggi ogni congettura è prematura». A proposito: «Il fatto che abbia avuto la bronchite non cambia nulla. Così come sento persone che si avventurano in connessioni tra aritmie, Covid e vaccini. Le cose non vanno mischiate, a me interessa solo la patologia. E la salute del paziente».