Si chiama GCM ovvero Constant Glucose Monitoring, è il sensore di glucosio commercializzato dall’azienda americana Supersapiens - è stato il primo, ma ovviamente ora diverse altre aziende lo producono - usato in allenamento da molte squadre World Tour, ma proibito dallo scorso giugno nelle gare dell’UCI.
Si tratta di un sensore nato per monitorare i livelli di glucosio nel sangue durante gli sforzi fisici e in gara possono utilizzarlo solo i corridori del team Novo Nordisk, squadra formata interamente da atleti diabetici. Proprio grazie a questa collaborazione, i tecnici della Supersapiens stanno lavorando con l'Uci per sperimentare l'apparecchiatura e studiarne i dati.
Nelle competizioni come detto è vietato, ma sono molte le squadre che lo utilizzano durante gli allenamenti, tra queste la Arkea Samsic di Quintana, la Jumbo Visma di Van Aert e Roglic e la Ineos Grenadiers di Egan Bernal.
La tecnologia è in continua evoluzione e sono molti i sistemi che oggi permettono di monitorare l’attività dell’atleta migliorandola. L’attenzione negli ultimi anni si è incentrata sulla glicemia, per capire in quale modo il suo valore possa influenzare in modo positivo o negativo le prestazioni dei ciclisti.
Il GCM di Supersapiens è un sensore che viene attaccato alla pelle nella parte superiore del braccio con un minuscolo ago e mappa in tempo reale i livelli di zucchero nel sangue dei corridori. Questo controllo avviene prima, durante e dopo gli sforzi fisici, e il valore viene letto attraverso una speciale applicazione che indica come compensare il consumo di glicemia e quindi prevenire quelle famose crisi che tante volte hanno fatto perdere gare ai grandi campioni.
I muscoli in azione bruciano zuccheri e quindi picchi e cali di zucchero nel sangue possono fornire indicazioni sulle condizioni di un ciclista. Bassi livelli di glucosio nel sangue si manifestano con i famosi morsi della fame, oppure con una ipoglicemia. Quando arrivavano le crisi, un tempo si davano zollette di zucchero o bibite dolci, oggi invece - attraverso un sensore e un’app - è possibile sapere con precisione di cosa ha bisogno Van Aert o Roglic, oppure Bernal e Thomas, quanto e quando.
Abbiamo a che fare con un misuratore che raccoglie i segnali del corpo e spiega come correggerli, con l’obiettivo di raggiungere il valore ideale di zuccheri nel sangue, registrando cosa succede al metabolismo di ogni atleta. Questa tecnologia infatti punta a studiare e chiarire come ogni individuo abbia esigenze diverse e come il glucosio, così come la dieta e la velocità metabolica, possa influenzare la prestazione fisica.
I misuratori di glucosio sono consentiti al di fuori delle competizione ed è per questo che molti corridori hanno i sensori visibili sul braccio durante i ritiri. Va detto che questa tecnologia non è ad esclusivo utilizzo di atleti professionisti: anche chi pratica sport a livello amatoriale, può facilmente acquistare su internet un sensore GCM. Esistono diverse tipologie di apparecchiature e con costi differenti: si va dal sensore semplice che ha una durata di due settimane a 65 euro, fino a formule di abbonamento capaci di coprire l’intera stagione sportiva.
Tornando all’uso tra i professionisti del GCM, sono molti i corridori che lo apprezzano, evidenziando come il suo utilizzo abbia effettivamente evitato bruschi cali durante lo sforzo fisico. Però è inevitabile chiedersi quanto l’utilizzo di questi apparecchi vada ad alterare la naturalezza di uno sport bello e imprevedibile come il ciclismo, poiché un sensore andrebbe a togliere la capacità al ciclista di imparare a conoscere e quindi gestire in modo autonomo i segnali del proprio corpo.
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