Mancano poco meno di 4 mesi al fatidico evento, ma le giornate di Claudio Terenzi sono già senza interruzioni, quasi il Liberazione si debba correre fra una settimana… Il viaggio è iniziato lo scorso anno, attraverso un’edizione allestita in tempi strettissimi e sotto la mannaia della pandemia che nella scorsa primavera era ancora più implacabile di oggi perché la campagna vaccinale era ancora agli inizi. Eppure il Liberazione tornò nel calendario, tornò a far presa sugli appassionati riannodando un filo che sembrava inesorabilmente spezzato.
La storia del dirigente romano è strettamente legata a quella dell’evento. Affonda addirittura agli anni della sua giovinezza: “Il mio primo ricordo risale al 1977, quando mio padre mi portò a vedere - io ancora bambino – quest’evento popolato di maglie colorate e di lingue tutte diverse parlate da corridori che arrivavano da ogni parte del mondo. Il secondo è del 1985 e quell’anno ero anch’io protagonista nel mio piccolo, in gara per aiutare Luigi Orlandi, che alla fine perse di pochissimo da parte di un certo Gianni Bugno. Per questo ho pensato proprio al bicampione del mondo come testimonial della prima edizione, trovando in lui il massimo della disponibilità”.
Il Liberazione aveva cessato di esistere nel 2018, soffocato dai debiti della precedente gestione. Dopo lo stop dell’anno successivo, nel 2020 ogni attività sportiva era stata cancellata in primavera dallo scoppio della pandemia, quindi ripartire è stato davvero difficile, ma la volontà di rilanciare il Liberazione in Terenzi allignava da molto più tempo: “Ci avevamo cominciato a pensare nel 2014, contattammo la precedente gestione della Primavera Ciclistica nella quale ormai era subentrato allo storico organizzatore Eugenio Bomboni, Andrea Novelli. Non c’era però modo di trovare un accordo, perché l’acquisizione dei diritti significava che dovevamo accollarci un debito insostenibile. Il problema della precedente gestione è che erano ancora ai sostegni pubblici, che sono sempre incerti sia nella loro effettiva erogazione che nei tempi. Noi siamo partiti dall’esperienza delle Granfondo, dove la prima necessità è il reperimento dei fondi da parte di sponsor e da lì ci siamo mossi e ci stiamo muovendo”.
Su questo concetto si fonda tutto il “nuovo” Gran Premio Liberazione, ma chiaramente bisogna riconquistare spazi perduti: “Devi essere forte di tuo. Molti fornitori di servizi erano scottati dalle precedenti esperienze e non si fidavano, volevano essere pagati in anticipo. La prima edizione da noi allestita è stata molto complicata da questo punto di vista, ma molti hanno già potuto verificare la nostra serietà e competenza e stiamo ora viaggiando molto più veloci, sulle ali di una ritrovata fiducia. L’immagine del Liberazione è cambiata, siamo stati ricoperti di complimenti sinceri, abbiamo una sede dove ogni giorno ci sono persone che lavorano all’evento e il da fare è davvero tantissimo, tanto che ci si spaventerebbe all’inizio se non fossimo tutti caricati dalla passione. Le richieste di partecipazione sono già tantissime, ben oltre le possibilità di accettazione. Possiamo dire che la gara già cammina da sola…”.
Questo non significa che tutto sia già risolto, c’è ancora tanto da fare: “Intanto c’è un rapporto con il Comune di Roma, appena cambiato nella sua gestione, che è tutto da costruire, poi dobbiamo continuare sulla via maestra di reperire fondi, convincere grandi aziende a investire su di noi convincendole del ritorno che avranno in termini d’immagine ma anche del contributo che daranno alla città. La Federazione ci sta sostenendo attivamente, ho già avuto assicurazione dal cittì della nazionale di ciclocross Daniele Pontoni che porterà la sua squadra a correre sulle nostre strade. Il Liberazione deve tornare a essere anche un riferimento per tutto il mondo ciclistico romano e regionale, ce n’è bisogno”.
Il detto “Nemo propheta in patria” vale anche nel ciclismo. La ricerca di sponsor finora ha trovato spazi più lontano dai confini regionali: “Abbiamo avuto un grande sostegno dalla Coati Spa, una grande azienda di produzione di salumi di Valpolicella, ma la nostra ambizione è “sfondare” la diffidenza delle grandi aziende romane. Vorremmo ad esempio che il principale quotidiano sportivo della Capitale, il Corriere dello Sport-Stadio facesse suo il Gran Premio, non solo seguendolo con qualche articolo, ma promuovendolo nella veste più ampia. Sono sogni che solo il tempo dirà se potranno essere realizzati, ma non ci proviamo”.
IL PROGRAMMA
Si comincerà sabato 23 aprile con lo spazio dedicato agli amatori e agli appassionati delle due ruote come mezzo di scoperta del mondo che ci circonda. La Bike4Fun non ha velleità agonistiche, sarà una ciclopedalata aperta a tutti alla scoperta del Parco Archeologico dell’Appia Antica. Roma ritroverà le grandi masse di “pedalatori” sulle sue strade, attraverso un percorso che nessun’altra metropoli può garantire, un vero viaggio all’interno della sua storia.
Alla domenica le prime gare: sarà una vera carrellata del ciclismo italiano giovanile, dagli Esordienti agli allievi fino agli juniores, offrendo uno spaccato di quel che il movimento potrà offrire negli anni futuri, ma ci sarà spazio anche per i più piccoli attraverso la Kids Race, una serie di gimkane per avvicinare i più piccoli al divertimento in equilibrio su due ruote.
Ma non solo. Il Liberazione torna infatti ad essere sfida per le Donne Elite, per una gara che sulle strade romane si è disputata solamente tre volte, dal 2016 al 2018 con due campionesse mondiali a vincere, Marta Bastianelli nelle prime due edizioni e Letizia Paternoster. Ora la prova viene riproposta e a dispetto delle concomitanze con le classiche del WorldTour, è già annunciata la partecipazione di alcune delle migliori esponenti provenienti da ogni parte del mondo.
Al lunedì ecco la sfida clou, il Liberazione degli U23, che tornerà ad essere il “mondiale di primavera” della categoria, con tutti i team italiani ma anche rappresentative estere di grande livello. Il Liberazione nella sua storia ha saputo accogliere corridori dai 5 Continenti, anche da realtà normalmente ai margini dell’attività ciclistica e questo è un grande merito che, in base alle richieste di adesione che stanno arrivando agli organizzatori, si ripeterà quest’anno, quando ad esempio farà il suo esordio a Roma la nazionale uruguayana.
E’ tutto? No, perché per tre giorni tutto il comprensorio delle Terme di Caracalla ospiterà stand, incontri, occasioni sportive non solo di ciclismo. Roma diventerà il centro del mondo sportivo per un evento che guarda con affetto al suo passato ma ha grandi ambizioni per il futuro.
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