È tornato a casa, all’Astana, non certo a Altea, dove in questi giorni Vincenzo Nibali si trova in ritiro con la sua nuova-vecchia squadra. Prima un volo in Kazakistan per la presentazione, poi un altro per raggiungere la penisola iberica che li vedrà al lavoro per qualche giorno, fino alla vigilia di Natale. Vincenzo è sorridente, leggero, diciamo pure felice. Beppe Martinelli, il suo tecnico, ancora di più, anche se il bresciano fa sempre di tutto per non mostrare ai quattro venti le proprie emozioni.
«Nibali come Ibrahimovic», riflette ad alta voce Giuseppe Martinelli con Ciro Scognamiglio della Gazzetta dello Sport in edicola stamane. «Come pensa di vincere la scommessa Nibali?» – in una risposta che idealmente gonfia la rete. Stiamo parlando di un d.s. straordinariamente vincente – 9 grandi giri conquistati in ammiraglia – e dell’italiano con il palmares più pesante dai tempi di Gimondi. Lo Squalo, in questi giorni in ritiro ad Altea, tornerà a indossare a 37 anni la maglia Astana, la stessa dei grandi trionfi del quadriennio 2013-2016 (2 Giri e il Tour 2014 su tutto). E Martinelli è davvero entusiasta di essere tornato a lavorare con il proprio pupillo: «Sono convinto che lascerà ancora il segno». E ancora: «Stiamo parlando di un campione super-motivato. Uno che sa leggere nel suo futuro. Ha voluto fortemente tornare, e si è visto subito che qui è a suo agio. Ha presente Ibrahimovic e il Milan? Lui, a 40 anni, parla del futuro dei rossoneri e vuole vincere il campionato. Un valore aggiunto. Sono quei fuoriclasse che sanno che cosa c’è dietro l’angolo. E vogliono essere ancora determinanti, a loro modo. Con la maglia che hanno deciso di indossare di nuovo».
Poi tra una riflessione e un’altra, la domanda: la scommessa quando sarà vinta? E come? «Con le sue invenzioni. Con lo spettacolo. Con una azione speciale. Dobbiamo fare qualcosa di nuovo. Anche nei programmi agonistici. Perché questo non deve essere semplicemente il suo 18° anno da pro. Dovrà dire “Ah, questo non l’ho mai fatto”. Per esempio, a febbraio niente altura. Andrà a correre».
Però i Pogacar, i Roglic, i Bernal non li può più battere, giusto?
«Ma li può sorprendere. Con un attacco, una strategia, un qualcosa che è dentro nel suo Dna. Per intenderci: non mi aspetto che sulla Marmolada al Giro 2022 vinca come alle Tre Cime di Lavaredo in rosa sotto la neve del 2013. Ma magari quel giorno potrà fare una azione che farà impazzire la gente. Oppure inventarsi qualcosa un altro giorno in un finale in discesa...Al Giro non vince una tappa da Bormio 2017. Non sarebbe bello che si ripeta?».