Un gioco geodemografico dello sport può essere quello di indagare la diciamo intensità territoriale di una data disciplina in una data località. In parole povere, dunque ricche di chiarezza, quale è la zona, per l’Italia ma anche per la Guinea Bissau, che produce più sportivi validi, se non addirittura più campioni. Roba, il giochetto, da essere respinta con repente noia, sorella maleducata dell’indifferenza e parente neanche troppo lontana dello schifo, da un pupo di oggi che a quattro anni vuole già l’ultimo modello di play-station, sennò non si diverte, ma anche roba che rischia di intrigare e quindi divertire il giornalista della stampa scritta spiaggiato, come un vecchio cetaceo, sulla battigia di un mare stitico che non è più il suo di quando lui era giornalista diciamo classico, quello dei tre verbi: andare, vedere, raccontare.
In questo nostro gioco: da vecchi bambini dello scrivere bisogna stabilire alcuni mini o maxicriteri, per esempio decidere su quali sport basare la ricerca, strutturare la statistica. Dire Jesi (Marche) per dire scherma è automatico, casomai si aggiunge Roberto Mancini, nato lì, per dire addirittura calcio, ma poi magari si scopre che a Jesi nessuno sa nuotare e pochi sanno andare in bicicletta
Bra, prima di essere nota come la città piccola ma vivissima di Emma Bonino e di Carlin Petrini padre dello slow food, era la capitale italiana dell’hockey su prato grazie ad alcuni migranti indiani, fattisi docenti di quello sport, e ad un provvido dirigente sportivo locale, e casomai a Bra si confondeva il pallone del calcio con la sfera del pallone elastico (ora pallapugno), capitale la vicina e per tante belle cose specie gastronomiche rivale Alba, epicentro di quel gioco piemontese, ligure e un poco anche veneto e marchigiano raccontato da Edmondo de Amicis, lui, quello di “Cuore”, nel suo romanzetto “I rossi e gli azzurri”.
Criteri assortiti raramente univoci, sempre discutibili, e dunque ci fermiamo qui. Ma non senza avere prima sottolineato una curiosità del ciclismo. Con l’aiuto del calcio, il ciclismo è sicuramente lo sport italiano che ha prodotto più fenomeni assoluti nel minore spazio quanto a chilometri quadrati. Stiamo parlando dell’Alessandrino, inteso persino più come Novi Ligure e Tortona che come il capoluogo provinciale, stiamo dicendo per la bicicletta nientepopodimenoché Coppi e Girardengo e Cuniolo, ai quali aggiungere - e qui Alessandria ci vuole proprio, come città del quadrilatero piemontese grande nel nostro primo calcio con Vercelli, Novara e Casale, e qualcuno parla di pentagono e ci mette anche Derthona cioè Tortona -, aggiungere dicevamo nel calcio Baloncieri, Rava, Ferrari e Rivera... Neanche grandi città con le loro vaste province possono offrire nomi così “forti”, così “grossi” in sport così popolari.
Un gioco, niente di più, ma mica un brutto gioco. Anzi. Lo abbiamo frequentato nei giorni olimpici e (per la sola bicicletta) europei e mondiali pensando al Verbano, territorio che da poco fa provincia col nome trino di Verbano-Cusio-Ossola, dopo essersi svincolato da Novara capoluogo, Verbano inteso in questo caso come sponda piemontese di quel lago Maggiore che sulla riva di fronte è Lombardia e nella parte settentrionale è Svizzera. Nel ciclismo Elisa Longo Borghini, figlia tra l’altro di Guidina Dal Sasso pioniera del nostro sci di fondo, ergo “mamma” di Belmondo e Di Centa, e Filippo Ganna, due del Verbano, hanno illuminato, specialmente il primo, il Giappone olimpico e il Belgio mondiale. E l’occasione è stata utile ai maniaci che siamo quando si parla di ciclismo, nel senso che ci è venuto in mente che da un paesino del Verbano, da Quarna Sotto piccolo (350 abitanti) ma famoso centro di produzione di strumenti musicali a fiato, da Quarna Sotto che sta sopra nel senso della quota di 800 metri e del suo strapiombare su Omegna e sul lago d’Orta, da Quarna Sotto se ne partirono ai primi anni del Novecento marito e moglie contadini che con soldarelli sudatissimi comprarono un appezzamento di granturco e vino, sempre in Piemonte ma nella provincia di Alessandria, e misero su famiglia. Stiamo parlando di Domenico Coppi e di Angiolina Boveri, insomma dei genitori di Fausto e Serse e Livio e Dina e Maria, e del paese che scelsero, Castellania. Bel gioco, no?
da tuttoBICI di ottobre
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