All’età di 36 anni compiuti da 48 ore il romagnolo Manuel Belletti conferma l’addio all’ attività agonistica. La bagnatissima Coppa Bernocchi del 4 ottobre disputata in maglia Eolo-Kometa è stata l’ultima corsa della carriera per il corridore di Sant’Angelo di Gatteo a Mare. Come gara d’addio ha scelto una classica da lui vinta nel 2010 quando era uno dei boys di Bruno Reverberi.
“Già alla vigilia del Giro d’Italia 2021 – afferma Manuel, passista veloce, professionista dalla stagione 2008 – ho deciso che a fine anno avrei smesso. Sia chiaro, atleticamente mi sento ancora bene; è di testa, mentalmente, che mi sento stanco. Riguardo il mio ultimo Giro d’Italia, non ci sono arrivato nella condizione migliore per le piccole fratture rimediate cadendo durante il Giro di Turchia”.
Le offerte per proseguire l’attività agonistica non mancavano: “Il mio procuratore Mazzanti me ne ha parlato prima del Giro d’Italia, tuttavia io gli ho ribadito l’intenzione di smettere a fine anno anche per costruirmi meglio un futuro. Nell’eventualità di ottenere un incarico da industrie disposte a investire su di me ho preferito portarmi avanti”.
Manuel nelle 14 stagioni tra i professionisti ha ottenuto 21 successi e da sempre il fattore campo ha rappresentato per lui una spinta enorme. Tra le sue vittorie c’è ad esempio la tappa Porto Recanati-Cesenatico del Giro d’Italia datata 21 maggio 2010 oltre a due tappe della Settimana Coppi e Bartali, corsa molto romagnola. Belletti nell’edizione 2011 della Coppi e Bartali è riuscito a vincere a Riccione e nel 2015 proprio a Gatteo, sull’uscio di casa. Il passista veloce nel post-Coppa Bernocchi numero 102 ha detto stop alle gare senza sapere cosa farà da grande.
“Non ho nulla tra le mani – assicura Manuel, che a Sant’Angelo vive con la fidanzata Giorgia – e nemmeno ho ricevuto proposte per lavorare come direttore sportivo. Intanto sono ancora vincolato col Gruppo Sportivo Eolo-Kometa fino al 31 dicembre pertanto eventuali incarichi prima di tale giorno li potrò accettare solo se lo staff di patron Spada me lo consentirà. Se potrò rimarrò nel mondo del ciclismo”.
Il successo di tappa al Giro d’Italia è la perla della carriera di Manuel. “Vincere una tappa al Giro era il mio sogno da bambino e io ci sono riuscito vicino a casa mia e nella città del mio idolo Marco Pantani. Quella è la vittoria più importante”. A Cesenatico Belletti pianse come un bambino dalla commozione. Senza nulla togliere a Coppa Bernocchi, Gran Premio Costa Etruschi e altre vittorie, quella che Belletti reputa più emozionante l’ha ottenuta fuori dall’Italia. “E’ la classifica finale del Giro a tappe d’Ungheria 2018. Prima di tutto è un successo a sorpresa per uno come me. Io in svariati Giri d’Ungheria ho vinto diverse tappe ed essendo passista-veloce può rientrare nella normalità. Ma non è affatto normale che un passista veloce riesca a trionfare in classifica generale a tempo e contemporaneamente nella graduatoria a punti. E quella maglia gialla da vincitore dell’edizione 2018 l’ho dedicata ad una persona a me amica”.
Ventuno vittorie e tante belle prestazioni rappresentano un bottino che molti corridori professionisti non riescono ad eguagliare. Eppure si sospetta che da parte di Manuel ci sia qualche rimpianto a fine carriera. “In realtà non è così. Io ho avuto la fortuna di trasformare la mia passione in lavoro, e già è un motivo che scaccia eventuali rimpianti. Sono orgoglioso di quanto ho ottenuto in carriera”.
Chi riesce a correre per 14 stagioni nella massima categoria sicuramente ha dei maestri da ringraziare. “In ogni squadra in cui ho gareggiato – afferma Manuel, che debuttò tra i professionisti nella Diquigiovanni-Androni su segnalazione del conterraneo Pino Buda e proseguì indossando maglie di Colnago-Csf, Ag2R-La Mondiale catalogata Pro Tour, Southeast, Wilier Triestina e Androni-Sidermec prima dell’approdo alla “Eolo” del gennaio 2021 – i dirigenti mi hanno insegnato qualcosa. Chi poco, chi tanto, comunque il mio bagaglio si è accresciuto in ogni habitat di squadra”.
Poi il corridore di Sant’Angelo di Gatteo ringrazia maestri avuti fuori dai teams professionistici. “Innanzitutto mio papà Massimo, che è stato un buon corridore da dilettante riuscendo anche a fare il militare nella Compagnia Atleti di Bologna in cui c’erano Davide Cassani e altri corridori poi approdati al professionismo. La carriera di mio papà non è sfociata nel professionismo poiché si è dedicato all’attività commerciale di famiglia legata alla lavorazione dell’acciaio. Però mio papà mi ha inculcato la passione per la bici. Io prima di cimentarmi nel ciclismo avevo praticato svariati sport, come tanti ragazzi. L’indirizzo verso la bici me l’ha dato papà, e ringrazio pure mia mamma, Fulvia”.
L’altro grande maestro extra squadra di Manuel è il Pirata Pantani: “Non è solo questione di vicinanza tra le nostre città di residenza, Marco ha saputo trasmettere a me e a tanti altri ragazzi una carica enorme. In molti hanno cominciato a correre grazie a Marco”. Manuel dal Pirata ha ricevuto grandi stimoli, ma non per il rendimento in salita. “Come corridori – aggiunge Belletti, che ottenne la prima vittoria tra i professionisti al Clasico di Banfoandes, in Venezuela, nel 2008 – siamo attitudinalmente diversi, io velocista, lui scalatore, attitudine che nel ciclismo infiamma le folle. Però Pantani mi ha trasmesso lo spirito giusto, gli mando un grazie lassù”.
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