La prima volata di gruppo di questa Vuelta 2021 è andata al belga Jasper Philipsen che, incredulo, sul traguardo di Burgos ha chiesto se veramente era stato lui a vincere la tappa.
Solo quando un operatore della televisione spagnola gli ha fatto vedere che era lui il vincitore, è arrivata l’esultanza del corridore della Alpecin-Fenix. «Pensavo di aver vinto e avevo iniziato a esultare, ma dalla nostra squadra non vedevo ancora conferme – ha spiegato il velocista belga -. Poi sono iniziati i dubbi e ho pensato che non fosse vero, che non ero io ad aver vinto».
Philipsen nelle corse precedenti ha ottenuto tanti piazzamenti e la vittoria non arrivava mai e questo ha creato molte frustrazioni nel suo animo. «Quando è arrivata la conferma, mi sono finalmente lasciato andare all’entusiasmo, prima con i miei compagni, poi anche con mia madre che è qui. Questa vittoria è veramente importante per me, ma anche per chi mi ha sostenuto durante la mia carriera».
Il giovane belga ha conquistato così la sua seconda tappa alla Vuelta di Spagna, dopo il successo dello scorso anno a Pueblo de Sanabria. «Certo che mi sarebbe piaciuto vincere una tappa al Tour de France, è la corsa più grande di tutte. Ma in ogni caso vincere una tappa in un grande giro non è mai facile, quindi neanche qui. In ogni caso posso dire di essere soddisfatto del Tour che ho fatto. E ci saranno molte altre possibilità di vincere una tappa alla Grande Boucle».
La Alpecin-Fenix in questa stagione ha dimostrato di essere una squadra altamente competitiva, vincendo tappe con Merlier al Giro d’Italia e poi al Tour de France, dove ha conquistato anche la maglia gialla con Van der Poel e adesso con Philipsen è arrivato il successo anche in Spagna. «Questi risultati sono sorprendenti e dimostrano anche che la squadra è sempre pronta e che siamo motivati a fare bene. Ancora una volta sono stato pilotato perfettamente verso il traguardo. Con il vento contrario, era importante non prendere l'iniziativa troppo presto, potevamo seguire la scia dell’UAE e Groupama FdJ, poi ho pensato per un momento di essere partito troppo tardi. Ho guardato subito a destra dopo l'arrivo e ho visto che era arrivato anche Fabio Jakobsen, che era dall'altra parte della strada e anche questo mi aveva fatto venire dei dubbi sulla mia vittoria».
Dopo il Tour, Philipsen era andato a Tenerife per tre settimane per trovare la forma migliore per affrontare l’ultimo grande giro della stagione. «In Spagna quelle tre settimane mi hanno dato pace mentale, sono stato in grado di accendere l'interruttore e ripartire. Fisicamente non è stata sicuramente la migliore preparazione e avevo qualche dubbio sul mio livello di forma e so con certezza che soffrirò in montagna. Volevamo vincere una tappa e ci siamo riusciti, e ci saranno altre opportunità nei prossimi giorni e starà a me non perderle. Il fatto di essere caduto nel prologo di ieri non mi ha influenzato fisicamente e forse mi ha svegliato anche un po’».
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