TOKYO2020. JOLANDA NEFF, LA MIGLIOR CAMPIONESSA OLIMPICA DI MTB POSSIBILE

TOKYO 2020 | 27/07/2021 | 11:00
di Giulia De Maio

Non può esserci miglior testimonial per la mtb femminile. Jolanda Neff è una ragazza con una passione sconfinata per il suo sport, che ama quello che fa e lo fa benissimo. Il suo successo odierno ha messo tutti d'accordo e ci permette di raccontare la storia di un'atleta che ne ha passate tante e finalmente è tornata sul gradino più alto del podio. Quello che le spetta.


«Pensavo avrei dovuto soffrire di più oggi invece sono riuscita a vivere una giornata da sogno. Ho potuto tenere un passo regolare, restando concentrata sulle linee, senza strafare in salita, rischiando di perdere lucidità per le discese. Mi sono divertita, è stato bellissimo. Qui vinsi il test event nel 2019, l'ultima gara con il pubblico. Ritrovarlo oggi è un privilegio, non sarebbe stata la stessa emozione senza il tifo. A me piace dare spettacolo, entusiasmare i fans e sono fiera che questa medaglia mi renderà un'ambasciatrice del nostro sport a livello planetario» racconta senza riuscire a trattenere le lacrime.


«Il percorso mi piaceva molto e questa mattina quando abbiamo visto che pioveva siamo state felicissime. A differenza di altre squadre che non si sono presentate alla prova di questa mattina o hanno visionato il percorso solo a piedi, noi lo abbiamo affrontato per intero con il nostro coach specializzato in tecnica. Abbiamo dovuto studiare nuove linee con un'ora sola a disposizione, il tracciato era cambiato totalmente ma abbiamo avuto la prontezza e capacità di ristudiarlo e ci siamo adattate meglio di tutte le altre. Bisogna essere allenate anche a questo. Non poteva andare meglio per la Svizzera, investiamo tanto tempo su allenamenti dedicati alla tecnica, oggi ne abbiamo raccolto i frutti» prosegue la 28enne della Trek Factory Racing.

Quando ripensa ai tre anni che hanno preceduto questa giornata di gloria riprende a piangere: «Ci metterò un po' a realizzare quanto ho fatto. Il mio ultimo successo internazionale, escluso il test event a Tokyo, risale a La Bresse 2018. Nel 2019 in America prima di Natale (dov'era con il fidanzato, il discesista Luca Shaw, con cui sta da 3 anni, ndr) ho avuto un brutto incidente in allenamento da cui è stato difficile riprendersi appieno, sei settimane fa mentre ero in gara a Leogang mi sono rotta una mano. Sono stata costretta a saltare l'ultima prova di Coppa del mondo a Les Gets e a non usare la mtb finchè non sono arrivata in Giappone, dove finalmente ho potuto ributtarmi nel bosco come piace a me. Nei mesi scorsi sono state innumerevoli le occasioni in cui mi ripetevo: "oggi devo andare bene" e invece così non era e dovevo riprogrammare le mie ambizioni per la gara successiva. Oggi è stata la giornata in cui mi sono ritrovata. Vivere un periodo duro, dopo aver vinto tanto (compresi ori mondiali ed europei, ndr), non è stato semplice. Sapevo che dovevo solo tornare in salute e avere pazienza ma è stato un percorso lungo e accidentato. Per fortuna ho avuto il miglior supporto possibile dalla mia famiglia, dal mio fidanzato e dal mio team. Ho al mio fianco persone su cui posso contare, indipendentemente da come è andata oggi».

Tagliato il traguardo ha ricevuto non solo l'abbraccio delle sue compagne di squadra, ma anche di tante rivali di lungo corso. Il più sentito e lungo è stato quello in cui ha stretto Jenny Rissveds, giovanissima vincitrice a Rio2016, che dopo il successo olimpico ha dovuto combattere con la depressione dovuta allo stress. «So che Jenny è sinceramente felice per me e penso che per lei oggi si sia chiuso un capitolo importante. Ripartirà con meno pressione. Abbiamo solo un anno di differenza e sono convinta che anche io 5 anni fa sarei stata travolta. Ora sono più matura, ho un clima attorno a me che mi permette di essere più serena, una stabilità anche sentimentale che all'epoca non avevo. Il team per cui correvo allora mi aveva detto prima dei Giochi che avrebbe chiuso e avrebbe smesso di produrre bici da mountain bike, Trek invece ha prolungato il mio contratto quando ero mezza rotta e mi ha dato il tempo necessario per rimettermi dopo gli infortuni. Un altro mondo» rivela Jolanda, che riserva parole più pepate per l'acerrima “nemica” Pauline Ferrand Prevot. «Al primo giro, nel salto in cui ieri è caduto Van der Poel, Pauline ha fatto una mossa stupida che proprio non ho capito. Ha inchiodato invece di prendere velocità. Sono stata costretta a rallentare e ho rischiato di finire a terra per colpa sua così ho deciso di superarla. Poco dopo è caduta e sono stata felice di averla anticipata e non aver compromesso la mia corsa per un suo errore. Lei corre spesso così, è imprevedibile e a volte pericolosa» attacca Jolanda, a cui la francese ha risposto per le rime.

Infine una battuta sui prossimi traguardi da mettere nel mirino: «Dopo i mondiali in Val di Sole e la conclusione della Coppa del Mondo a Snowshoe, probabilmente correrò le prime prove della World Cup di ciclocross visto che sono in programma in America, dove c'è la sede di Trek. Fino a ieri rispondevo a tutti che ero concentrata su questi Giochi, ora mi toccherà pensarci».

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