Giacomo NIZZOLO. 10 e lode. Non fa una volata, decolla e vola: plana leggero. Con il sorriso stampato sul volto, per festeggiare quella vittoria maledetta, un po’ carogna e bastarda, accarezzata per undici volte undici e finalmente ottenuta con una volata che non è una volata, ma un capolavoro. Affini il capolavoro lo tenta nel finale, il mantovano capisce prima degli altri il pericolo e si getta all’inseguimento con una sparata degna di Usain Bolt. Parte e insegue, agguanta e sfreccia: non ce n’è per nessuno. Oggi volata perfetta, per una volata che non è una volata, ma è il volo del deltaplano, che sorvola e plana silenzio per un grido di rabbia, prima di un sorriso di gioia e una vittoria “certificata”. Finalmente.
Edoardo AFFINI. 9. Entra nella sua Mantova all’ora del Te e saluta con dolcezze e baci, anche se lui vorrebbe una sbrisolona. Generalmente il ragazzo della Jumbo Visma è un treno, anche quando pilota Dylan Groenewegen (anche se lui adora il riso alla pilota), ma oggi dalla sua Mantova passa tranquillo al passo: per i saluti non c’è fretta. Poi nel finale scappa come un treno, inseguendo il sogno e il colpo della vita. Per poco non gli riesce, se non ci fosse quello là…
Peter SAGAN. 8. Lui c’è sempre, perché sa sempre che qualcosa da lui ci si aspetta. Non sono i suoi arrivi, ma lui una via di fuga la trova sempre e si piazza subito lì, dietro a quei due, che fanno saltare ogni piano, e lasciano i velocisti a bocca aperta: proprio come noi.
Davide CIMOLAI. 8. Il 31enne della Istrael Start-Up Nation è ormai una garanzia. In ogni volata c’è, puntuale. Meriterebbe anche lui qualcosa di più, e non è detto che arrivi. Si segni Stradella.
Fernando GAVIRIA. 5,5. Non sbaglia la volata, non la fa, come tutti i velocisti che si fanno sorprendere da Affini e soprattutto da Nizzolo, l’unico che capisce il pericolo.
Stefano OLDANI. 6. Due milanesi nei primi dieci, Stefano e Giacomo. Per il 23enne della Lotto Soudal un sesto posto che vale, anche perché fa tutto da solo.
Andrea PASQUALON. 5,5. Ha le gambe e l’esperienza per fare di più, come in altre circostanze.
Elia VIVIANI. 5. Conoscendo bene Elia so quello che avrebbe voluto fare in questo arrivo che gli arriva quasi sull’uscio di casa, eppure non solo non riesce a vincere, ma l’unica cosa che capisce immediatamente è che c’è poco da fare, quei due sono andati. Lui troppo dietro, quando davanti ormai la battaglia è scoppiata.
Simon PELLAUD. 8. Nella fuga iniziata fin dal primo metro, lo svizzero dell’Androni Giocattoli è l’ultimo a rientrare sui due battistrada: Umberto Marengo (Bardiani-CSF-Faizanè) e Samuele Rivi (EOLO-Kometa). Pellaud guidava la classifica dei traguardi volanti che questa sera è copmandata da Umberto MARENGO, mentre quella denominata “fuga Bianchi” è sua sempre davanti a Marengo e Rivi. Persa la classifica dei TV, questa sera si “consola” con quella della “combattività”.
Vincenzo NIBALI. 7. In tanti ieri hanno arricciato il naso per il suo attacco (e il mio voto 7) nel tratto finale del passo del Carnaio e probabilmente per evitare il “carnaio”, la confusione, lungo la discesa si è avvantaggiato prima supportato e spalleggiato da Ciccone e poi da solo. Un’azione di prova, per verificare polso e gambe, testa e cuore. Ma molti amici lettori hanno avuto da ridire. Le opinioni sono tutte rispettabilissime, ma se l’azione dello Squalo per alcuni osservatori è stata giudicata quantomeno azzardata e non necessaria, la risposta della maglia rosa Bernal che si è mosso in prima persona per andare a stopparlo come la valutiamo? Io resto dell’avviso che se si fa tutto con il manuale del buon ciclista – che ricorda il manuale Cencelli - spesso le imprese non nascono neanche. Se Coppi avesse dato retta alla sua ammiraglia, non avrebbe creato l’epica della Cuneo-Pinerolo. Così come Chris Froome, tre anni fa. Nibali si prova? Bernal lo va a riprendere? Cara grazia…