Andrea VENDRAME. 10 e lode. Il “Joker” oggi cala l’asso. Secondo a San Martino di Castrozza due anni fa, oggi coglie il suo successo più bello, il terzo della carriera. Il “Joker” fa una corsa splendida, dove non sbaglia nulla e raccoglie finalmente ciò che meritava da tempo, lui che in carriera ha anche vinto il Tro-Bro Léon, la piccola Roubaix di Bretagna, la corsa del "ribinou", degli sterrati, ma anche la corsa del maialino che spetta al vincitore. Oggi coglie un sigillo che vale una carriera (a proposito, è l’ennesimo ragazzo cresciuto all’Androni… così, tanto per dire), che lo ripaga di tante sconfitte, di tante botte, di tanti momenti difficili, superati con grande tenacia e determinazione. Oggi “Joker” cala l’asso: tris.
Elia VIVIANI. 1. È il primo e se lo merita: per risultati, per la serietà e l’amore che ci mette in quello che fa, per quell’attaccamento profondo all’azzurro che non è dato dalla maglia, ma dal sentimento di sentirsi italiano dentro. Lui è azzurro sulla pelle. Lui è portabandiera nell’animo e nell’approccio con la professione e il presidente del Coni Giovanni Malagò (voto 10) ha il grande merito di aver letto e riconosciuto questi elementi distintivi, che lo fanno unico.
Chris HAMILTON. 8. Non si deve rimproverare il 26enne australiano della DSM. Sulla sua strada trova un super Vendrame, non poteva cambiar strada, ma solo accodarsi.
Gianluca BRAMBILLA. 5,5. Scalpita, la gamba è di quelle buone, ma finisce nella rete tattica e in qualche bisticcio di troppo con George Bennett e quei due (Vendrame e Hamilton) gli vanno via. Terzo sul traguardo, retrocesso al quarto posto dalla giuria per volata scorretta: qualche rimpianto forse c’è.
George BENNETT. 5,5. È venuto qui per fare classifica (è 23° ad oltre 11’), poi vira sulle tappe. Oggi gli si presenta la grande occasione, ma inspiegabilmente anziché pedalare, si mette a discutere nel finale con Brambilla. Discute il 31enne campione neozelandese, che rinnova l’antico adagio del ciclismo: la lingua si allunga quando le gambe si accorciano.
Giovanni VISCONTI. 6,5. Il 38enne della Bardiani CSF Faizané non si risparmia e come un ragazzino, forse più di un ragazzino, si butta nella mischia, ma oggi la tappa non perdona e lui alla fine deve fare una piccola penitenza. Il quinto posto finale è comunque tanta roba.
Vincenzo NIBALI. 7. Scatta, rilancia e tira, prova e si verifica in questo finale di tappa tosto per uomini tosti. Si porta in albergo 7”, che rosicchia alla maglia rosa. Niente per uno come lui, ma importanti per la testa e il cuore di un uomo come lui.
Damiano CARUSO. 8. Calmo, serafico, attento, si piazza dietro alla maglia rosa e di lì non si muove.
Simon YATES. 7. Fantasmino è sempre stato Jimmy Casper, ma invisibile è anche il britannico della BikeExchange, l’altra faccia della propria medaglia: esuberante e incontenibile nel 2018, sornione e invisibile quest’anno. Tre anni fa fece la fine del tonno nella rete di Chris Froome, quest’anno fa il pesce in barile.
Remco EVENEPOEL. 7. Non è finita fin quando non è finita. Ieri sembrava sfinito e vinto, poi è riuscito a medicare le cose, superando un “black-out” difficile da superare e contenendo un distacco che poteva essere siderale. Il bimbo belga ha preso la sua prima bella e sonora batosta, ma non datelo ancora per suonato. Non è finita fin quando non è finita. Per la serie: fino alla fine!!!
La piccola ITALIA. 7. Più di un’ora a quasi 46 chilometri orari di media, poi nasce la fuga dei 14, composta da 7 ragazzi d’Italia, giovani e meno giovani, tutti in ogni caso bravi. Con Andrea Vendrame della Ag2r Citroen e Simone Ravanelli della Androni Sidermec, Giovanni Visconti della Bardiani CSF Faizané e Vincenzo Albanese della Eolo Kometa, Simone Petilli della Intermarchè Wanty Gobert, con Gianluca Brambilla della Trek Segafredo fino a Diego Ulissi della Uae Emirates. Con questi magnifici 7, Geoffrey Bouchard (AG2R Citroen Team), Dries De Bondt (Alpecin-Fenix), Natnael Tesfatsion (Androni Giocattoli Sidermec), Nicolas Edet (Cofidis Solutions Crèdits), Mikkel Honorè (Deceuninck - Quick-Step), Niv Guy (Israel Start-Up Nation), George Bennett (Team Jumbo-Visma), Chris Hamilton (Team DSM), Victor Campenaerts (Qhubeka-Assos). Questo è uno di quei casi in cui è più che giusto dire: W tutti!
Alessandro DE MARCHI. 17. Ma quanto costa la felicità? Che prezzo bisogna pagare? Due giorni in rosa vissuti su una nuvoletta per poi tornare in gruppo, nei ranghi e oggi la rovinosa caduta che lo costringe a lasciare anzitempo il Giro. Ma quanto costa la felicità? Che prezzo bisogna pagare?
Fausto MASNADA. 17. Il 27enne bergamasco è costretto anche lui a mettere piede a terra e a tornare a casa dopo un buonissimo 9° posto nella generale del Giro di un anno fa, lo scorso ottobre. Questa è stata la tappa dei ritiri, con il ragazzo della Deceunick Quick-Step lasciano la “corsa rosa” anche Alex Dowsett, il belga Kobe Goosens e il vincitore della tappa di Ascoli Piceno/San Giacomo lo svizzero Gino Mader (Bahrain-Victorious).
Marc SOLER. 17. Pronti via e finisce per terra con altri tre. Brutta botta alla schiena e al costato per lo spagnolo che viene seguito e supportato da Torres, ma poi è costretto ad issare bandiera bianca (era 11° a 3’19” da Bernal). Brutto colpo per la Movistar che perde il suo punto di riferimento e ora deve trovare la forza per voltare pagina e dare un senso diverso al suo Giro. Ma il team di Eusebio Unzue, diretto da Maximilian Sciandri, ha tutto per poter fare questo cambio di passo.
Gino BARTALI. 107. Il Giro rende omaggio ad un corridore e un uomo di alto lignaggio. Si passa da Ponte a Ema, dove Ginettaccio nacque nel 1914. Vinse di tutto, facendo di tutto, e oggi ancora si parla di lui: di tutto quello che fece.
Alfredo MARTINI. 100. Si passa davanti a casa sua, nella sua Sesto Fiorentino, nel centenario della sua nascita, con un traguardo volante che profuma di primavera e ha il suono lieve e fuggiasco di un armonioso e soffuso fruscio di ruote, che fuggono via veloci e ci portano alla mente i racconti di un uomo saggio e giusto come Alfredo, che sapeva parlare con il cuore. Anche le sue parole erano lievi e armoniose, quasi musicali, oggi purtroppo troppo lontane, come un gruppo passato troppo veloce davanti ai nostri occhi.
Bagno di ROMAGNA. 8. Era la seconda frazione più lunga di questo Giro e si rivela per quello che era: tappa difficile e piena zeppa di tranelli. Dopo le fatiche dello sterrato, tappe come queste sono difficilmente digeribili, difatti resta nelle gambe e sullo stomaco a molti. Prima ora di corsa ad oltre 45 km/h. Un fatto è certo: 12 tappe, e fin qui non ci siamo di certo annoiati.