Caleb EWAN. 10 e lode. È pazzesco, perché quando lo vedi è già troppo tardi. Sembra che senta l’odore del sangue, della preda ormai prossima a cedere. È un equilibrista, un giocoliere del pedale, che danza e saltella con leggerezza e potenza e quando perde, pazienza. Ma è la pazienza che non perde mai: lui aspetta, poi torna a colpire.
Giacomo NIZZOLO. 11. La volata è da 8, perché prova ad anticipare e per poco non gli riesce il colpo, l’11 è per i secondi posti raccolti al Giro. Non credo che ne vada tanto orgoglioso, ma questa è la sua contabilità. Piazzato cronico, speriamo non diventi l’eterno secondo, anche perché ha tutto per rompere l’incantesimo.
Elia VIVIANI. 6,5. In verità sia lui che Consonni avrebbero da ridire per l’ennesima volata sporcata da Molano che è sempre lì che non sa bene dove andare e soprattutto con chi. Vabbé, è andata così, ce ne faremo una ragione. Spero però che qualcuno cominci a ragionare. E non mi riferisco né a Viviani né tantomeno a Consonni.
Peter SAGAN. 6. Si butta con generosità nelle volate di gruppo e raccoglie quello che può. Quarto, non è poi da buttar via. Soprattutto serve alla sua causa: che è color ciclamino.
Fernando GAVIRIA. 6. A prima vista sembra avere una buona gamba, ma chi gli deve facilitare il compito è sempre nel posto sbagliato. Che lo sia Fernando? Possibile, probabile, ma è bene che si parlino.
Matteo MOSCHETTI. 6. Fa la sua volata e porta a casa un sesto posto che fa bene alla testa.
Andrea PASQUALON. 6. Si alterna negli sprint con Riccardo Minali. Oggi tocca a lui e porta in albergo un buon 7° posto.
Dylan GRONEWEGEN. 5,5. È chiaro che ha un po’ di ruggine, dopo la tanta inattività, ma è pur sempre un peso massimo dello sprint.
Manuel BELLETTI. 6. Il portacolori della Eolo Kometa arriva sulle strade di casa e fa quello che può.
Davide CIMOLAI. 5,5. Lui è molto più performante e sa fare cose molto più belle. Un decimo posto di stima.
MERLIER. S.V. Deve evitare il pericolo Molano, poi gli cade la catena e non può far altro che prendere a pugni il manubrio. Ne ha tutte le ragioni.
Mikel LANDA. 17. Non ci sono parole per esprimere il nostro disappunto. In una tappa banale, che non avrebbe dovuto far male e incidere nella classifica, succede quello che qualsiasi sportivo non vorrebbe mai vedere. Nel finale il corridore basco della Bahrain finisce per le terre e addio Giro. Che jella!
ANDRONI & BARDIANI. 8. Il 26enne piemontese di Giaveno Umberto Marengo della Bardiani CSF-Faizanè torna all’attacco, così come il 25enne bresciano di Gavardo Filippo Tagliani dell’Androni Giocattoli Sidermec. Ragazzi che si danno da fare, così come i loro team che chiedono ai loro corridori di onorare una corsa che è un onore poter correre. Ripresi i due, altri due vanno in avanscoperta. Simon Pellaud, il 28enne corridore svizzero in forza sempre all’Androni Giocattoli Sidermec, e il 28enne veneto Davide Gabburo anche lui della Bardiani CSF-Faizanè. Sempre loro, intese come squadre. Spesso ci si interroga sull’opportunità o meno di invitare squadre di seconda fascia. Alcuni storcono anche il naso: meglio solo i grandi team, dicono. Basta dare spazio a queste squadrette… E allora la domanda sorge spontanea: perché la “Super Lega” è da aborrire solo nel calcio, ma nel ciclismo, se potessero, farebbero correre solo le World Tour? Non sapendo (o facendo finta di non saperlo) che queste formazioni svolgono un compito “sociale” per le società più grandi, visto che fanno da incubatrici, svezzando talenti che un domani possono passare formati nella massima serie. E poi provate a immaginare tappe come quella di oggi, senza le formazioni invitate che hanno tutto l’interesse di farsi vedere ma anche il dovere di farlo: che tappe sarebbero? Chi andrebbe in fuga? L’organizzatore avrebbe il potere di dire a formazioni che sono lì per diritto, oggi mandate in fuga qualcuno? Certo che no. Quindi, non fate troppo gli schizzinosi e tenetevi strette anche le formazioni “Professional”: fanno comodo a tutti.
Davide CASSANI. 8. In una tappa nella quale è difficile tenere gli occhi aperti, lui si fa ascoltare. Spiega la bellezza delle visite parenti, quella che fa il 25enne della Eolo Kometa Lorenzo Fortunato da Castel de Britti (il paese di Alberto Tomba) e poi con grandissimo garbo ricorda Monica Bandini, morta il 19 aprile scorso. Parole lievi e delicate, carezze che medicano il dolore e fanno bene al cuore.
Regia RAI. 4. È vero che la tappa a tratti è anche soporifera, però il finale è tutto fuorché noioso (purtroppo) e per l’ennesima volta le immagini della volata sono quasi oscurate. Ewan che trafigge Nizzolo è più un’idea che un’immagine. Siamo al “sentiment”.