Due giorni fa ExtraGiro ha illustrato in dettaglio il week end tricolore che le strade dell'Emilia Romagna ospiteranno a giugno. Nel programma ci sono le cronometro elite maschili e femminili, la prove contro il tempo delle donne junior venerdì 18 e la prova in linea degli uomini elite domenica 20. Della prova su strada riservata alle ragazze non c'è traccia e, a quanto ci risulta finora, nessuna società organizzatrice si è fatta avanti o è stata invitata dalla Federazione Ciclistica Italiana ad allestirla.
Elisa Longo Borghini, campionessa italiana in carica sia in linea che a cronometro, a Imola2020 aveva conquistato il bronzo mondiale e prima dell'estate avrebbe voluto di cuore difendere il suo titolo. «Quando ho letto il comunicato che illustrava il percorso della prova maschile ho pensato che sarebbe stato bellissimo anche per le donne. Sono davvero dispiaciuta. Non conosco come opera il settore tecnico, non capisco quale sia la difficoltà nell'organizzare questa gara, ma spero che si rimedi a questa mancanza. È stata allestita una commissione per far crescere il movimento femminile, sono fiduciosa che ci sia la volontà di fare qualcosa, va messa una pezza. Confido la FCI lavori per noi» commenta la piemontese della Trek Segafredo che, se un campionato nazionale non verrà allestito in tempi record, sfoggerà il completino tricolore che ha messo in mostra nelle classiche anche al Giro Rosa.
«Non ne sarei felice, tutt'altro. Adoro questa divisa ma sinceramente preferirei perderla e correre il Giro con la maglia della Trek-Segafredo che andare in corsa con un tricolore che non sento più mio. Il nostro Campionato Italiano dovrebbe svolgersi nello stesso week end di quello maschile, non capisco perchè negli ultimi anni non venga organizzato in concomitanza con quello dei professionisti, anzi lo trovo inconcepibile. Ci reputano professioniste, dovrebbe essere un lustro poter assegnare il titolo di campionessa italiana, invece sembra un impegno che nessuno vuole prendersi».
Altrettanto scoraggiata, ma meno diplomatica è Alessandra Cappellotto, vicepresidente ACCPI e responsabile del CPA Women che per le atlete italiane e non solo si batte quotidianamente. «Comprendo e condivido la delusione delle ragazze. Cosa costava organizzarlo nella stessa sede di quello degli uomini? Negli ultimi due anni mi sono impegnata in prima persona perchè l'Italiano Elite e junior si disputasse, “salvarlo” per il terzo anno di fila mi sembra eccessivo. L'ho fatto per piacere, coinvolgendo amici organizzatori e sponsor, senza ricavarci nulla, anzi» spiega la prima italiana della storia a essersi laureata campionessa del mondo a San Sebastian 1997.
«Con il progetto #RoadToEquity sto toccando con mano la realtà di paesi emergenti e, mi duole dirlo, ma a volte mi vergogno di come a casa nostra, in quella che orgogliosamente riteniamo la culla del ciclismo, vengono effettivamente considerate le atlete. Le celebriamo quando conquistano una medaglia, ma nella vita di tutti i giorni le releghiamo a uno sport di Serie B. Nel 2021 in Ruanda si terrà il campionato nazionale in linea, in Italia a oggi non si sa. Ora tutto il nostro movimento è in fermento per il Giro d'Italia e lo capisco, ma non c'è solo quello» conclude Cappellotto, che in qualità di rappresentante sindacale delle cicliste italiane chiederà al Consiglio Federale di adoperarsi per organizzare questo “benedetto” Campionato Italiano.
La referente della nuova Struttura Femminile della Federciclismo Serena Danesi, consigliere in quota tecnici, che ha anche la delega per la commissione della Tutela della Salute, in questi giorni impegnata al Giro d'Italia in quanto operation manager presso RCS Sport, finora non si è espressa al riguardo e non ha avuto il tempo di rassicurare le atlete che le hanno chiesto delucidazioni.
nella foto Longo Borghini posa con il presidente FCI Cordiano Dagnoni e Danesi