Chi lo conosceva solo come meccanico, apprezzava davvero solo uno dei mille lati di quel caleidoscopio umano che era Jean Moiroud. Sempre vestito di nero, barba folta e sguardo attento, era stato per tanti anni capo dei meccanini della federazione francese e soprattutto della pista transalpina.
Si è spento all’età di 77 anni e il mondo della pista - nella sua accezzione più completa - si è scoperto improvvisamente più povero. Perché dal 1986 al 2007 Jean ha seguito tutti i grandi campini francesi come Frédéric Magné, Arnaud Tournant, Florian Rousseau, Félicia Ballanger, Nathalie Even, Frédéric Lancien e Magali Humbert tanto per fare qualche nome eccellente.
Ma Jean per la pista aveva un amore a tutto tondo, che affondava le radici nella sua gioventù. Negli anni Sessanta aveva seguito studi da disegnatore progettista e poi aveva lavorato in uno studio di architettura mentre proseguiva la sua carriera da dilettante dividendosi tra ciclocross e pista.
Architettura e pista si sono fuse nella sua personalità, spesso amava dormire nei velodromi piuttosto che in hotel per studiarne segreti e strutture: questa scelta lo ha portato a divenire uno dei massimi specialisti al mondo dei velodromi, riconosciuto dall’Uci e consigliere apprezzato di architetti e capimastri in materia di sicurezza dei velodromi, scelta dei materiali e geometrie delle piste. Faceva parte anche di numerose giurie chiamate a giudicare progetti di costruzioni di nuovi velodromi in tutto il mondo.
E mentre lo salutiamo per il viaggio che ha intrapreso, speriamo che abbiate capito perché Jean Moiroud non era “solo” un meccanico.
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