Berretto tipo baseball verde, tuta da lavoro d’ordinanza verde, gilet con due bande orizzontali ad alta visibilità giallo, guanti protettivi e scarpe da tennis neri, mascherina usa-e-getta azzurra. Il sorriso, il suo, sempre. Salvo Aiello.
Poco più di tre anni fa, qui, su tuttobiciweb, un botta-e-risposta per capire che cosa fosse successo: la fine (dopo nove anni) del rapporto di lavoro con Eurosport, il binomio (collaudato e fortunato) con Riccardo Magrini per le telecronache di ciclismo. “Tranquilli – concludeva Aiello –, siamo uomini di mondo. Adesso sto leggendo un libro che mi è stato regalato da un ascoltatore di Eurosport, insegnante di yoga e sanscrito: si intitola ‘Tantra – lo Shivaismo del Kashmir’, e sono certo che un’illuminazione me la regalerà”.
Non dev’essere stato lo Shivaismo del Kashmir, ma tutto un complesso di cose, a traslocare Salvo da uno studio alla strada, da un microfono a un camion, dal ciclismo professionistico alla nettezza urbana. Il debutto del Covid, la moltiplicazione dei contagi, il crollo del Pil, il balletto dei diritti tv, più varie ed eventuali. E non bisogna scandalizzarsi: Jack London – quello di “Zanna bianca”, “Martin Eden”, “Il tallone di ferro”... – aveva fatto lo strillone di giornali, il pescatore clandestino di ostriche, il cercatore d’oro, aveva lavorato anche in una lavanderia, e tutto questo lo aveva arricchito. Non si parla di conti in banca, ma esperienze di vita e umanità di cuore.
Non so come l’abbia presa, Salvo. Ma un po’ di amarezza non è riuscita, nonostante il nuovo impiego, a smaltirla. “Attenzione – mi scrive in un messaggio su WhatsApp -: vorrei dire a tutti quelli che tre anni fa mi dissero che non si sarebbero dati pace finché non fossero riusciti a trovare un lavoro alla mia altezza, per poi sparire, che possono rilassarsi. A posto così”.
Davvero il mondo del ciclismo non ha un posto per lui? Era il 2002 quando Carmine Castellano scommise su Salvo e gli propose di fare lo speaker al Giro d’Italia. Scommessa stravinta. Competenza, entusiasmo, simpatia. Tappa dopo tappa. Corsa dopo corsa.
Salvo Aiello spiegava che “il ciclismo è la più fedele metafora delle dinamiche umane”. Sarà. Personalmente, e qui pubblicamente, lo abbraccio. C’è molta più dignità nel camion-scopa che non sul carro dei vincitori.
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