Gli ultimi quattro mesi sono stati un vero e proprio incubo per Luca Colnaghi. Dopo la splendida doppietta di tappe al Giro d’Italia U23, invece di spiccare il volo verso il professionismo, il 21enne di Mandello del Lario (Lecco) si è ritrovato improvvisamente invischiato nel vortice di una presunta positività a andarina e ostarina, contenute all’interno di un integratore a base di chetoni. Tre giorni fa, dopo quattro mesi, il Tribunale Nazionale Antidoping ha finalmente riconosciuto la buona fede del ragazzo (qui le parole del suo avvocato), che ha presentato tutte le prove necessarie per dimostrare la leggerezza involontaria e, soprattutto, innocua. Intanto, però, la possibilità di passare professionista è svanita e il giovane lecchese dovrà ricostruire tutto in questo 2021 in maglia Trevigiana-Campana Imballaggi.
Ti sei tolto un bel macigno dalle spalle?
«Adesso mi sento sicuramente molto più sollevato, anche se l’amaro in bocca rimane, perché i tempi sono stati lunghi e non avevo fatto nulla di male, oltre ad aver perso l’occasione di passare professionista. L'unica cosa che voglio fare è voltare pagina e guardare avanti. Mentalmente posso lasciarmela alle spalle, ma credo che la vicenda non debba essere dimenticata, così che magari la prossima volta si sappia subito cosa fare».
È vero che avevi già un accordo di massima con la Intermarché-Wanty-Gobert?
«Confermo, dopo la bella stagione che avevo fatto era il momento giusto per passare professionista e realizzare il mio sogno, e invece mi sono visto costretto a rimandare tutto. Nella sfortuna mi ritengo fortunato che sia successo tutto a fine stagione e non abbia perso mesi gare, altrimenti sarebbe stato ancora più difficile da digerire».
La Procura Nazionale Antidoping aveva chiesto quattro anni di squalifica…
«Ho potuto constatare la poca umanità che c'è in questo mondo. Si sono fatte accuse pesanti, basate su pregiudizi e sul passato di questo sport, ignorando che davanti avessero un ragazzo di 21 anni. Posso assicurare di aver ricevuto commenti molto poco piacevoli. E poi chiedere 4 anni vuol dire non aver studiato minimamente il caso».
Gli integratori discussi, tra le altre cose, erano dei tuoi sponsor.
«Non proprio degli sponsor, perché a questi livelli non si parla di sponsorizzazione, però li pubblicizzavo mettendo qualche foto sui social e avendo dei vantaggi poi sugli acquisti, a conferma di quanto tutto sia stato fatto alla luce del sole. Pensavo fosse un integratore normale e sicuro, invece sono rimasto fregato da una contaminazione, che negli ultimi due mesi si è rivelata essere molto comune a livello internazionale. Molte aziende hanno dovuto interrompere la produzione a causa del covid e l'hanno ripresa poi in fretta e furia, commettendo degli errori infinitesimali che però per noi risultano decisivi».
Tra le tante cose spiacevoli che hai dovuto sopportare in questi mesi quale è stata la peggiore?
«La cosa che mi fa più rabbia è che prima che si potesse studiare il caso, che potessi difendermi, la mia immagine tramite i media e i social era già ampiamente compromessa. Praticamente nessuno sapeva di cosa si parlasse, ma mi sono comunque preso una valanga di insulti e giudizi. I social da questo punto di vista sono una rovina, con tutta questa gente che ti punta il dito da dietro una tastiera senza sapere nulla. Per fortuna, per come sono fatto io, me ne frego di quello che dicono le persone che non conosco. In altri paesi, prima di rendere la positività pubblica, però, si ha la possibilità di difendersi e dimostrare le proprie ragioni. Oltre al fatto che sarei stato subito assolto e qui invece mi son preso comunque tre mesi».
Almeno hai capito chi sono i tuoi veri amici?
«Esatto, mi è servito per fare una bella pulizia dei miei falsi amici. In tanti, fatalità, si sono dileguati».
Con la Zalf come ti sei lasciato?
«Mi avevano proposto di rimanere, ma per come era stata gestita la situazione non me la sono sentita di accettare, non mi sentivo più parte del gruppo. Nel complesso, però, avrò dei bei ricordi dell’anno trascorso insieme a loro».
Ma guardiamo avanti, sei pronto per la nuova stagione con la Trevigiana-Campana Imballaggi?
«Le prime due settimane dopo la notizia sono state veramente dure e ho fatto fatica ad allenarmi, le ho sofferte, ma con l'aiuto della famiglia e del mio carattere sono riuscito ad andare oltre. Per tutto l'inverno mi sono autogestito e sono riuscito a mantenermi in discreta forma. Ad inizio gennaio mi sono rotto il piede e sono tornato ad allenarmi circa 10 giorni fa. Sto cercando di recuperare un po' la condizione, ma se tutto va bene dovrei debuttare il 27 febbraio alla Coppa San Geo».
Hai qualche obiettivo particolare?
«Gli obiettivi saranno le classiche internazionali U23, spero di poter far bene e riprendere da dove avevo lasciato».
E ti ritrovi anche coi tuoi fratelli Andrea e Davide…
«È la prima volta che correremo tutti e tre insieme da U23, e credo che questa convivenza farà bene un po' a tutti. È vero che io sono quello di cui si è parlato un po' di più, ma posso assicurare che anche loro hanno un bel motore e che sapranno dimostrare le loro qualità».
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