Sono tante le strade sulle quali ha corso Kjell Carlström e una di queste l’ha portato a diventare il general manager della Israel Start Up Nation. Carlström è stato l’uomo chiave di tanti progetti e tanti cambiamenti in squadra, è stato lui a portare Chris Froome nel team. Nato in Finlandia, ciclisticamente Carlström è cresciuto in Italia, prima con il team Amore e Vita di Fanini e poi nella Liquigas, prima di approdare nel team Sky, dove condivideva la stanza proprio con Froome.
Ci sono tanti progetti che da Israele arrivano nel nostro Paese, che coinvolgono anche la Vini Fantini di Valentino Sciotti, sponsor anche della formazione Continental Israel Cycling Academy. L’idea è quella di far correre il team di giovani in Italia, dove la tradizione ciclistica è una delle più importanti, fare base nel nostro Paese, osservando e reclutando anche i giovani corridori italiani per inserirli in un team internazionale.
Grazie all’importante contributo dell’imprenditore Sylvan Adams, proprietario del team, il ciclismo in Israele si è notevolmente sviluppato. Il Giro d’Italia grazie ad Adams, è uscito per la prima volta dall’Europa nel 2018 partendo da Gerusalemme e arrivando fino a Roma, dove a vincere, quasi come un segno del destino, fu proprio Froome. Oggi Israele ha anche un importante velodromo costruito grazie ad Adams e non è da escludere, in un futuro non troppo lontano, anche una corsa a tappe da inserire nel calendario Word Tour.
La vostra stagione sta per iniziare e con voi ci sarà Chris Froome: quale sarà la sua prima gara?
«Come sapete tutti Chris si trova in California per un programma di recupero e la nostra idea era quella di farlo correre in Argentina. Purtroppo a causa del Covid-19 la corsa è stata annullata e abbiamo deciso di partire con lui dall’UAE Tour».
Lei è stato il personaggio chiave per portare Froome nella Israel Start Up Nation: come è andata la trattativa?
«Froome ed io abbiamo corso insieme alla Sky e siamo stati compagni di stanza, quindi ci conosciamo bene. All’inizio dell’estate abbiamo capito che Froome sarebbe stato sul mercato e l’ho subito chiamato al telefono. Abbiamo avuto una lunga conversazione e da subito è apparso interessato al nostro progetto. Da quel momento è iniziata la trattativa che ha fatto arrivare questo grande campione nel nostro team».
Quali sono i vostri progetti con lui?
«Prima di tutto vorremmo salire con Chris sul podio di un grande giro, ma anche avere la possibilità di vincerlo. Froome sarà al Tour de France quest’anno e siamo certi che farà ottimi risultati, puntiamo ad essere sul podio di questa corsa. Poi naturalmente potrebbe esserci la possibilità per lui di rimanere con noi alla fine della carriera agonistica».
Potremmo quindi vedere Froome su una delle vostre ammiraglie?
«Ancora non abbiamo pensato a questo, Chris è in attività e vogliamo godercelo ora come corridore, poi vedremo. Decideremo insieme se vorrà avere un ruolo di allenatore in particolare per i giovani o essere un direttore sportivo. Lui ai nostri ragazzi ha già iniziato a trasmettere nozioni importanti».
Parlando di giovani, voi avete anche la Israel Cycling Academy, la squadra Continental creata per far crescere i giovani e il ciclismo in Israele. Quali sono le vostre ambizioni?
«Dobbiamo dire che grazie a Sylvan Adams, proprietario della squadra, il ciclismo in Israele è molto cresciuto in questi anni. Adams ha costruito nel 2018 un velodromo con un centro di studio del ciclismo, un luogo unico in tutto il Medio Oriente e poi ha contribuito a far partire il Giro d’Italia da Gerusalemme, facendolo arrivare fino a Roma. Un’esperienza unica per tutti e se ricordate a Gerusalemme c’era Froome che portò la maglia rosa a Roma».
Il vostro è un team israeliano con tanta Italia dentro, può spiegarci come?
«Uno dei nostri sponsor principali è la Vini Fantini di Valentino Sciotti, un brand italiano guidato da un uomo che ha sempre creduto nel ciclismo giovanile. Abbiamo un progetto importante con la Israel Cycling Academy: far crescere i nostri corridori attraverso le gare italiane, come il Giro d’Italia under 23. Vorremo creare una base in Italia, in modo tale da poter osservare i giovani ciclisti italiani e portarli nel nostro team, facendo crescere loro insieme ai giovani corridori israeliani e quelli di altre nazioni».
Quanto è importante il ciclismo italiano per voi?
«L’Italia è una parte importante del ciclismo mondiale, io stesso mi sono formato nel vostro Paese. Ho corso prima con l’Amore e Vita e poi sono andato in Liquigas, prima di entrare nel Team Sky dove ho incontrato Froome».
Per voi il ciclismo ha rotto i confini dello sport, portando un messaggio importante. Di cosa si tratta?
«Questo messaggio è racchiuso all’interno della nostra squadra e rappresenta la nostra filosofia: il ciclismo è un messaggio di pace e mezzo di comunicazione importante. Potete vedere la nostra squadra, è formata da corridori che vengono praticamente da tutto il mondo. Anche lo staff è molto internazionale. La squadra Continental servirà a far crescere i nostri giovani e darà l’opportunità a tanti altri ragazzi di formarsi in un clima internazionale. Questi ragazzi potranno poi entrare nella nostra squadra Word Tour».
Siete una squadra ambiziosa cresciuta velocemente. Come è stato il percorso che vi ha portato nella massima categoria del ciclismo?
«Il nostro sogno era quello di entrare nel Word Tour, ma non pensavamo che questo sarebbe accaduto così velocemente. Siamo partiti come una formazione Professional e poi è arrivata l’opportunità di acquistare la licenza della Katusha. Non siamo partiti con grandi forze, perché la campagna acquisti era praticamente finita quando abbiamo preso la licenza, ma siamo riusciti ad ottenere ottimi risultati. I nostri corridori hanno avuto i mezzi per lavorare bene e la giusta motivazione e i risultati sono arrivati».
Al primo anno nel Word Tour avete vinto una tappa al Giro d’Italia e una alla Vuelta, ma anche il premio della combattività al Tour. Vi aspettavate questi risultati?
«Onestamente eravamo partiti con l’idea di vincere in una qualunque gara del Word Tour, non avevamo puntato su nessuna corsa in particolare. La prima parte della stagione per noi non era andata benissimo, noi siamo una squadra con corridori provenienti da tutto il mondo e il Covid-19 ha creato rallentamenti per riunire il team. Poi abbiamo recuperato e al Tour ci siamo subito messi in mostra: tra l’altro abbiamo avuto il primo corridore israeliano che ha portato a termine la corsa, un vero evento storico per noi e il ciclismo. Poi abbiamo vinto una tappa al Giro d’Italia e alla Vuelta, per poco non siamo finiti sul podio finale di Madrid. Abbiamo fatto un’ottima stagione veramente, come inizio direi che è andato molto bene».
Quali progetti avete per il 2021?
«Il nostro intento è quello di migliorare ogni anno. Abbiamo vinto due tappe in due grandi giri e adesso vorremmo salire sul podio di una di queste corse, ma abbiamo corridori validi, con i quali poter essere protagonisti anche nelle Classiche. Poi sarebbe importante per noi veder vincere un corridore che è cresciuto nella nostra squadra Continental e continuare a portare avanti la nostra filosofia di ciclismo come messaggio importante».
Corse e Covid-19, cosa pensate riguardo al vaccino?
«Dobbiamo dire che la squadra ha partecipato a campagne sociali importanti, acquistando mascherine e materiale medico durante il lockdown. Pensiamo che il vaccino sia una buona cosa e, quando ci sarà la possibilità, chiederemo ai nostri corridori di vaccinarsi, ma senza obblighi».
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