Anagraficamente ha 28 anni, ciclisticamente ne ha molti di meno. Matteo Badilatti è arrivato tardi nell’elite del ciclismo e nel 2021 affronterà solamente la sua terza stagione da professionista, ma è normale che sia così, visto che è salito per la prima volta su una bici da corsa a 19 anni. Prima ha dato spazio a tanti sport, in particolare lo sci di fondo, e nella bicicletta ha scoperto la compagna di viaggio ideale durante gli studi universitari.
Svizzero di madrelingua italiana – vive a Poschiavo, nel Canton Grigioni, a pochi chilometri dal confine italiano – è passato professionista con la Israel Cycling Academy nel 2019 dopo un’ottima annata con il Team Voralberg Santic. Scalatore puro, anzi purissimo, dal 2021 sarà alla corte di Thibaut Pinot alla Groupama-FDJ, dove potrà continuare il suo percorso di crescita cominciato con la compagine israeliana.
Nel primo biennio da pro ha raccolto innumerevoli piazzamenti nelle brevi corse a tappe e solo nell’ultimo anno ha chiuso 13° il Tour Colombia, 15° il Tour of Antalya con un secondo posto nella tappa regina, 3° il Sibiu Cycling Tour e 4° il Giro di Ungheria. L’unica cosa che manca è la prima vittoria: «Un grande grazie agli organizzatori che ci hanno permesso, e ci permetteranno, di tornare a correre nonostante le condizioni avverse – spiega Badilatti a tuttobiciweb -. Per me, in termini di risultati, è stata una stagione regolare, fatta di buone prestazioni, sia prima che dopo il lockdown. È vero, manca ancora la prima vittoria da professionista, ma sono sicuro che prima o poi arriverà. Qualche volta ho fatto alcuni errori che non mi hanno permesso di giocarmela al massimo delle possibilità, altre volte ho semplicemente trovato qualcuno più forte di me. Ma la ruota girerà...».
Nello sciagurato 2020 ha trovato anche lo spazio per esordire in un Grande Giro. Una prima volta un po’ traumatica: «La Vuelta è stata molto positiva per la squadra, con Dan Martin che ha fatto il suo miglior risultato in un GT, mentre per me è stato un po' in chiaroscuro. Se la prima settimana è filata via liscia, dalla seconda mi sono beccato un virus gastrointestinale che mi ha fortemente debilitato, non ho mangiato per due giorni e dormito pochissimo. Non avevo più forze e non sono nemmeno riuscito a rendermi più di tanto utile per la squadra. Finire la Vuelta è stato già un mezzo miracolo, ma nel complesso è stata un'esperienza che mi ha fortificato e che mi servirà sicuramente».
Parla italiano, tedesco e inglese, e ora sta affinando il francese – grazie a delle lezioni online offerte dal team – così poi potrà girare liberamente in tutti i cantoni della sua Svizzera adattandosi ai vari idiomi. Passerà da un ambiente molto internazionale come quello della Israel, con corridori provenienti da 16 nazioni diverse, a uno prettamente francese.
Tra le altre cose, non avrà nessun rimpianto nel non poter correre con una leggenda come Chris Froome: «Sono contento per la Israel, si merita di avere un fuoriclasse come Froome in squadra. Io però sono concentrato in questa nuova avventura con la Groupama-FDJ, ho già potuto testare la loro professionalità e familiarità nel primo meeting che abbiamo fatto a dicembre. – continua il poschiavino -. Dovrò dare una mano agli scalatori, Thibaut Pinot compreso. Spero di poter crescere ancora, rendermi utile alla squadra, e a fine 2021 essere soddisfatto di quello che sono riuscito a fare. Per quanto riguarda il calendario, invece, ci sono ancora troppe poche certezze per annunciarlo».
In questo periodo, la Valle di Poschiavo in cui vive è sommersa da metri di neve, con le temperature ampiamente sotto lo zero. Il clima ideale per tornare al suo vecchio amore, lo sci di fondo: «Era diversi anni che non facevo così tanto sci di fondo, ma con tutta questa neve la voglia era tanta. È una disciplina completa, che ti permette di trovare stabilità e fare sforzi dal punto di vista cardiaco e respiratorio molto intensi. Inoltre, solleciti la muscolatura che di solito non alleni. Sei all'aria aperta, in quota, ed è un ottimo modo per ricaricare le batterie anche dal punto di vista mentale». Nel mondo del professionismo si affaccerà un corridore con una parabola molto simile alla sua, lo spagnolo Marti Vigo, che debutterà tra i pro con l’Androni-Sidermec dopo una carriera nello sci di fondo: «Sono due sport che vanno molto d'accordo. Mi piace che ci sia questa "contaminazione" tra discipline».
In questi giorni Badilatti è a Maiorca con la Nazionale svizzera e dopo un breve periodo a casa ritornerà in Spagna per un nuovo ritiro con la Groupama-FDJ e il via ufficiale della stagione 2021.
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