Ricorso contro l’archiviazione per andare a processo e continuare la rincorsa alla verità. La famiglia di Giovanni Iannelli, il giovane ciclista
pratese morto poco più di un anno fa per una caduta durante la corsa Elite Under 23 a Molino dei Torti, ha presentato ricorso alla procura di Alessandria contro la richiesta di archiviazione, presentata stesso sostituto procuratore che ha condotto le indagini, nei confronti dei tre organizzatori della corsa.
La decisione era nell’aria sin dal primo giorno, ora sono state lette le motivazioni e quindi è arrivata l’opposizione formale: obiettivo della famiglia è quello di ottenere giustizia per Giovanni.
Nei giorni scorsi il senatore Riccardo Nencini, ex presidente della Federciclismo toscana, ha chiesto, ed è la seconda volta, al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede un atto di “sindacato ispettivo”. «Considerato che, nonostante siano state accertate delle gravissime irregolarità dagli organi competenti, le sanzioni emanate sono da ritenere assolutamente tenui, paragonate con la gravità dell'evento della morte di un ragazzo di 22 anni – ha scritto Nencini – l'interrogante ritiene che debbano essere approfondite le motivazioni che hanno portato a una tale sproporzione e tenuità delle pronunce degli organi competenti. Si chiede di sapere se il ministro ritenga di attivare i propri poteri ispettivi previsti dall'ordinamento al riguardo».
«Non posso che ringraziare il senatore Nencini - ha spiegato Carlo Iannelli a Il Tirreno - perché ha condiviso e supportato anche questa battaglia per la giustizia, per la sicurezza e per un principio di civiltà non solo giuridica. Ho inviato una richiesta anche al procuratore generale del Coni proprio per approfondire certe evidenze gravi, vere e proprie violazioni. Il mio desiderio è quello di poter celebrare il processo. Solamente in quella sede, nel contraddittorio tra le parti, potranno essere accertate la verità e le responsabilità. Potranno essere approfondite e chiarite certe situazioni, determinate circostanze ed il ruolo svolto da alcuni personaggi».
E ancora: «Ritengo che questo sia un diritto sacrosanto per chiunque reclami giustizia e specialmente per la parte offesa. Specialmente per una famiglia che ha perso un figlio di 22 anni in quel modo. Continuiamo la nostra lotta perché vogliamo sicurezza per tutti quelli che vanno in bicicletta. Chiediamo che possa svolgersi il processo».
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