Giro d’Italia. Un giorno, in montagna, sparisce una bici, poi un’altra, poi un’altra ancora, poi tutte le bici vanno in fuga e spariscono. Che fare? Il direttore di corsa è disperato. E non è il solo. L’unico che può risolvere il mistero è Ginfausto.
Ginfausto – lo si capisce subito che quello non è il suo vero nome, ma il soprannome condiviso in omaggio a Bartali e Coppi – sostiene che le biciclette non sono state rubate, ma sono scappate. Scappate? Sì, stufe marce di correre e non andare a spasso.
Per sapere come andrà a finire, basta un click. “Ginfausto e il mistero delle bici sparite” è la storia scritta da Valerio Piccioni, della “Gazzetta dello Sport”, e letta dall’attrice Patrizia Bollini, una delle quattro (gli autori delle altre tre sono Gian Luca Favetto, Gianni Mura e Marco Pastonesi) proposte dalla Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza per “Alla fine della città”, il progetto triennale dell’associazione Ti con Zero tra narrazione, arte e viandanze, fino al 30 novembre, stavolta – causa Covid-19, in versione digitale, con video e tutorial, incontri virtuali e racconti radiofonici. Grazie anche a questi podcast, la Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza non è più solo cartacea (libri sulla bici, dai saggi alle biografie, dai romanzi ai manuali, dalle guide alle poesie), ma anche digitale.
Il primo anno c’è un verbo che coniuga le diverse iniziative di “Alla fine della città”: accendere. Accendere un gesto, un’idea, un’emozione, un territorio, una luce. Nel caso di Ginfausto (il podcast di Piccioni e Bollini), accendere una registrazione.
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