GIRO d’ ITALIA. 9. Non gli do dieci solo perché i francesi non ci hanno fatto passare e così ci siamo giocati l’Agnello e l’Izoard. Non do dieci perché Morbegno non è stata una bella pagina di ciclismo per nessuno. Però Mauro Vegni e tutto il suo staff, nessuno escluso, hanno fatto un lavoro pazzesco. Non era facile e non era nemmeno scontato: bravi tutti! Per la prima volta nella storia del Giro, nessun italiano nei primi 5: non è un bel record. Non è il caso di abbattersi, forse è sufficiente cominciare a pensare che i numeri qualcosa ci dicono ed è il caso di saperli leggere per correre ai ripari.
Filippo GANNA. 10 e lode. Sfreccia anche oggi, ancora una volta, tra grida e applausi, tra gente incantata e tanto incanto. Sfreccia e spinge, Filippo, senza scomporsi in un esercizio solo apparentemente banale. Qui siamo di fronte a qualcosa di immenso e di sublime. Ogni superlativo è superfluo perché è lui un superlativo su quell’anti-cavallo d’acciaio che oggi è in carbonio e di nome fa “Bolide”. L’uomo e il mezzo, in mezzo un altro uomo: Fausto Pinarello. Non so chi sia più o meno grande, so solo che la vita è magìa, chimica, incontri di geni e genio: carisma. Ecco, il prossimo “bolide” Fausto lo chiami carisma. Ganna non è solo un uomo che sfreccia più veloce su una strada che sembra non esserci tanto è sospeso nel nulla, ma ha presenza, fisico e carisma: grazia elargita da Dio.
Tao GEOGHEGAN HART. 10 e lode. Perde oltre due minuti all’Etna, ma non si perde d’animo: né lui né tantomeno il suo “dream team”. Ragazzo di talento, lo sapevamo fin dai tempi del Tour of the Alps. Ragazzo di testa, sapevamo anche questo. Ragazzo di tenuta, fisica e mentale. Ha tutto per proseguire il suo cammino, la sua crescita. Se per chi è un po’ in là con gli anni è consigliata la maglietta della salute, lui è un po’ in qua e si mette la maglia rosa, solo come segno identificativo: è solo l’inizio. Come a dire: d’ora in avanti farete i conti anche con me.
Jai HINDLEY. 9. In salita ci ha impressionato fino alla fine. Se solo i Sunweb avessero puntato subito su questo ragazzo australiano, non so come sarebbe andata a finire. Finisce come era logico che finisse. Con Kelderman che il prossimo anno andrà a piazzarsi in maglia Bora, si spera che sappiano guidare Jai adeguatamente. Consiglio spassionato: nel dubbio, faccia di testa sua.
Wilco KELDERMAN. 6. Regolare. Regolarissimo, senza picchi e senza acuti. Il momento più fulgido? Sull’Etna, quando fa il fagiano e va a rosicchiare qualche secondo a tutti. Poi sempre aggrappato. Sempre a subire la corsa. Gli do la sufficienza perché un podio è sempre un podio, soprattutto per chi non ne ha mai fatti, ma è chiaro che corridori di questo tipo non mi incatenano il cuore. A quelli che dissentono, come hanno fatto ieri con Gatti, rivolgo il sentito invito a firmarsi con nome e cognome e a usare un linguaggio adeguato: si può dire tutto, senza offendere. Grazie.
Joao ALMEIDA. 8. Quindici giorni in maglia rosa, vive solo una giornata di rallentamento sullo Stelvio senza sprofondare. Chiude molto bene: ragazzi, questo è un corridore.
Pello BILBAO. 7,5. Chiude al 5° posto con nelle gambe anche un Tour de France corso in nome e per conto di Mikel Landa. Tiene in piedi la baracca alla grande. Come dice Loretta Goggi: chapeau!
Ma a questo punto corre l’obbligo di scusarmi con voi, amici di tuttobiciweb e, soprattutto, con gli amici del Team Bahrain. La fretta o chissà quale altro diavoletto gioca brutti scherzi. Ieri sono stato ingiustamente duro con il povero Pello, e Franco Pellizotti (Pello...zotti), bravo tecnico e amico da una vita, ci ha scritto con assoluto garbo rimarcando la delusione per la mia pagella eccessivamente tranchant. Ha ragione Franco. Ci sono momenti in cui si va in corto e con Pello ho letteralmente dimenticato che si era fatto un mazzo tanto in Francia (dici niente…). Quindi, mi scuso con Pello, con Franco e con tutti gli amici di tuttobiciweb. E per quanto mi riguarda, mi appello alla vostra clemenza. A voi il diritto di voto: siate buoni.
Jakob FUGLSANG. 5. Era venuto per giocarsi finalmente il Giro, non ci riesce.
Vincenzo NIBALI. 5. Sperava di poter lottare almeno per il podio, invece chiude nella top ten. Può sembrare poco per chi è abituato a ben altro, ma intanto è ancora lui il migliore della truppa italiana.
Fausto MASNADA. 8. Arriva nono, ma il suo Giro è davvero ottimo. Lavora come un forsennato, tirando come pochi e nessuno. Pensa ad Almeida, ma anche a se stesso. D’ora in poi potrebbe pensare anche a osare di più: ha tutto per provarci.
Domenico POZZOVIVO. 7. Arriva a Milano e già di per sè questa è un’impresa.
Rafal MAJKA. 5. Ad un certo punto sembrava essere sul punto di poter fare qualcosa di molto buono, poi è scivolato indietro.
James KNOX. 7,5. Fa un Giro di grandissima qualità, d’altra parte corre per un team come la Deceunick, che con la Ineos è qualità allo stato puro.
Matteo FABBRO. 6,5. Primo Giro di grande fatica, perché si sbatte come pochi per la causa. Se fossimo nella Bora, però, con questo ragazzo proveremmo a fare qualcosa di più: diamogli spazio, lo merita.
Jacopo MOSCA. 7. Diventa uomo squadra e lo fa benissimo.
Rohan DENNIS. 9. Nelle crono ha in squadra l’uomo dello spazio, ma lui diventa spaziale dove nessuno se lo aspetta, su vette che puntano il cielo e lui è una stella.
Andrea VENDRAME. 7. Fa un Giro di grande continuità, nel quale forse meritava di raccogliere qualcosa di più.
Diego ULISSI. 8. Si vince due tappe, alla grande, e poi onora tutto il resto del Giro, senza risparmiarsi mai: si diverte come pochi, e ci diverte.
INEOS. 10. Non è un caso che abbiano vinto la classifica a squadre precedendo Deceunick e Sunweb. Sono stati qualcosa di straordinario, per come hanno assorbito il colpo di una perdita importante (Geraint Thomas) e per come si sono rimessi in gioco riprendendosi il gioco e continuando a giocare con incantevole regolarità. Sette tappe vinte, quattro con Pippo, l’8° sigillo non è una tappa, ma è il Giro: giusto così. Tutto.
Arnaud DEMARE. 9. È stato il campione nazionale francese l’uomo più veloce di questo Giro, il dominatore incontrastato, sorretto da una squadra votata alla causa e forte di un ultimo uomo – Jacopo Guarnieri (voto 9) – capace di mettere sempre il capitano nella posizione giusta per non sbagliare. Perfetti, lui e tutti i suoi. Uno per tutti, tutti per uno.
Peter SAGAN. 7. La vittoria ottenuta di forza sul traguardo di Tortoreto ce l’abbiamo ancora negli occhi e ci resterà per sempre nel cuore. Grande la vittoria del tricampione del mondo su un percorso tutt’altro che semplice. Vince campione e da un senso al suo Giro, ma anche al Giro stesso che l’ha fortemente voluto. Peccato solo per la maglia ciclamino: non si può dire che gli sia sfuggita, perché in pratica non l’ha mai vista (solo due giorni).
Simon PELLAUD. 8. Lo svizzero della Androni Giocattoli si porta a casa la classifica dei traguardi volanti precedendo di 22 punti Thomas De Gendt. La formazione di Savio ed Ellena piazza tre corridori nei primi cinque: bravi quindi anche Mattia Bais e Jhonatan Restrepo.
Mattia BAIS. 8. L’ennesimo ragazzo dell’Androni Giocattoli si vince la classifica degli indemoniati. Mattia ha vinto la speciale classifica “Fuga Bianchi”, precedendo di 30 punti Marco Frapporti della Vini Zabù. A Gianni Mura questa classifica sarebbe piaciuta un sacco, perchè considerava il ciclismo uno sport unico. L’unico sport dove chi fugge non è considerato un vigliacco.
Thomas DE GENDT. 7. Vince il premio della combattività “Continental” e se lo merita eccome, perché il belga, in ogni caso, onora tutte le corse, senza distinzioni (il battuto è Pellaud dell’Androni). Ha anche il grande merito di chiedere scusa immediatamente dopo essere stato ingiustamente duro con l’organizzazione che secondo lui aveva messo in atto una “bolla” piena di falle. Il belga poi ritratta. Ammette di essersi fatto prendere la mano. Buone gambe. Buona testa. Buono tutto.
LE PROFESSIONAL. 8. Perchè sono professionali. Caro Mauro, inteso come Vegni, gran capo del Giro tutto, le Professional invitate e spesso bistrattate, derise e vilipese sono una vera risorsa, spesso anche una scialuppa di salvataggio. Spesso appese ad un filo di un’economia senza fiato, le Professional fanno la loro parte. Anche questa volta con dignità, rigore e senso di responsabilità. W tutte? Si, viva tutte! W Bardiani CSF Faizané! Viva Androni Giocattoli! Viva Vini Zabù Ktm! Viva loro più di certe squadre World Tour che vengono qui con quel senso di sufficienza a dir poco fastidioso, magari anche creando problemi e mettendo sotto scacco tutti, organizzatori compresi. Battiamoci, battetevi cari “stockholder” a mutare le regole del gioco. Meno squadre di World Tour e più Professional, più “wild card” per gente che ha voglia di correre, di mettersi in gioco senza rovinare le regole del gioco come a Morbegno. Un anno fa, caro Mauro, dicevi: è l’ultimo anno che do una mano alle squadre italiane, devono fare un salto di qualità. Io penso, e ne sono fortemente convinto, che il salto lo dovete fare voi: indietro, per provare ad andare avanti. Tutti assieme.
GROUPAMA-FDJ. 9. Non solo sono la squadra più veloce, ma anche la più corretta, per questo si aggiudicano anche il premio “fairplay” Polizia Stradale per mezzo punto sulla Androni Giocattoli e 20 sulla Sunweb e la Ag2r La Mondiale. Ultima, ma guarda un po’, la EF ovvero quelli che volevano interrompere il Giro. A volte il caso.
Giovanni TREDICI. 10. Un lavoro pazzesco, svolto prima, molto prima e, poi, la messa in opera in queste tre settimane complicate. Un protocollo contro il Covid-19, elaborato dal professor Tredici, dal 1982 medico della corsa rosa, coadiuvato dal dottor Massimo Branca, ormai un fratello e dal dottor Stefano Tredici, un figlio. Un protocollo rivoluzionario che potrebbe diventare paradigma e oggetto di studio. Oltre ai tradizionali tamponi molecolari Pcr, per la prima volta in una manifestazione sportiva di alto livello sono stati utilizzati anche quelli antigenici veloci, che danno una risposta in 5’ e permettono di effettuare uno screening immediato. Più di ottomila tamponi effettuati, grazie alle undici squadre del Centro diagnostico italiano di Milano. Un lavoro immane, monumentale. Il minimo che si possa fare e ringraziarli.