M come mantellina. Nel senso di indumento protettivo. Si usa nelle giornate in cui la temperatura si abbassa, in montagna come in pianura: per ripararsi dall’umidità, c’è chi la indossa persino nella doccia. E’ un capo che interviene quando serve, molto meglio di un capo che vuol metterci bocca sempre. E’ realizzato in diversi materiali (la mantellina, non il capufficio), può essere antipioggia o antivento, ma anche di altro genere: contro i pirla che accendono fumogeni (antifumo), per evitare di vedersi portar via la corsa (antifurto), per non farsi spaventare dal tracciato della tappa (antiterrorismo), per evitare scossoni in classifica (antisismico), per non deprimersi quando ti staccano (antidepressivo), per proteggersi dai gregari irrequieti (antisabotaggio), per ragionare con la propria testa (anticonformista), per reggere le interviste tv (antisfondamento). Deriva i suo nome dal mantello, che però ha il cappuccio ed è senza le maniche: l’ideale per chi, per indossare la mantellina, ingaggia un combattimento di judo. Ne esistono vari modelli: il più popolare è la mantella a ruota, per chi sta in scia tutto il giorno, ma c’è anche l’elica a mantello, per chi vola alto. Meno amato il manto terrestre, realizzato per chi cade, meno comune il manto delle mucche, perché non è facile pedalare con una vacca sul canotto della bici. E’ facile confondersi: quando si attraversano i vigneti c’è chi capisce di prendere un mastello, ma è peggio se nelle fasi di bagarre intende che deve dotarsi di un martello. E’ detto anche cappa, ma c’è chi travisa: quando sullo Stelvio hanno consigliato a Hindley di coprirsi così, pensava che fosse un segnale in gergo per mettersi sulle spalle Kelderman.
P come Pedrero. Nel senso di Antonio, corridore spagnolo della Movistar. La più democratica delle squadre: in corsa puoi scegliere se Movi oppure se Star. Pedrero è un po’ vittima del suo cognome: quando si scrive al computer, il correttore lo modifica subito in Perderò. E’ nato nei dintorni di Barcellona, a Terrassa, ma ancora non si è capito dove si affacci. In carriera ha vinto una sola volta, al giro di Guadalupa: non lo racconta quasi mai, perché poi diventa lunga spiegare dove sia quest’isola e soprattutto di che corsa si tratti. E’ alla terza partecipazione al Giro: dato che il primo l’ha chiuso al 92esimo posto e il secondo al 46esimo, calcolare quanto tempo impiegherà a lottare per la vittoria. Con altri compagni si divide il compito di assistere i più giovani del team, Samitier e Carretero: preferisce dedicarsi al primo, perché non è facile salire lo Stelvio trainando un Carretero. Correndo il più possibile davanti, è riuscito a restare con i big in due tappe, entrambe chiuse al tredicesimo posto: è credibile quando dice di aver fatto tredici. In classifica è sedicesimo, a 40 minuti dal leader, posizione che rispetta il suo carattere: è uno che sa mantenere le distanze. Festeggia 29 anni proprio oggi: anche lui potrà archiviare questo Giro con un giorno da ricordare.
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