S come sponsor. Nel senso di aziende o società che sostengono le squadre o un evento, considerandoli ottimi veicoli per promuovere un marchio. Nel ciclismo è il sistema ideale per avere ossigeno senza ricorrere all’altura. Ci sono anche aziende che assicurano un aiuto e poi spariscono: i promessi sponsor. Esistono anche sponsor occulti, categoria che negli anni ha perso forza: per un lungo periodo, sul palco del Processo Rai è salito di tutto, perfino gente con la maglietta del proprio elettrauto o il cappellino della ferramenta di un amico. Quella dei finanziatori è una grande squadra, come ripetono spesso i diretti interessati, nel senso di chi ha interesse a ricevere i soldi. Quest’anno c’è anche un’azienda storica nata alle falde dell’Etna e sviluppatasi in Calabria, la Caffo, che produce e distribuisce bevande alcoliche: deve aver notato in Giro tanti possibili consumatori. Pubblicizza un ottimo prodotto, il Vecchio Amaro del Capo, un liquore realizzato con una trentina di erbe da servire ghiacciato, a venti gradi sotto zero: è in linea con le temperature delle prossime tappe di montagna. Ne esistono varie versioni, dalla classica alla piccante fino all’ultima, inevitabilmente rosa, realizzata appositamente per la corsa: scelta azzeccatissima in un Giro come questo, dove fra cadute e incidenti ogni tappa ha un retrogusto amaro.
T come transenna. Nel senso di barriera protettiva. Anche se bisogna intendersi sul significato di protezione: quando piomba in testa ai corridori, a tutelarli ci sono solo il casco e il Cielo. Anche la transenna partecipa al Giro parallelo di quest’anno: il Giro a eliminazione, da non confondere col Giro E, anche se ugualmente elettrico. A questa edizione, la transenna si è presentata in forma quanto i suoi rivali diretti, i tombini e le borracce: rispetto a loro, ha più gregari, perché a lanciarla può essere un elicottero, un addetto che non la tiene legata, un telone della pubblicità, gli stessi spettatori che la spostano. Alla vigilia non ha fatto promesse speciali: la sua intenzione è affrontare un giorno alla volta, cercando di restare con i piedi ben saldi a terra. Anche perché, quando decide di muoversi, se non addirittura di volare, può rivelarsi decisiva: in giornata buona, può stendere più di un corridore. Confermando di essere un’arma a doppio taglio: ripara i ciclisti, ma può anche guastarli. In genere, è sempre al loro fianco: i guai cominciano se te la trovi all’improvviso davanti. Quando è protagonista di vicende gravi, come quella costata il Giro al povero Luca Wackermann, si lascia alle spalle una lunga serie di rimpianti, perché c’è chi la vuole legata meglio, chi con i piedini nascosti, chi in plastica e chi con uno strato di gommapiuma: quel che si dice la transenna di poi.