È sempre in movimento e in viaggio Ernesto Colnago, in barba ad una età che non gli fa rallentare il passo neanche un po’. Anzi, a 88 anni portati con disinvolta leggerezza, ha potuto rivivere l’emozione di un Tour vinto che l’ha riportato indietro di qualche lustro, a quei fantastici Anni Settanta, quando costruiva le sue specialissime per un corridore che di nome faceva Eddy Merckx.
Un ritorno al futuro, ma che ha anche qualcosa di nuovo, di mai provato prima: salire sul grandino più alto del podio di Parigi con una bicicletta nata a Cambiago e con scritto in maniera indelebile COLNAGO.
«Nella mia vita di soddisfazioni ne ho avute davvero parecchie, questa che mi ha fatto vivere questo ragazzo sloveno che io chiamo Taddeo (Pogacar, ndr) è davvero grandissima. La più grande? Di sicuro la più inaspettata. Ma grande è grande».
Tutto ha vinto, mancava solo questa ciliegina sulla torta.
«Ed è proprio una gran bella ciliegina che va a guarnire una torta dolcissima».
Pogacar come Merckx?
«Questo lo dirà la storia, anche se Tadej mi sembra forte su tutti i terreni, proprio come Eddy. E poi è un corridore che ama vincere, che osa, non ha paura. Forse è meno introverso del mio Eddy; Tadej è più esuberante, ma mi sembra proprio un gran corridore».
Adesso andrà a Desenzano per il Colnago Cycling Festival.
«Non posso non esserci, sono un cittadino onorario di questa fantastica cittadina lacustre e questa manifestazione è ormai una vera e propria riunione familiare, tra tanti amici, tra tanti appassionati della bicicletta. Cosa posso dirle: partecipo con gioia».
Lei è sempre al lavoro: come va?
«Abbastanza bene. Come sapete a inizio anno ho ceduto le quote per garantire un futuro e una crescita a tutti. Le biciclette sono sempre fatte a mio nome, qui a Cambiago e con i miei ragazzi. Con giovani ingegneri che vengono dal Politecnico di Milano e sono bravissimi. Ho scelto un partner d’eccellenza per essere più forte, e questa vittoria non può che essere di buon auspicio. Colnago è sempre Colnago, ma mi auguro che la nuova gestione si dia da fare per rendere sempre più grande un marchio che è un’eccellenza nel mondo».
Ultima domanda: un segreto della bici di Pogacar.
«Un segreto? Le gambe di Tadej. Noi gli abbiamo fornito un mezzo d’avanguardia, che l’ha supportato in tutto e per tutto, ma poi come diceva Alfredo Binda “ghe voren i garun”, ci vogliono le gambe».
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.