Tadej POGACAR. 10 e lode. Non c’è un’età per spiccare il volo, per vincere due tappe all’esordio in Francia, ci si butta e si va. E il ragazzo della UAE Emirates non ha paura di volare alto, di sprintare con il suo rapportino in faccia a Roglic, che non gli regala niente e vorrebbe tanto, dopo il gran lavoro fatto dalla sua Jumbo Visma, regalare una vittoria al suo fantastico “dream team”. “Tamau”, il bambino di Komenda, comanda le operazioni e il gruppo, mettendolo in fila. Vince anche un po’ l’Italia, con la Colnago che precede una Bianchi: non ci resta che la tecnologia e la ricerca. Per delle gambe come quelle di “Tamau” temo ci sia da aspettare.
Primoz ROGLIC. 9. Il suo “dream team” è impressionante, dal primo all’ultimo, anche se sono tutti numeri uno. Fanno la Sky e per la Ineos è la fine delle trasmissioni. Primoz vorrebbe la vittoria, ma visto come va è solo questione di tempo.
Richie PORTE. 8. Sta bene e se a “paperino” non gli succede qualcosa forse in casa Trek Segafredo si può festeggiare alla fine qualcosa di buono. Sta bene, la condizione è chiaramente in crescendo, ha tutto per puntare al podio.
Miguel Angel LOPEZ. 7. Così coperto non l’abbiamo mai visto nemmeno in pieno inverno. Si nasconde, mimetizzandosi alla perfezione, ma sbaglierò: nell’ultima settimana è tra i pochissimi che può provare a far saltare il banco.
Eric MAS. 6,5. Resiste fino alla fine, dietro il trenino Jumbo, che in realtà se non è un Boing assomiglia tanto ad un Freccia Rossa.
Mikel LANDA. 6,5. Non è mai brillantissimo, pare sempre al limite, ma riesce a portare a casa un grande piazzamento.
Adam YATES. 7. Almeno ci prova e non è facile scardinare il ritmo folle imposto dalla corazzata Jumbo. Prende e va, ma ben presto torna anche indietro, ma vedrete, andrà avanti: ad attaccare.
Rigoberto URAN. 6,5. Invisibile, anche più di Lopez, nonostante la maglia rosa fucsia. Sta lì, nel cuore di una corsa, che a lui sta a cuore.
Alejandro VALVERDE. 8. Ha quarant’anno, e scorta Mas con sicurezza e acume tattico. Si porta a casa un 10° posto, che farebbe gola a tanti ragazzi del gruppo, che lo vedono solo al foglio firma.
Damiano CARUSO. 8. È l’Italia che lavora, è l’Italia che resiste, Daniano è tutti noi. Protegge Landa, poi finisce 13°. Nella generale è 14° a poco più di 9’: ha la possibilità di centrare la top ten, che per uno che si sta facendo in due è davvero tanta roba.
Guillaume MARTIN. 5,5. Mi è simpatico da morire questo ragazzo transalpino di casa Cofidis, però oltre alla testa bisogna avere anche un bel po’ di gambe. Lui le ha, ma non a sufficienza per stare fino alla fine dietro a dei mostri.
Nairo QUINTANA. 5. Sembrava in palla, ma quando la questione si è fatta più dura, lui ha cominciato ad appesantire la sua pedalata. Ciao Tour.
Egan BERNAL. 4. A 13 km va in crisi. È come se subisse all’improvviso un pugno nello sterno. Si accartoccia, flette, barcolla, zingzaga poi prende il suo passo e scortato da Kwiathowski arriva fin sul traguardo con un ritardo pesante quanto le sue gambe.
Michael GOGL. 7. Il 26enne austriaco della NTT si passa una giornata in avanscoperta, a tratti anche da solo.
Pierre ROLLAND. 6,5. Una delle più grandi incompiute del ciclismo transalpino.
Robert GESINK. 8. Tira a più non posso: lui può.
Matteo TRENTIN. 6,5. Entra nella prima fuga di giornata e poi si vince anche lo sprint intermedio a La Bouchage. Fa quello che deve fare.
Kevin LEDANOIS. 6,5. Il corridore della Arkea Samsic suona la carica e va in avanscoperta con Matteo Trentin e Simon Geschke (CCC Team), Jesùs Herrata (Cofidis), Marco Marcato (UAE Team Emirates), Niccolò Bonifazio (Team Total Direct Energie), Michael Gogl (NTT Pro Cycling) e Pierre Rolland (B&B Hotels-Vital Concept). Prima fuga, che evapora quasi subito in un tappa che è davvero da cottura lenta.
Sergio HIGUITA. 17. Cade ed è costretto il ritiro (il 20° in questo Tour). A lui va di diritto il premio “malchance jaune”.
Ciclismo SLOVENO. 10. Ma come sono forti questi sloveni, ma da dove arrivano? Arrivano da una storia e una scuola anche recente. Vi faccio qualche nome, alcuni in attività, altri che hanno smesso nemmeno da tanto. Grega Bole che corre per il Bahrain; Borut Bozic che corse anche per Lpr, Vacansoleil, Astana e Cofidis, fino al Bahrain nella quale è restato come direttore sportivo; Janez Brajkovic, che corse alla Discovery di Armstrong, poi Astana e Bahrain; Martin Derganc che militò tra i dilettanti con la Zalf Euromobil Fior prima di passare prof alla Acqua & Sapone, Domina Vacanze e Naturino; Jure Golcer, che ha difeso anche i colori di Acqua & Sapone, Tenax, Lapr e De Rosa; Andrej Hauptman, che vinse anche un bronzo ai mondiali di Lisbona nel 2001 e ha vestito le maglie di Vini Caldirola, Tacconi Sport, Lampre e Fassa Bortolo. Dimenticavo, oggi è un talent scout pazzesco e Pogacar l’ha scovato lui; Martin Hvastja, che ha vestito le maglie di Cantina Tollo, Ballan, Tenax, Alessio; Marco Kump che ha corso anche per la Saxo Bank e la Uae Emirates; Luka Mezgec che conosciamo bene; Matej Mohoric che è al Bahrain; Matej Mugerli che corse tra le altre anche con la maglia della Liquigas; Domen Novak al Bahrain; Luka Pebernik che è stato alla Lampre e adesso è al Bahrain; Jan Polanc Lampre e Uae Emirates; Simon Spilak Lampre e Katusha; Goradz Stangelj che ha corso per Liquigas, Fassa Bortolo, Saeco, Lampre, Liquigas e Astana; Jan Tratnik campione europeo under’23, che ha corso per la Quick-step e ora è al Bharain; Tadej Valjavec che ha corso per Fassa Bortolo, Phonix, Lampre e Ag2r. Insomma, qualche nome per dire una cosa molto semplcie: la scuola slovena è una scuola.