Daniel Felipe MARTINEZ. 10. È lui il vulcano, che sul Puy Mary risveglia la passione dei colombiani, sopita da una giornata difficile, per certi versi amara, da archiviare rapidamente. Lui è la Colombia che sorride e che non si lecca le ferite. Che si porta a casa una gran bella tappa nel Massiccio Centrale, con forza e lucidità tattica. Da applausi.
Lennard KAMNA. 8. Il tedesco non riesce a tradurre in vittoria una corsa spettacolare da parte della sua Bora. Grande giornata per i tedeschi e per il tedesco, al quale manca davvero poco per centrare il capolavoro. Arriva sotto porta e poi calcia piano, troppo piano: Martinez para e respinge agevolmente.
Maximilian SCHACHMANN. 8. Anche lui è uno dei grandi protagonisti di giornata. Va a tutta fino alla fine, ma gli manca qualcosa proprio alla fine.
Marc SOLER. 7. Di questo ragazzo 26enne si diceva un gran bene, e oggi dimostra di avere grandi doti, soprattutto quelle della battaglia e di un sacrificio non comune.
Primoz ROGLIC. 9. Pedala agile, con grande frequenza. Bocca chiusa, sguardo intenso. Non una smorfia, niente di niente. Vorrebbe non fa capire nulla di quello che prova e sente, ma di lui traspare semplicemente la forza. Tanta forza.
Tadej POGACAR. 9. È giovane, coraggioso e baldanzoso come pochi. Fa pochi calcoli Taddeo, quindi va, anche quando potrebbe risparmiarsi un po’, quando potrebbe lasciar fare all’ex saltatore con gli sci, che invece si trova uno ski-lift davanti al naso e non se lo lascia sfuggire. In ogni caso oggi Taddeo fa bene ad osare, lo ski-lift lo prende anche lui e risale in classifica, a pochi secondi dalla maglia gialla.
Richie PORTE. 7,5. Finalmente nel vivo della corsa dall’inizio alla fine, senza contrattempi, senza perdere tempo e senza folate di vento: resta lì, fino alla fine, per la gioia della Trek Segafredo, che oggi deve rinunciare al povero Mollema.
Mikel LANDA. 6. Dà sempre l’impressione di fare il minimo necessario per restare davanti, anche se nel finale non fa altro che guardarsi alle spalle per vedere quanto vantaggio ha su Bernal.
Neilson POWLESS. 7. Grande giornata per il 24enne americano e per la sua Ef che, al pari della Bora, costruisce una corsa di avanguardia con grande lucidità, con l’unica differenza che per i rosablu arriva la vittoria.
Egan BERNAL. 5. Gli arriva in faccia un massiccio centrale. Gli arriva lì, dritto per dritto, in pieno stomaco. «Devo accettare questo risultato», dice senza tanti giri di parole il numero uno della corsa. È chiaramente in ritardo di preparazione, gli manca qualcosa, che non si sa se possa arrivare. Forse gli mancano i tapponi, con salite da capogiro sopra i duemila metri. Gli manca qualcosa, che agli altri non manca.
Richard CARAPAZ. 5,5. Resta lì fino alla fine, al fianco del suo capitano, ma è duro e pesante come pochi. Basta vedere Sep Kuss (voto 7), che lo guarda perplesso, per restare perplessi.
Rigoberto URAN. 6. Si difende, con i denti e limita i danni, aspettando tempi migliori.
Nairo QUINTANA. 6. Vale lo stesso discorso fatto per Uran: stava bene, ma oggi mostra qualche limite, forse per via della caduta in cui viene coinvolto. Ma la corsa è appena iniziata.
Eric MAS. 5. È l’uomo classifica in casa Movistar, ma nel tappone dei vulcani e della lava, lui si leva: di torno.
Guillaume MARTIN. 4. Giornata no, salta per aria come pochi. Era terzo in classifica, ora scivola in 12° posizione. È chiaro che la prenderà con filosofia, ma siamo certi che troverà anche la chiave per provare a fare qualcosa di diverso.
Romain BARDET. 4. Prima cade, poi crolla.
Bauke MOLLEMA. 17. Che jella per l’esperto corridore olandese della Trek Segafredo. Cade e si frattura il polso. A lui va il premio “malchance jaune”.