TOUR. 2. Demenziale e grave, al limite di una follia collettiva. Nel finale, pubblico straripante: tantissimi con la mascherina, molti senza, che vanno ad occupare nella frenesia totale l’intera sede stradale e arrivano a gridare in faccia ai corridori i quali, a viso scoperto e bocca spalancata, si trovano a passare in un tunnel virtuale e dalla concentrazione virale potenziale elevatissima. Altro che pericolo droplet! Complimenti vivissimi a tutti. I corridori si danno battaglia in modo encomiabile per provare a prendere le distanze, a guadagnare terreno in una contesa appassionante e contagiosa, ma di distanziamento sociale neanche l’ombra. Capisco che non sia assolutamente facile, ma sul Col de Peyresourde, soprattutto in cima, non è tollerabile vedere quel tipo di assembramento. I francesi stanno facendo grandi cose, ma anche nelle loro manchevolezze si confermano grandi.
Nans PETERS. 10. Il 26enne ragazzo della Ag2r regala al maglificio Rosti una bellissima vittoria al Tour, e va a bissare quella conquistata un anno fa sulle strade del Giro, ad Anterselva. In due giri, due vittorie: mica male.
Toms SKUJINS. 9. Il 29enne lettone della Trek-Segafredo fa una grandissima gara, ma si deve accontentare della piazza d’onore, che vale, ma non quanto meriterebbe e meritava.
Carlos VERONA. 8. Tutto il giorno in ballo, e balla, fino alla fine.
Tadej POGACAR. 9. Tre attacchi, ben fatti, ben messi, poi il vuoto. Si riprende qualche decina di secondi, dopo la sfortunata tappa di ieri. Francamente, assieme a Roglic e Van Aert, è quello che pedala meglio e dà l’idea di avere davvero una grande condizione. Tenete d’occhio questo bimbo: è di pasta buonissima. Sarà lui la vera sorpresa.
Romain BARDET. 7. Nel finale prova il colpetto, per rosicchiare secondi a Yates. Ne porta via due, quasi niente, che faranno bene al suo morale, ma non incidono su quello degli altri.
Adam YATES. 8. Fatica come pochi, ma si difende come nessuno. Non molla il baldanzoso britannico, che non fa il bulletto, ma con le orecchie basse morde il manubrio e divora la strada. E difende la gialla.
Egan BERNAL. 7. È chiaramente in affanno, ma se non lo si mette in un angolo in una fase così delicata, poi sono dolori. Avviso ai naviganti: il colombiano sta soffrendo, occhio che può solo migliorare.
Guillaume MARTIN. 7. Arriva ad un passo dalla maglia gialla, poi la prende con filosofia…
Primoz ROGLIC. 7. Risponde al primo attacco di Pogacar con facilità irrisoria, poi però decide di gestirsi meglio, di fare meno lo spavaldo. Forse sono le gambe a mandargli qualche messaggio, forse è la testa: in ogni caso, per lui, bene così.
Nairo QUINTANA. 8. Era da tempo che non lo vedevamo così reattivo, pronto e tempestivo. Sta bene, ha voglia di lottare e lotta gettandosi giù a tomba aperta anche in discesa.
Rigoberto URAN. 7. A 33 anni ha ancora voglia di menare come pochi e il colombiano c’è, non è qui per fare del turismo.
Richie PORTE. 7. Arriva con i migliori e questa, finalmente, è una buona notizia. Perlomeno è un punto di partenza.
Damiano CARUSO. 6,5. Tiene in piedi da solo le ambizioni di classifica della piccola Italia, solo per questo dovremmo ringraziarlo.
Esteban CHAVEZ. 5. Niente da fare, anche oggi va fuori giri.
Fabio ARU. 4. Conclude la sua giornata in 45° posizione a 19’44” dal primo. Esce di classifica, ora bisogna capire che tipo di Tour lo aspetta e pensa di poter fare. Mi auguro che da qualche parte rientri.
Eric MAS. 5,5. È decimo in classifica, nel pieno della bagarre, ma oggi fatica enormemente.
Emanuel BUCHMANN. 5,5. Il 27enne tedesco della Bora perde il treno e difficilmente riuscirà a risalirci.
Ilnur ZAKARIN. 6,5. Non ha paura a partire da lontano, non teme la salita, peccato che sia una frana in discesa. Peccato.
Tom DUMOULIN. 7. Non vorrei apparire irrispettoso, mi duole dirlo, ma l’olandese assieme al colombiano CARAPAZ, è la cartina tornasole di quanto il Tour valga molto di più rispetto al nostro beneamato Giro. Qui due vincitori della “corsa rosa” sono gregari e uomini di fatica per Roglic e Bernal. Qui fanno i facchini di lusso per le loro littorine. Si immolano alla causa, fateci caso.
Tibaut PINOT. 4. Sul Port de Balès lui non va su, o meglio ci va, ma con grande fatica. È un classico per questo ragazzo transalpino che ama l’Italia e che noi italiani abbiamo da sempre nel cuore: non ha mezze misure. O vive grandi giornate, o va in bambola. Oggi opzione numero due.
Jerome COUSIN. 7,5. A 45 km dal traguardo viene ripreso, dopo una giornata in fuga e 14 da solo. Ha tutta la mia considerazione, perché ci prova, con generosità.
Giacomo NIZZOLO. 58. Giornata no per il campione d’Italia e d’Europa, che al km 58 mette piede a terra. Fine del suo Tour, per un risentimento muscolare al popliteo (sopra al polpaccio) destro. Era 146° in classifica generale a 1h33’42” dalla maglia gialla. Fatali i Pirenei, come un anno fa aveva, quando aveva abbandonato la corsa alla 12° tappa, Toulouse-Bagnères-de-Bigorre. A lui va il premio “malchance jaune”. Però però spero che arrivi qualche classica... del nord.
Alberto BETTIOL. 70. Con Davide Formolo veste il lutto in onore di un amico del ciclismo, un caro amico mio e di tuttobiciweb, che ci ha lasciato questa notte dopo una brutta quanto spietata e crudele malattia. Il ciclismo lo ricorda, gli amici lo piangono e i tanti corridori che sono stati assistiti da Mauro Battaglini (70 anni) lo ricordano come è giusto che sia. Un innamorato e competente amico del ciclismo che troppo presto è uscito di scena. Fino all’ultimo, fino a pochi giorni fa, commentavamo assieme le tappe del Tour su whatsapp. Acuto, intelligente e capace di leggere le corse come pochi. Era un rabdomante di talenti. Era un amico.