Se il presidente della federciclismo italiana, Renato Di Rocco, che è pure il numero due della federazione internazionale, si presenta all’autodromo ‘Enzo e Dino Ferrari’ a fine agosto con due dirigenti dell’Uci, è un indizio. Se il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, dichiara pubblicamente che si sta lavorando per portare in regione il campionato iridato della bici, è un altro indizio e non c’è bisogno della prova: il mondiale a Imola è vicino, per non dire di più. Per conferme o smentite, non ci sarà da aspettare tanto: il primo settembre, data fissata dall’Uci per sciogliere le riserve, è dietro l’angolo.
Che Imola sia in pole nella corsa italiana ad ospitare la corsa iridata, dopo la rinuncia della Svizzera, è storia nota: poter disporre di un impianto rinnovato e completo come l’autodromo, pronto tra l’altro a riaccogliere la F1 dopo quasi quindici anni, è una carta pesantissima da giocare. Specialmente quando il tempo a disposizione è strettissimo, visto che la settimana iridata, anche con meno gare, andrà dal 22 al 27 settembre, giorno della prova su strada dei pro: chi si è candidato, compresi l’Abruzzo e la toscana Peccioli, ha meno di un mese per allestire tutte le infrastrutture che all’Enzo e Dino Ferrari, invece, ci sono già.
E infatti: dopo il sopralluogo di lunedì pomeriggio nell’impianto del Santerno, Di Rocco ha incassato i pareri favorevoli di Peter Van den Abeele, direttore tecnico degli eventi dell’Uci, e di Philippe Couillou, già negli staff organizzativi dei Tour francesi. Non poteva esser diversamente: come il ciclismo italiano ha già constatato a fine luglio, in occasione della ‘bolla’ romagnola che ha consentito alle categorie giovanili di riprendere l’attività, l’autodromo è una soluzione invidiabile per un appuntamento da realizzare in tempi brevissimi.
Oltre a dare un’occhiata alla logistica, la delegazione Uci ha esaminato l’ipotesi di percorso studiata dal ct Cassani nei giorni scorsi, quando si è preso atto che realizzare il Mondiale a Imola, viste le strutture esistenti, non comporterebbe nemmeno spese proibitive (poco più di un milione, a fronte dei 4-5 necessari partendo da zero). Percorso che inizia e si conclude in autodromo, toccando Riolo Terme e affrontando una salita dura nell’entroterra, percorso in linea con la richiesta Uci di avere un tracciato esigente come quello di Martigny Aigle, sfumato col no svizzero.
Dopo la ricognizione, la delegazione Uci si è spostata verso Sud per esaminare le altre due candidature italiane, Abruzzo e Peccioli. Confermando l’idea che in pole per dare una sede alla corsa iridata ci sia il nostro Paese. Ora non resta che attendere la decisione dei vertici internazionali: se Italia vorrà dire Imola, c’è una città già molto avanti con i lavori.
da Il Resto del Carlino
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