Dopo due stagioni alla corte dell’Astana il cambio di casacca: dal Kazakistan alla Spagna nella Movistar Team dove il faro da anni è uno dei campioni che ha scritto la storia del ciclismo: Alejandro Valverde. Stiamo parlando di Davide Villella, classe 1991 alla settima stagione tra i professionisti, che vive ad Almé ad un passo dalla bellissima città di Bergamo, In quella terra che, purtroppo, è stata tra le più segnate dalla pandemia Covid-19. Davide ha firmato due anni di contratto con il team spagnolo e aveva iniziato gran bene il 2020: dieci giorni di corse per oltre 1500 km, nei quali era salito sul podio nella Pollenca-Andratx, corsa disputata sull’isola di Maiorca in Spagna e vinta dall’iberico Marco Soler, compagno di squadra di Davide che aveva tagliato il traguardo al terzo posto. Poi la luce si è spenta improvvisamente: tutto si è fermato e, si spera vivamente, possa riaccendersi dall’1 agosto.
«Non mi sono tirato matto nella quarantena, sì ho fatto i rulli e usato qualche volta anche la piattaforma zwift, ma solo per tenermi occupato non per fare competizioni virtuali – racconta Davide, originario della frazione Selino Alto di Sant’Omobono Terme, fidanzato con Elisa, universitaria bergamasca -. Ho più che altro sfruttato il periodo senza corse e allenamenti su strada per ricaricare le pile: ci aspettano tre mesi molto intensi e non aveva senso “ammazzarsi” di lavoro, come so che qualche collega ha fatto».
Poco tempo per ambientarti nella nuova squadra, ma che idea ti sei già fatto della Movistar?
«Diciamo che è un po’ diversa dalle altre squadre in cui sono stato. La prima impressione è che lasciano i corridori più tranquilli, non dico che c’è meno pressione, ma ti concedono più libertà in generale. Alcune volte è un bene, altre è un male, ma dipende dal tipo di corridore che sei: non è il mio caso, io mi alleno benissimo anche da solo e questo da sempre».
Da quando c’è stato il “via libera” per gli allenamenti su strada come ti sei organizzato?
«Come ho detto prima preferisco allenarmi da solo. Ho iniziato pian piano gestendomi in maniera giusta: inutile fare tanti km quando il via delle corse è ancora lontano. Di solito faccio la salita del Selvino, in generale come percorsi per gli allenamenti scelgo le strade delle varie valli della bergamasca: Val Seriana, Val Brembana e Valle Imagna».
Hai la salita preferita che ti dà le giuste sensazioni sulla tua effettiva condizione?
«Sulla Roncola (in Valle Imagna, ndr) faccio i miei test e adesso i tempi sono buoni, mi fanno capire che nonostante tutto quello che è successo mi sono gestito bene e questo è importante. Con la Movistar il 12 luglio partiamo per il ritiro in quota ad Andorra dove prepareremo il ritorno alle corse».
Che programma seguirai in questo anomalo calendario?
«Inizio con le Strade Bianche a Siena l’1 agosto, poi dal 5 al 9 agosto sarò al via del giro a tappe in Polonia, quindi il Lombardia a Ferragosto e il 18 il Giro dell’Emilia. Dovrei fare il Giro d’Italia dal 3 al 25 ottobre, ma da qua alla corsa rosa possono cambiare tante cose».
Dall’Astana alla Movistar, cambierà qualcosa nella tua carriera?
«Ovviamente non faccio il capitano e dovrò aiutare i compagni di turno nei giri a tappe per la classifica: oltre a Valverde ci sono corridori come Soler e Mas che possono fare bene. Quindi il mio compito maggiormente sarà quello di aiutare i compagni, però ci sarà di sicuro la possibilità di fare la mia corsa, se ci saranno le condizioni giuste. Al Giro d’Italia sarà Soler l’uomo classifica e lì potrà dare delle conferme, io se sarò al via gli darò una mano, ma penso che come squadra saremo abbastanza liberi di muoverci in corsa. Per restare alla Movistar, consentitemi un pensiero per il nostro massaggiatore Pep Toni, scomparso ieri dopo essere stato colpito da un infarto: è stato un brutto colpo per tutto il team e mando un pensiero alla sua famiglia».
Pensi ad una vittoria di tappa in qualche arrivo in salita, oppure a ripetere la prestigiosa affermazione del 2017 quando hai vinto la classica degli scalatori alla Vuelta di Spagna?
«Di sicuro punterò alla vittoria di tappa che è già un obiettivo molto complicato da ottenere, solitamente ad ottobre vado abbastanza forte e avendo quest’anno il Giro in quel mese vorrei sfruttare la situazione. Per la classifica scalatori la vedo difficile, anche alla Vuelta quando l’ho vinta non ero certo partito con quell’obiettivo, è una cosa che può nascere e concretizzarsi strada facendo».
Sei al settimo anno da professionista, qualche rimpianto?
«Il Giro di Lombardia del 2016 (vinto da Esteban Chaves, ndr) dove sono arrivato 5°. Gestendola diversamente secondo me sarebbe finita la corsa in tutto un altro modo… Per il resto mi sono trovato sempre bene in tutte le squadre in cui ho militato, tutte formazioni del World Tour dove non ti fanno mai mancare niente. Certo quando sono passato professionista nel 2014 mi aspettavo molto di più da me stesso e pensavo di ottenere altri risultati, non siamo però tutti campioni e quindi va bene così. Senza tralasciare il fatto che in certe situazioni devi aiutare i compagni più forti e ti devi sacrificare per portare i capitani alla vittoria: però sinceramente quando vince uno della tua squadra è una gran bella soddisfazione per tutti. In definitiva sono contento di quello che ho fatto fino ad oggi tra i professionisti, e di sicuro so che posso migliorare e cerco di farlo tutti i giorni».
Che tipo di corridore ti senti di essere? E c’è qualcuno che in questi anni ti ha impressionato tra compagni ed avversari?
«Sono un corridore completo che va piano dappertutto… Scherzi a parte sono un passista scalatore. Mi ha impressionato il canadese Ryder Hesjedal al Giro d’Italia del 2015 (vinto da Contador, ndr) quando era mio compagno di squadra alla Cannondale e nell’ultima settimana era andato davvero fortissimo. Per il resto se devo citare qualche corridore che mi ha impressionato torno indietro con la memoria e dico Mario Cipollini».
Davide Villella cosa cerca in questo centinaio di giorni di corse?
»Mi manca una vittoria, l’ultima l’ho ottenuta nel 2018 (in Kazakistan nella prima tappa del Tour of Almaty nel quale il bergamasco vinse anche la classifica generale, ndr), mi piacerebbe tornare ad esultare. La cercheranno in tanti, la vittoria, in questo calendario raggruppato che ha perso tantissime gare, sarebbe davvero molto bello ottenerla. Sulla condizione fisica che avremo alla ripresa secondo me il fatto di aver perso tanti mesi di allenamenti e gare non influirà in maniera così evidente, non avendo speso forze alla fine ne avremo da spendere tutte assieme».
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