Claudio Ferretti ci ha lasciato ieri sera a 77 anni. Con lui il mondo del giornalismo perde una voce riconosciuta e riconoscibile, dal timbro pacato e gentile: elegante. È stato uno degli uomini Rai più apprezzati, per la sua competenza e signorilità. Figlio d'arte, di quel Mario Ferretti che, il 10 giugno 1949, aprendo la cronaca radiofonica della tappa Cuneo-Pinerolo, pronunciò la famosa frase «Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi».
Claudio è stato un grande amico del ciclismo, anche se sapeva spaziare da uno sport all'altro con assoluta competenza e facilità. Entrò in Rai nel 1968, quando superò il concorso per tele-radiocronisti che lo portò nella storica trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”. Ferretti era la terza voce, dopo Enrico Ameri e Sandro Ciotti.
Si occupò anche di piugilato, commentando da par suo il primo match tra Benvenuti e Monzon, a Roma: era il 7 novembre 1970. E poi, tra le passioni, l’atletica leggera e il ciclismo. Nella storia è rimasto il racconto che Ferretti fece dell’ultima tappa del Giro 1975. Un duello tra Fausto Bertoglio e lo spagnolo Francisco Galdos. Si arrivava sullo Stelvio e il bresciano era in vantaggio di 41”. Riuscì a raccontare con rigore e passione, tornante dopo tornante, quella magnifica sfida che si concluse con il trionfo più che meritato di Fausto Bertoglio. Arrivò anche alla conduzione del “Processo alla Tappa”, prima di passare a guidare la redazione sportiva di Rai 3. Fece tutto con assoluto garbo e misura, senza alzare mai i toni. Anche il suo commiato è stato da par suo: in punta di piedi. Ci piace ricordarlo in giro per il Giro, divertito e ironico, con quella sua tuttona azzurra di mamma Rai che ormai aveva stampato sulla pelle. Ciao Claudio.