Caro Direttore,
l'Amicizia, quella con la A maiuscola, è un grande balsamo. Quotidiane esperienze stanno lì a comprovarlo, soprattutto in questi tempi surreali ed angoscianti ma anche così riedificanti dei veri valori di cui ci eravamo un po' tutti dimenticati.
Proprio grazie all'intercessione (sì, dico proprio così) di un Amico che mi risulta tu conosca molto bene, ho avuto la possibilità e l'onore (anche qui è il termine adeguato, almeno per me) di conoscere Gianni Bugno. Sfido chiunque a discettare sul fatto, e conseguente ben meritato titolo, che si tratti di un Fuoriclasse del Ciclismo . Ciò che ha vinto, e come lo ha vinto (sia atleticamente che... spiritualmente), sono ancora negli occhi di chi abbia una pur minima memoria ciclistica. Non ho remore a dire che anche ciò che ha perso, e come lo ha perso, contribuiscono a farne un ineguagliabile personaggio dello sport del pedale.
La conoscenza del Campione e poi, soprattutto, dell'Uomo che è Gianni Bugno si è trasformata in Amicizia. Di quelle in cui anche i silenzi, com'è intuibile più di Bugno che del sottoscritto, hanno un significato ed una finalità: limitandomi a quella primaria, di poter essere in qualche modo di ausilio e tutela di quella bellissima ed al contempo fachiresca disciplina sportiva che è il ciclismo. In particolare quello che costituisce una professione, un lavoro e non dei più facili, ma in generale di quello Sport che per storia e tradizione ha quarti di nobiltà che nessun altro può ancora vantare.
Per Gianni, che senza clamori (naturale, no?) esercita più che dignitosamene la funzione di Presidente del C.P.A., vale a dire del "sindacato" mondiale dei Professionisti, un impegno vissuto come una missione, con la competenza acquisita sul campo e la fervente passione celata dietro un'apparente tranquillità, sia nel dialogo e nell'esporre il proprio ragionato pensiero che nelle conseguenti condotte.
Viste le drammatiche contingenze che da qualche mese sono angosciante cornice della nostra forzata quotidianità, e gli inevitabili, e altrettanto gravi, riflessi negativi che si sono riverberati anche sul ciclismo, professionistico e non, mi addolora, ma non mi stupisce, sapere che "...un po' di stress..." lo abbia steso al tappeto. D'altro canto, se pure un motivetto canoro ci dice che "...siamo tutti Mohamed Alì...", Gianni Bugno, che se non il più grande di sicuro è tra i più grandi del ciclismo, non tarderà di certo a rialzarsi, e a tornare presto e bene in pista. A difesa del Ciclismo e dei Corridori.
Questo è il mio augurio, sincero e da Amico, in questi momenti... di "cotta": un grande FORZA GIANNI. Con immutata stima, ed accresciuta ammirazione.
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