I nostri occhi sono ormai lucidi da troppo tempo e il nostro cuore scosso dal dolore fatica a sopportare questo interminabile stillicidio. Anche oggi piangiamo un amico, un grande componente della famiglia del ciclismo, Paolo Colnago, fratello mite e schivo, lavoratore come pochi di Ernesto Colnago. Lo piange il maestro di Cambiago. Lo piange la moglie Vilma. Lo piange il figlio Alessandro con la nuora Gemma, lo piangono in tanti, ad incominciare dall’amico fraterno Gianni Motta ed Eddy Merckx, uno dei primi a chiamare l’Ernesto.
«Mi ha accompagnato per una vita con una discrezione e un’abnegazione impagabile – dice l’Ernesto, il Maestro di Cambiago, con la voce rotta dal pianto -. Ho perso un fratello, un uomo buono e sincero, che ha sempre dato senza mai chiedere nulla in cambio. Un braccio destro veloce come pochi, apprezzato da Eddy Merckx e Gianni Motta. Quante volte mi ha sostituito al Giro e al Tour e che bravo che era. Uno dei meccanici più bravi in assoluto. Una volta Merckx mi disse: mai nessuno mi ha saputo cambiare una ruota più veloce di Paolino…».
Veloce è stato anche nella malattia. Da anni lottava con il Parkinson (2001). Da tempo era ricoverato nella casa di cura di Gorgonzola, alle porte di Milano. Questa notte, nel pieno della notte, i suoi occhi buoni e sinceri si sono chiusi per sempre: aveva 76 anni. A noi il compito struggente di ricordarlo per quello che è stato: una gran bella persona.