NON ERA UNO COME GLI ALTRI

LUTTO | 22/03/2020 | 08:10
di Angelo Costa

Gianni Mura non era uno come gli altri. Lo capivi già dal fisico: con quella mole che ne tradiva il gusto per l’ottima cucina e le cantine di qualità, si muoveva meglio di tanti giornalisti incollati alla sedia. Te lo confermava soprattutto la scrittura, quel modo di raccontare raffinato e coinvolgente, divertente e mai banale, che soltanto i grandi narratori possono sfoderare: valeva per il calcio come per il ciclismo, valeva per tutto il resto e non è stato poco.


Gianni Mura non era un giornalista come gli altri: era un fuoriclasse. Nel calibrare le parole, nel descrivere i fatti, nel misurare gli atleti. Brerianoconvinto, paragonarlo a Brera era fargli un torto come succede quando per forza si vogliono omologare due campioni: era Mura e basta. Con una cultura sportiva invidiabile, con le sue passioni dichiarate: nelle cronache dal Tour, l’evento che amava di più e di cui è stato narratore eccelso, non mancava mai il riferimento ai cibi e ai vini delle regioni attraversate. Seguirlo in una cena o un pranzo sulle strade di Francia era un’esperienza memorabile almeno quanto lavorare con lui: anche in quei momenti, come direbbero i ciclisti, aveva un altro passo.


Gianni Mura era uno dei più bravi, ma in viso non gliene si leggeva mai la consapevolezza: anche da decano, lo spingeva quella curiosità che nel tempo ha permesso allo scrittore di restare sempre cronista. Sempre con quella faccia un po’ così, dura e severa, con cui proteggeva una naturale timidezza, oltre che nascondere un’umanità profonda. Chi ha avuto la sorte di conoscerlo e trascorrervi qualche bella ora assieme, magari giocando sui calembour o facendo elenchi di attori e sportivi con questa o quella iniziale, porterà dentro per sempre l’immagine di un giornalista di lungo corso che negli afosi pomeriggi del Tour, quando il caldo delle sale stampa diventava insopportabile, piazzava un tavolino all’ombra di una pianta, accendeva l’immancabile sigaretta e si metteva a scrivere il pezzo. Rigorosamente con la macchina per scrivere, perché il computer, al quale si sarebbe arreso soltanto negli ultimi anni, era uno dei pochi logorii della vita moderna che non amava.

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