Simone Consonni, classe 1994, sta vivendo l’emergenza in Bergamasca, l’epicentro del coronavirus. Simone vive a Lallio, alle porte di Bergamo, con Alice Algisi (ex professionista). Il corridore da quest’anno approdato alla Cofidis, aveva iniziato la stagione a gennaio sfiorando la vittoria in Australia battuto in volata da Giacomo Nizzolo nella quinta tappa del Tour Down Under; poi le brillantissime prestazioni a fine febbraio al Mondiale su pista di Berlino (argento nello Scratch e bronzo col quartetto azzurro nell’inseguimento a squadre).
«Appena tornato a casa dal Mondiale, a inizio marzo, ho fatto otto giorni senza toccare la bicicletta. Non stavo benissimo e mi sono rilassato scaricando la stanchezza e la tensione dopo l’impegnativo appuntamento iridato. Essendomi fermato, con il team abbiamo deciso di saltare la Tirreno-Adriatico perché non avevo la condizione giusta, quindi ho iniziato a uscire due/tre ore al giorno con molta calma. Stavo nei paraggi di casa mia, cercando sempre strade secondarie e meno trafficate dove c’è poca gente, rigorosamente sempre da solo. Ne avevo parlato con lo staff medico della Cofidis e avevamo deciso di fare così: uscire da soli, senza fermarsi mai e avere contatti, in modo da non mettere a repentaglio la salute mia e degli altri. Da inizio di questa settimana però mi sono fermato, ho visto in giro troppi cicloamatori e secondo me serve fermarsi anche per dare un segnale forte, per far capire che bisogna stare a casa. Mi spiace per chi vuol andare in bici per passione e diletto, ma lo potranno fare più avanti quando spero si torni alla normalità. Per i ciclisti professionisti si tratta del lavoro, eppure rinunciamo a uscire per strada».
Come ti stai allenando a casa?
«Cerco di mantenere uno stato di forma decente, certo non è la stessa cosa l’allenamento. Uso i rulli, poi faccio ginnastica: a volte facciamo esercizi di corpo libero con la mia ragazza Alice, almeno così restiamo attivi e allo stesso tempo ci divertiamo un po’: c’è bisogno di trovare un po’ di felicità in questo periodo».
Come giudichi il tuo inizio di stagione?
«Positivo, anzi direi molto positivo. Però sono ancora poco cinico. Sfrutto i termini calcistici e dico che quando arrivo davanti alla porta sbaglio troppo, diciamo che creo bene ma non finalizzo. In Australia dopo la caduta di Elia (Viviani, ndr), e sinceramente mi chiedo come abbia fatto a finire la tappa visto che era in “mille pezzi”, ho avuto la mia chance. Nella quinta tappa nel finale c’era una salitella, un traguardo che mi piaceva, purtroppo mi ha battuto un super Nizzolo che è in grande forma, come ha dimostrato anche dopo».
Quando, si spera al più presto ma sarà oltremodo difficile, si tornerà a correre quali obiettivi primari hai stabilito?
«Non sappiamo che cosa succederà nel prossimo futuro, non possiamo sapere oggi il calendario e le corse che si potranno fare. Viviamo giorno per giorno cercando di mantenere un buon stato di forma e di fare quel che possiamo con la preparazione fatta nelle mura di casa. Dovevo fare la Tirreno-Adriatico, la Sanremo, le prime classiche sul pavè in Belgio, La Panne e Gand Wevelgem, e poi il Giro d’Italia. Adesso è tutto saltato in aria e quindi non so come sarà il prosieguo di stagione. L’unica cosa che tengo come obiettivo è l’Olimpiade a Tokyo a fine luglio. Non si sa se si disputerà o verrà rinviata, ma in caso di svolgimento per me tutto ruoterà intorno a questo importantissimo appuntamento. Chi come me sarà impegnato in Giappone nelle gare nel velodromo dovrà preparare un calendario tra strada e pista adatto ad arrivare alle Olimpiadi al massimo della condizione».
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