E’ il camoscio della Valle d’Aosta anche se ancora deve dimostrarlo. Laurent Rigollet, classe 1999, è di Chatillon, nel cuore della Valtournanche, in provincia di Aosta. Ciclismo e sci soprattutto. Prima lo sci alpino, che ha praticato fino a 17 anni, poi la bici tra gli juniores di secondo anno per la squadra GB Cremonese Arvedi di Gianluca Bortolami.
Laurent si è avvicinato al ciclismo vedendo le corse transitare sul suo territorio, in particolare osservando quella di casa, il Giro della Valle d’Aosta la gara a tappe più dura del calendario mondiale dilettantistico «ma sono rimasto affascinato anche dal Giro d’Italia che spesso passa dalle mie parti, e poi dal Tour de France che ogni tanto porta la sua carovana sulle nostre salite».
Lo scalatore di Chatillon si è lasciato alle spalle un 2019 avaro di risultati, ma non per questo del tutto deludente. La causa un virus da batteri atipici, venti giorni con febbre a 40 dei quali 10 trascorsi in ospedale sotto osservazione, gli hanno probabilmente impedito di esprimere al meglio il suo potenziale. Ciò nonostante, Laurent è riuscito a partecipare sia al Giro d’Italia U23 sia alla corsa dei suoi sogni, il Val d’Aosta naturalmente senza grandi ambizioni di fare risultato. Centosettantatré centimetri per 58 chilogrammi, Rigollet si è diplomato in Amministrazione Finanze e Marketing presso l’Istituzione Scolastica di Istruzione Liceale, Tecnica e Professionale di Verres (Ao).
Nella casa di Chatillon abita con il padre Roberto, dipendente comunale a Chambaie e Maestro di Sci nella stagione invernale, mamma Lorena che invece lavora negli uffici del comune di Chatillon, e il fratello maggiore Jean-Michel, anch’egli Maestro di Sci e laureando in Architettura all’Università di Torino. La salita è il comune denomitatore di Rigollet che ha la fortuna di respirare, scattare, e allenarsi sui colli del San Pantaleon, Cervinia e Col de Joux. La speranza è che Laurent possa dare il meglio in questa sua terza stagione tra gli Under 23 con la squadra Continental Casillo Petroli Firenze Hopplà, diretta da Matteo Provini e Gianni Faresin.
Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«Non lo conosco benissimo, ma è sicuramente di alto livello».
A quale età hai cominciato a correre?
«Da juniores di secondo anno, avevo 18 anni, nella squadra di Gianluca Bortolami (GB Arvedi), con una Kuota Nera».
Il più forte corridore di tutti i tempi?
„Marco Pantani, per le emozioni che sapeva regalare».
Segui altri sport con la stessa passione del ciclismo?
«Lo sci».
I tuoi peggiori difetti?
«Soffro di scarsa autostima».
Il tuo modello di corridore?
«Li ammiro un pò tutti, ma non ho modelli».
Cosa leggi preferibilmente?
«Leggo testi di ciclismo per approfondire la disciplina che pratico».
Cosa apprezzi di più in una donna?
«La semplicità.
Sei social?
«Frequento poco i social».
Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«La sicurezza dovrebbe essere la cosa primaria».
Piatto preferito?
«Pizza».
Hobby?
«La natura e la montagna».
La gara che vorresti vincere?
«Giro della Valle d’Aosta»
Televisione, cinema o teatro?
«Cinema, i film di fantascienza».
I ragazzi di oggi con quelli di ieri: le differenze?
«I giovani sono giovani, ogni epoca alle sue esigenze».
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