Sono i portatori d’acqua, i macinatori di chilometri, i lavoratori sotto le plance. Sono i gregari, i mediani, i le terze ali. Sono gli invisibili, i silenziosi, gli oscuri. Sono i compagni, i comprimari, i con. Sono loro, sono quelli, sono gli altri, a volte sono anche gli ultimi. “Dentro i secondi” (Absolutely Free, 332 pagine, 16 euro) è il libro che Franco Esposito e Dario Torromeo hanno dedicato a quelli che Emanuela Audisio, nella prefazione, definisce “i Sancho Panza dello sport”. Perché “gonfiano i sogni altrui, li rendono materia. Danno concretezza alle imprese e le sfornano calde. Fanno nascere romanzi sportivi strepitosi. Sudano, lottano, si sacrificano. Anche se ad alzare le braccia è sempre Don Chisciotte, non il suo fedele servitore”.
Trenta storie come trenta danari, come trenta gemme, come trenta ispirazioni, motivazioni, illuminazioni. Dal calcio (Lodetti e Furino, Bonini e Tagnin, tutti cursori e francobollatori a centrocampo, ma anche un portiere-ombra come Alessandrelli, il secondo dell’immancabile Zoff) al canottaggio (Peppiniello Di Capua, il con del due formato dai fratelli Abbagnale), dal basket (Kurt Rambis, l’occhialuto dei Los Angeles Lakers ai tempi di Magic Johnson e Kareem Abdul Jabbar) all’atletica (Giorgio Damilano, non il secondo ma il terzo dei fratelli marciatori), dalla pallanuoto (Alessandro Bovo) alla boxe (Mario Romersi), passione torromeica. E, naturalmente, molto ciclismo.
Innanzitutto, gli angeli di Fausto Coppi: Ettore Milano (che rivelò al Campionissimo l’insonnia e la febbre di Hugo Koblet prima della tappa dello Stelvio al Giro d’Italia 1953) e Sandrino Carrea (“Ben altro arnese il naso di Carrea, il torace ampio, possente, di centurione romano. Un faticatore in bicicletta, quercia antica, acciaio inox, puro. Naso di cane da tartufo, sapeva annusare le situazioni in corsa, fiutarle, selezionarle, filtrarle”). Subito dopo, Giovannino Corrieri, l’angelo custode di Gino Bartali (“Cacciatore di traguardi baciati dai premi. Rotoli di cuoio, botti di vino, prosciutti, salami, e interi maiali. Giovannino compiva autentiche razzie lungo il percorso. Bar e trattorie prese d’assalto, svuotate cantine e cambuse. Portava via di tutto, per il capitano e per sé. Proprietarie e proprietari con il sangue agli occhi, disperati, in lacrime, Giovannino serafico e convincente: ‘Paga la ditta, mandate il conto a Torriani’”).
C’è anche il paradiso (campione del mondo) e l’inferno (tutto quello che venne dopo) di Benoni Beheyt (“Ritiene il suicidio l’unica strada percorribile, la breve corsa terminale. Ma non riesce a portare a compimento il tentativo di andare in fuga da questo mondo”), c’è anche il piccolo grande mondo del piccolo grande Miro Panizza (che Gian Paolo Ormezzano descrive come “la faccia da vecchietta del salone del Far West”), c’è anche il collezionista di asini Marzio Bruseghin (“Del ciclismo non mi sono mai piaciute due cose. La fretta nel dipingere una persona a seconda dei risultati che ottiene... E non mi piace soprattutto il fatto che a chi vince si perdoni qualsiasi cosa”), c’è anche il predestinato Alessandro Vanotti gregario di Vincenzo Nibali (“Il tempo, le corse, le mille avventure in bicicletta, fianco a fianco, col sole e la pioggia, nel vento e nel fango, sull’asfalto e sul pavé causa di moccoli e bestemmie”). E non poteva non esserci il più grande di tutti i secondi, a tal punto secondo da diventare un primo, il primo, il primo dei primi: Alfredo Martini (“Il ciclismo è conoscere se stessi, insegna a capirsi, a capire, e a riconoscere il valore degli altri. E’ fatica da poveri”).
Così “Dietro i secondi”, scritto per esperienze dirette o aiutandosi con fonti credibili (onore ai crediti: una bella bibliografia), è un libro sullo sport, sul senso dello sport, sul significato dello sport, sui valori dello sport. Al di là dei risultati, dei piazzamenti, dei podi.