Nicholas Dresti è del 2001 ed è di Malesco, paesino di 1300 abitanti a 761 metri sul livello del mare, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola in Val Vigezzo. Ha la passione del ciclismo che gli è stata tramandata da papà Mauro, ex cicloamatore, oggi parrucchiere. Rossella, la mamma, è maestra nella scuola elementare del paese, e Giulia, la sorella maggiore, frequenta l'università. Dresti in paese è l'unico ciclista praticante.
Nel 2019, con il Team Lvf juniores, ha ottenuto pochi piazzamenti: tre secondi posti (Montelupone, Bottega Vallefoglia, Brescia-Monte Magno) e un terzo alla San Vigilio-Brione. Una stagione molto tragliavata quella del piemontese, condizionata dalla mononucleosi che si è presentata nel mese di giugno, e dall'operazione di appendicite nella prima settimana di settembre.
Un corridore determinato, Dresti, fortissimo in salita: tra gli allievi ha vinto il Gran Premio Città di Bergamo (ex Eco di Bergamo) e due anni di fila la cronoscalata da Cene ad Altino con gli allievi e gli juniores. Dresti, che studia da Geometra all'ITCG "Einaudi" di Domodossola, è atleta da corse a tappe e proverà a dimostrarlo in questa stagione, la prima tra gli Under 23 nella squadra Continental Biesse-Arvedi diretta dall'ex professionista bergamasco Marco Milesi.
Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«I risultati parlano chiaro, e sono la dimostrazione che sta attraversando un buon periodo».
A quale età hai cominciato a correre?
«Ho iniziato a 15 anni, con gli Esordiente di 2^anno per il Pedale Ossolano in sella a una Bianchi verde acqua».
Il più forte corridore di tutti i tempi?
«Senza dubbio Fausto Coppi, per le sue grandi e uniche imprese».
Segui altri sport con la stessa passione del ciclismo?
«Sì, seguo il nuoto, lo sci di fondo e l'atletica».
I tuoi peggiori difetti?
«Mi manca un po' di cattiveria agonistica».
Altruista o egoista?
«Altruista».
Cosa leggi preferibilmente?
«Notizie che parlano principalmente di sport».
Cosa apprezzi di più in una donna?
«La simpatia».
Sei social?
«Nei giusti termini».
Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«Toglierei le radiolione e la tecnologia, e darei più libertà all'improvvisazione come accadeva nelle gare di una volta».
Piatto preferito?
«Carne alla Chateaubriand».
Hobby?
«Stare con gli amici e guardare la tivù».
La gara che vorresti vincere?
«Tour de France».
Televisione, cinema o teatro?
«Televisione, in particolare le serie a puntate».
I ragazzi di oggi con quelli di ieri: le differenze?
«Oggi sono meno convinti, non rincorrono con impegno i principi e gli obiettivi».
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