Davide CASSANI. 9. Era una squadra operaia, fatta di grandi mediani, capaci però all’occorrenza di andare anche in rete. Era una squadra a sua immagine e somiglianza, in tutto e per tutto: ragazzi di volontà, che lottano con intelligenza da squadra (con la Danimarca, la più forte di tutte) fino alla fine. Arriva la prima medaglia iridata della sua gestione, anche se ci avevamo fatto la bocca buona. L’amarezza per una maglia iridata sfuggita via è tanta, ma è molto di più l’orgoglio per una squadra che si è fatta valere. Che non ha sbagliato quasi nulla. Che con ottimi corridori è stata semplicemente super. In un Mondiale al limite delle possibilità umane i nostri sono stati uomini veri. E per tutti quelli che in questi anni hanno sempre avuto da ridire sull’operato del ct (ha allestito una squadra perfetta), per una volta, solo per una volta: chiedetegli scusa.
Mads PEDERSEN. 10 e lode. Spegne i nostri sogni, con una volata da sogno. Ha solo 23 anni, ma corre da campione navigato e regala alla Danimarca la prima maglia iridata della storia.
Matteo TRENTIN. 9. Adesso ci sarà chi avrà da ridire da qui all’eternità sulla volata sbagliata. Sull’occasione della vita che resterà il rimpianto di una vita. Io penso che Matteo abbia davvero poco da recriminare. Nella volata finale gli mancano semplicemente le gambe. Si alza e sente di non averne più. Come si è spenta la luce al fenomenale Van der Poel, si fa fioca la luce a Matteo. Avevamo accarezzato il sogno di una maglia iridata più che meritata, io gli mando una carezza. Grazie Matteo.
Steafan KÜNG. 8. Grande corsa quella dello svizzero, che non si risparmia, che da tutto fino alla fine. Alla fine è di bronzo: ma anche lui è d’oro.
Gianni MOSCON. 8. Rimedia ad una dormita collettiva, non solo degli azzurri. Perde l’attimo, ma poi rimedia riportandosi sui battistrada da solo. Scommessa vinta per lui, scommessa vinta per il ct Cassani che ha scommesso su di lui.
Mathieu VAN DER POEL. 5,5. Fa tutto da dieci. È lui che fa saltare la corsa, ma alimentarsi bene quando fa molto freddo vale quanto scattare al momento giusto e usare i rapporti ideali. Va come una moto, poi all’improvviso la luce si spegne. Buona notte fiorellino.
Julian ALAPHILIPPE. 4. Il Moschettiere sgambetta e fa il fenomeno, gioca con la bicicletta e con gli avversari. Poi gli scattano in faccia e lui resta con le gambe pendule.
Greg VAN AVERMAET. 5. Era dato in grande forma e disponeva della squadra più attrezzata e forte di tutte. La pioggia li infeltrisce tutti.
Peter SAGAN. 5. Si nasconde nella pancia del gruppo e non lo vedi più. Compare solo nel finale, ma è tardi. Troppo tardi.
Giovanni VISCONTI. 6,5. Il suo lo fa, ma perché lo fa così presto, ad oltre sessanta chilometri dal traguardo?
Sonny COLBRELLI. 7,5. Sta lì, sempre nelle prime posizioni e fa da stopper a tutto e tutti.
Alberto BETTIOL. 6,5. Fa il suo, come da disposizioni. Un azzardo portarlo? Lui ha dato la risposta più chiara.
Salvatore PUCCIO. 6. Fa il suo, come il ct chiede. Saggio e lucido, mettere ordine e serenità ad una squadra che è squadra.
Davide CIMOLAI. 6. Uomo di fatica e di raccordo: fa quello che deve, fa quello che può.
Aleksej LUTSENKO. 5. Che fosse in buone condizioni fisiche l’abbiamo visto sulle strade di casa nostra, in questo mondiale è uno dei tanti ad affogare.
Tadej POGACAR. 7. Sempre lì, sempre nel vivo dell’azione, a conferma che questo ragazzo va forte sempre, ovunque e comunque. Basta mettergli il numero sulla schiena e lui non è mai un numero. Lo fa.
Alejandro VALVERDE. 4. Mondiale tosto, anche per chi è tosto.
Diego ULISSI. S.V. Nel punto peggiore del circuito, rompe il cambio e il suo mondiale finisce proprio quando stava per cominciare.
Remco EVENEPOEL. 8. Personalità, temperamento e senso del dovere: Gilbert resta coinvolto nella caduta e il 19enne talento belga si ferma al volo per aiutarlo. Si sacrifica per la causa.
Richard CARAPAZ. 8. L’ecuadoriano se ne va di prima mattina come uno scafista a bordo della sua bicicletta e una serie di compagni di viaggio, anche prestigiosi: Nairo Quintana (Colombia), Magnus Cort Nielsen (Danimarca), Jonas Koch (Germania), Maciej Bodnar (Polonia), Silvan Dillier (Svizzera), Petr Vakoc (Rep. Ceca), Alex Howes (Stati Uniti), Hugo Houle (Canada), Jan Polanc e Primoz Roglic (Slovenia). Questa fuga è il segno dei tempi. Addio alle azioni dimostrative di corridori improbabili degli anni che furono. Sarà anche questa un’azione dimostrativa, ma in ogni caso dimostra che qualcosa è cambiato: nella fuga l’ultimo vincitore del Giro e della Vuelta, più Quintana che ha vinto entrambe le corse. E con loro una serie di ottimi corridori che nella loro carriera qualche cosa hanno fatto. Altro che fughe pubblicitarie. Questa è proprio pubblicità bella e buona: per tutto il movimento.
Mondiali YORKSHIRE. 8. È sorprendente: nel Regno Unito le precipitazioni sono frequenti e abbondanti. Non lo sapevamo e l’abbiamo appreso in questa settimana iridata flagellata dal maltempo. Condizioni al limite, pozze d’acqua che parevano piscine, temperature rigide e visibilità al limite. Inevitabili le polemiche: ma è mai possibile correre in queste condizioni? Sì è possibile. Che problema c’è. È il ciclismo bellezza, da sempre. Ci si lamenta che negli ultimi anni al Fiandre o alla Roubaix le condizioni meteo hanno reso meno epiche corse da sempre leggendarie ed epiche, fatte di pioggia e fango, gelo e vento. Le ultime edizioni baciate invece da temperature primaverili e sole. Quindi? Quindi se c’è un mondiale che assomiglia più ad un Fiandre o ad un Roubaix d’antan che problema c’è? Si corra, si lotti: la sfida sarà ancor più appassionante e vibrante. Ci sono le pozze d’acqua? È probabile che ci siano anche al Lombardia. Occhio, dovrebbero esserci anche tante foglie ingiallite dal tempo passato e si scivola.