1.000 vittorie in 29 stagioni. Numeri che neanche Eddy Merckx. Luciano Rui può essere definito il "cannibale" dei tecnici giovanili. Alla guida dell'ammiraglia della Zalf Euromobil Fior per quasi un trentennio, sostanzialmente metà della sua vita, a Collecchio grazie alla prima vittoria in linea di Faresin junior ha raggiunto un traguardo storico.
«Con i miei ragazzi ho vissuto un'infinità di avventure, insieme abbiamo condiviso momenti felici ma anche tristi. Con alcuni sono ancora legatissimo, altri li ho persi di vista, è il ciclismo, è la vita. A tutti spero di aver insegnato qualcosa» racconta l'ex professionista e direttore sportivo veneto.
Lo definiscono il "filosofo del gruppo" perchè con gli atleti è schietto e sincero. Autentico talent scout e motivatore dalle capacità innate Ciano non ha mai pensato di cambiare casacca. «Mai. Questo gruppo è speciale. Può contare su due sponsor come Gaspare Lucchetta ed Egidio Fior, che anche nei momenti di crisi si sono sempre accordati per il bene dei ragazzi, e uno staff affiatato che ha sempre lavorato in sintonia. Per questo non ho ancora nessuna intenzione di fermarmi».
«Negli anni i corridori sono cambiati, come sono cambiato io. Tra le nostre fila sono transitati corridori provenienti da tutta Italia, soprattutto i migliori veneti. Parecchi sono arrivati al professionismo: Daniel Oss, Sacha Modolo, Andrea Vendrame... Il più forte di tutti? Alessandro Bertolini. Ho diretto Ivan Basso, la sua maglia iridata al mondiale Under 23 in Olanda resta uno dei ricordi più belli, così come i due mondiali di Giuliano Figueras, sempre tra gli Under 23, insieme a quello militare» ricorda con emozione scorrendo nella memoria le migliaia di corse internazionali, nazionali e regionali disputate.
La vittoria più bella? «Ce ne sono tante, è difficile scegliere. Per non far torto a nessuno rispondo che la più bella sarà sempre la prossima». Insaziabile.
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