Tadej POGACAR. 10 e lode. Un due tre opplà, eccolo là. Là sul podio, sul terzo gradino di una Vuelta che parla sloveno, in tutto e per tutto. Consacra finalmente Primoz Roglic, ma soprattutto questo ragazzino scoperto da Beppe Saronni. A proposito: tre vittorie di tappa in un Grande Giro prima di compiere 21 anni… Nel dopoguerra solo Saronni, adesso anche Taddeo. Il talento della UAE-Emirates attaca a quasi 40 chilometri dall'arrivo, sulla salita di Peña Negra, e fa il vuoto e si va a prendere tappa, maglia bianca e podio: il ragazzo oltre a bruciare le tappe, le vince.
Primoz ROGLIC. 10. Si mette lì e lascia fare, in questo caso a Pogacar. Andate avanti voi che a me vien da ridere. Alle sue spalle più che ridere smoccolano, Primoz controlla, valuta e vince: domani sarà festa.
Alejandro VALVERDE. 7. Se Roglic è freddo, Don Alejandro è glaciale nel difendere con sicurezza il suo secondo posto messo in parte in pericolo da Pogacar. Per un uomo nato vincente, arrivare secondo a 39 anni è chiaramente una vittoria.
Rafal MAJKA. 6. Fa il suo, con calma e giudizio. Sempre lì, senza strafare, come un Mollema qualsiasi, ma con uno stile migliore. Non incatena i cuori, ma cementa il suo 6° posto con una condotta di gara a dir poco conservativa.
Nairo QUINTANA. 4. Si gioca tutto, senza avere più “fiches”: alla fine salta il banco e il podio.
Miguel Angel LOPEZ. 4. È proprio vero, quando le gambe non ti girano più, comincia a muoversi la lingua. Un bel 7 a Jakob Fuglsang, che fa di tutto per non far precipitare il colombiano nel vuoto.
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